Dottor Caracciolo, partiamo proprio da Royal mylea di domenica prossima...
"È un banco di prova molto importante per tutto il team, correre in Francia è sempre impegnativo, non le nascondo che sono molto teso ma abbiamo fiducia. Royal mylea è una puledra in cui crediamo molto e che potrà darci delle soddisfazioni. Il debutto è stato ottimo, poi il secondo posto in Listed. Domenica si sale di livello, la Francia, l’Europa chiamano e noi rispondiamo. Io e Vincenzo saremo là, felici di esserci e con un sana punta di orgoglio".
Nel 2009 nasce la scuderia Effe Emme Racing, lei ne è il proprietario e da 15 anni con passione porta avanti questa attività. Rispetto ad altre realtà possiamo dire tranquillamente che è entrato nel settore in un momento non proprio felice e redditizio per il galoppo italiano e nonostante tutto, i risultati sono ottimi, quale è il suo segreto?
"Si, è dal 2009 che mi dedico a questo mondo, il mio primo cavallo ha corso a Siracusa e si chiamava Golden Riddder, ebbi la 'sfortuna"' di vincere due corse e da lì non mi sono più fermato. Con mio fratello Marco abbiamo preso i colori ed eccoci qua. Il segreto non c'è, c'è tanta passione, amore e tanto studio, perché il cavallo da corsa non si improvvisa. Non è un bel momento quello che stiamo attraversando, anzi posso tranquillamente affermare che questo è uno dei momenti più brutti e critici per la nostra filiera. 15 anni fa i premi erano molto più alti, i pagamenti degli stessi avvenivano entro 60 giorni e puntualmente, si poteva reinvestire e l’aspetto imprenditoriale era salvaguardato. Purtroppo, oggi è molto più difficile e i pagamenti di premi a 5/6 mesi stanno dando il colpo di grazia al sistema. E se a questo si aggiunge il declassamento delle nostre corse, il dado è tratto".
Nel nostro primo incontro telefonico mi ha parlato di allevamenti in Irlanda ciò significa che ricopre il doppio ruolo di proprietario e anche allevatore, ma come fa a seguire tutto, vista la sua affermata attività imprenditoriale?
"Diciamo che sono anche un piccolo allevatore, ho 8 fattrici e gran parte le tengo in Irlanda ma ne ho qualcuna anche in Francia. I prodotti dell’allevamento sono prevalentemente destinati al mercato Europeo e quest'anno ho cercato di selezionare nel miglior dei modi, destinando le cavalle a stalloni di pregio come ad esempio Starspangledbanner, Mehmas, Saxon Warrior, Kodiak e Persian Force".
"Come faccio a seguire tutto? Mi alzo presto e la mattina alle 7, prima di fare colazione, mi viene istintivo entrare nel mio studio e guardare cosa è successo in giro per il mondo, poi però l’attenzione si focalizza sull’Europa. Mi piace studiare gli stalloni, incrociare le linee materne, analizzare le vittorie ed i terreni sui quali sono arrivate, le attitudini… Alle 8 parte il lavoro imprenditoriale ma all’ora di pranzo mi rituffo nel mondo del galoppo per programmare l’attività agonistica dei miei cavalli. In altre parole, cerco di gestire il mio tempo colmando i tempi morti con ciò che mi appassiona".
Il più grande allevatore ed allenatore di tutti i tempi, il grande Federico Tesio, sosteneva che la selezione, e quindi il miglioramento del cavallo da corsa, del cavallo in cattività lo fa “il palo d’arrivo” ovvero le prestazioni agonistiche, un’affermazione che spesso è stata confermata e qualche volta no. In una nostra pubblicazione che uscirà in autunno, dimostreremo che il famoso assioma, se è vero per i maschi non lo è per le femmine: la nostra statistica dimostra che il 12/13% delle fattrici che generano campioni e campionesse non hanno mai corso o hanno corso vincendo al massimo 2 volte (42%) premi di poco valore. Che ne pensa?
