Capelli lunghi e trucco: così Khelif sfida le polemiche sui social

Imahe Khelif ha voluto condividere sul suo profilo un video in cui appare truccata, con i capelli lunghi e un abito floreale: una risposta alle polemiche che hanno caratterizzato Parigi 2024

Capelli lunghi e trucco: così Khelif sfida le polemiche sui social
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Imane Khelif ha probabilmente voluto replicare alle polemiche che hanno caratterizzato le sue olimpiadi con un video in cui si mostra in vesti decisamente più femminili rispetto al look mostrato finora, sia dentro che fuori dal ring, prima e dopo le Olimpiadi. Extension (o parrucca) trucco professionale e abito floreale, si è fatta ritrarre in questo modo con la medaglia d'oro al collo in un video che è stato condiviso sul suo profilo Instagram che, inevitabilmente, è stato fonte di altre polemiche.

Perché Imane Khelif ha sentito il bisogno di mostrarsi con questo aspetto così femminile, diversamente rispetto a quanto fatto finora in ogni occasione che è stata in pubblico? I capelli lunghi, il trucco e l'abito a fiori, se avessero come obiettivo quello di spegnere le polemiche o di dimostrare qualcosa, non raggiungono il loro obiettivo. Perché non è mai stato questo il nodo della questione e il centro focale delle discussioni, più o meno composte, che si sono sviluppate negli ultimi 20 giorni. La domanda, più che legittima e lecita, da cui tutto è partito è una: se Imane Khelif è stata espulsa dalle competizioni femminili dell'International Boxing Association perché incompatibile a livello genetico, come mai per il Cio è compatibile? A questa domanda ancora non è stata data una risposta e non sono i capelli lunghi che la forniscono.

Il Cio ha difeso se stesso e l'atleta spiegando che i suoi valori di riferimento sono diversi da quelli dell'Iba e accusando l'associazione di boxe di aver effettuato test non condivisibili. Ma ha anche detto, tramite il suo presidente, che la scienza non ha ancora fornito uno strumento valido per distinguere maschi e femmine. Al Cio sarebbe bastato spiegare quali fossero i valori di riferimento ai quali si è attenuto per far competere sia Khelif che l'atleta taiwanese, ma questo non è stato detto. L'unica spiegazione che è stata data è che il passaporto di Khelif è femminile, che lei è nata donna e che è stata cresciuta come tale. Per quanto sia comprensibile l'elevato fastidio provato da Khelif in queste settimane, la richiesta di avere chiarezza in una manifestazione come le Olimpiadi è altrettando comprensibile e non può essere derubricata come ha fatto il presidente del Cio o ridicolizzata come sta facendo Khelif.

Nel 2024 occorre affrontare seriamente e concretamente la questione e stabilire parametri chiari e univoci ai quali è necessario attenersi altrimenti, citando l'ex onorevole del Pd Paola Concia, "lo sport femminile è morto".

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