A 25 anni si è chiesto se la sua storia potesse reputarsi sul serio interessante. Se qualcuno, in futuro, l'avrebbe voluta ascoltare. Si è risposto scuotendo la testa, senza riuscire a dissimulare quel senso di incompiuto che lo lavorava da dentro. Così ha salutato l'azienda milanese per cui lavorava e il suo impiego nel marketing, che pure gli piaceva, per cercare di aggiungere avventure al suo percorso. Per fare il giro del mondo in solitaria. A piedi.
Nicolò Guarrera è partito così, senza pensarci due volte, quattro anni fa. Dando le spalle alla patina grigiastra milanese per muoversi su un veliero fino alle isole Canarie e, da lì, in direzione Caraibi. Da quel giorno ha già visitato quattro continenti e fatto 30mila km. Tutti camminando. Un autentico Forrest Gump italiano. Se ne è mangiati diecimila in Sudamerica, arrivando fino ai confini del mondo. Altrettanti in Australia, dove si è sorbito il deserto. Altri diecimila in Turchia. L'obiettivo è finire tutto il giro in cinque anni. Con il ritorno in Italia.
Non è completamente da solo, in questa impresa, Nicolò. Con lui c'è Ezio, un fidato carrello a tre ruote che lo segue ovunque, affabile, efficace e silenzioso. Non ci sarebbe comunque tempo per immalinconirsi in un viaggio del genere. Partito da un paesello della provincia vicentina, Guarrera ha già incontrato migliaia di facce.
Ben oltre la retorica del "mollo tutto e cambio vita", la sua non è certo una passeggiata nel parco. Per dormire si accampa in tenda cercando i posti che gli sembrano più rassicuranti, ma in India lo hanno quasi arrestato per questa cosa. In Turchia è stato attaccato più volte da branchi di cani selvaggi. In Sudamerica ha rischiato quasi di non arrivarci, per via della furia oceanica. E nel deserto australiano se l'è vista brutta, perché le tempeste di sabbia non concedono tregua.
Malgrado tutto questo, il suo viaggio prosegue. Sulla sua pagina Instagram, dove racconta quotidianamente ogni tappa, lo seguono ormai quasi 150mila persone. Un po' come chi stava alle spalle di Tom Hanks nel finale del film, soltanto in digitale. Partito glabro, oggi ha capelli e barba folti. "Devo dire la verità - dice sulla sua pagina - e cioè che sono stanco, perché inizialmente avevo pensato di farcela in tre anni.
Ma ho capito che è un viaggio da affrontare tappa dopo tappa, senza guardare a quanto manca".Quelle quattro parole, "sono un po' stanchino" dovrà ricacciarsele dentro ancora per un po'. Come Forrest, potrà pronunciarle soltanto quando si fermerà.
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