"Sicuramente non è una regola che la fattrice debba essere una buona cavalla da corsa o Black Type. Ci sono tante cavalle che non hanno mai corso o hanno vinto a livello di vendere ed handicap minima ma poi hanno prodotto cavalli vincitori di corse di gruppo. Io do molto importanza alle linee materne, alla solidità dimostrata in corsa anche dalle sorelle della fattrice, Luvmedo ne è la prova provata. È la mamma di Royal Lea e Royal mylea, le mie punte di diamante, ha corso due volte e non si è mai piazzata ma è un’ottima fattrice. Il padre è One Cool Cat figlio di Storm Cat, a sua volta figlio di Storm Bird, figlio del mitico Northern Dancer. La madre è Dress Code da Barathea, Sadler’ Wells, Northern Dancer. Traduzione per i meno esperti, una linea materna molto solida, cavalli molto precoci e veloci. Una scommessa che sta dando ottimi risultati. Sulla precocità e la velocità però voglio sottolineare che il cavallo veloce non per forza deve essere un cavallo precoce, tante volte ho sentito associare la velocità alla precocità ma non è così, tutt'altro. Tantissimi cavalli veloci li abbiamo visti migliorare col tempo, da anziani sono andati molto più forte. Io personalmente punto di più sulle femmine perché guardo l’investimento con l’occhio del proprietario ma soprattutto dell’allevatore".
L’11 giugno, all’ippodromo di San Siro a Milano è stata corsa la prova di GR2 “Oaks d’Italia”, per i non esperti la corsa che proclama la femmina di 3 anni più forte. Lo spettacolo non è mancato, ha vinto “Shavasana” cavalla nata in Italia dal leggendario Gleneagles, con allenatore Stefano Botti, portata da una super fantina Hollie Doyle, tutto questo può essere un tassello fondamentale per la svolta del galoppo italiano?
"Sicuramente si, può essere un tassello fondamentale perché ancora una volta è stato dimostrato che l'Italia e l'allevamento italiano può creare e fare buoni cavalli e che i fantini stranieri amano il nostro paese. La madre di Shavasana è So Many Shots, una buona cavalla, una Black Type di un'ottima famiglia che mescola il sangue di Northern Dancer con quello di Surumu, in questo caso la madre è stata anche un’ottima atleta, vincendo il Mario Incisa della Rocchetta, corsa di gruppo tre, il Baggio, il Buontalenti, corse Listed Race ed arrivò seconda nel Verziere e terza nelle Oaks. E quando la figlia supera la madre è un grandissimo risultato".
E il rapporto con gli allenatori?
"È ottimo, mi piace tanto dialogare con loro, parlare delle corse avvenute e future, apprezzare ed analizzare i progressi dei cavalli. Abitando a Reggio Calabria, da Roma sono 700 km e da Pisa dove ho altri cavalli sono 1000 quindi mi è molto difficile seguirli con tutto ciò che devo fare. La fiducia e la stima reciproca sono due attributi fondamentali… e grazie a Dio hanno inventato il cellulare...".
Ultima domanda, quella che ormai risulta essere sempre la stessa e che è obbligatoria… quale sarà il futuro dell'ippica in Italia e cosa suggerirebbe alle associazioni di categoria per un rilancio serio e duraturo?
"Per mia natura sono ottimista e quindi vedo il cielo azzurro all’orizzonte ma se devo essere realista non mi sembra ci siano buoni segnali. Prima ho citato il declassamento delle nostre corse che equivale a meno valore, in termini tecnici ed economici. Un rilancio serio parte sicuramente dall'allevamento ed un sostegno fattivo della politica sarebbe molto gradito. Un altro tassello fondamentale sarebbe rimettere l'ippica in mano agli ippici ovvero inserire nei posti chiave dell’organizzazione gente che conosca realmente questo mondo, gli improvvisati non possono aiutarci. Per ultimo, ma solo perché possa essere indelebile, affronto l’aspetto vero e cruciale…la sistemazione immediata dei pagamenti che darebbe ai proprietari e agli allevatori una solida base per poter reinvestire ed andare avanti. Ciò che era passione è diventata un'altra importante attività imprenditoriale, a me piace investire ma devo far quadrare anche il conto economico e le garantisco che possedere 7 8 cavalli che corrono, altrettante fattrici, i fool e gli yearling non è una passeggiata al chiar d luna!".
Ringraziamo
Nino Caracciolo per la disponibilità e per la passione che si percepisce chiara dalle sue parole, gli auguriamo nuovi successi con le sue “bimbe terribili” perché vincere aiuta a vincere. Forza Royal mylea, facci sognare!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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