Una delle grandi verità del nostro tempo è che l’evento nato per celebrare lo sport sembra avere a che fare con tutto tranne che con lo sport. Le Olimpiadi, invece di servire come pausa di ogni guerra, sono teatro di scontri geopolitici molto reali. Se per gli organizzatori è l’occasione di dimostrare l’efficienza del proprio sistema-paese, le superpotenze non possono che vedere i Giochi Olimpici come l’occasione di ribadire la propria superiorità. Se gli appassionati di sport saranno ben lieti di seguire le imprese dei nostri campioni, molti saranno invece interessati al risultato della sfida del medagliere, quella che, tradizionalmente, vede di fronte le grandi superpotenze planetarie. In un momento estremamente complicato, chi vincerà più medaglie tra Cina e Stati Uniti potrebbe in qualche modo spostare l’ago della bilancia nella sfida tra due sistemi davvero agli antipodi.
128 anni di dominio a stelle e strisce
Fin da quando Monsieur De Coubertin riuscì a riportare in vita i Giochi Olimpici dell’antichità, la sfida tra atleti ha rapidamente replicato le tensioni presenti nello scenario geopolitico. Se nell’epoca eroica si trattava più di dissertazioni da salotto, l’ingresso in campo della propaganda ha reso la sfida del medagliere sempre più importante. La prima grande battaglia fu quella tra l’Impero Britannico e la sua ex colonia, ansiosa di prendersi una rivincita anche nel campo dello sport.
Una volta battuti i cugini, gli Stati Uniti sono rimasti ai vertici dello sport olimpico fino all’ingresso in campo dell’Unione Sovietica, unica nazione in grado di contrapporsi in maniera regolare per quasi mezzo secolo. In America si ricorda ancora con emozione la vittoria della nazionale di hockey, composta da dilettanti ed universitari nei confronti dell’Unione Sovietica nel 1980: il cosiddetto Miracle on ice fu visto dagli Usa di Reagan come la conferma della superiorità morale e fisica del sistema a stelle e strisce.
Today is the 43-year anniversary of the Miracle on Ice against the Soviet Union.
— Election Wizard (@ElectionWiz) February 22, 2023
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Gli enormi investimenti dei paesi socialisti nel contrastare la macchina dello sport americano, che tuttora vede gli atleti raccogliere da soli i soldi necessari a finanziare la costosa trasferta, avevano infiammato la sfida nel medagliere, rendendo i Giochi Olimpici sempre più popolari anche oltreoceano. Dopo la dissoluzione dell’Urss, però, c’è stato il cambio di mano e l’ingresso in campo sempre più prepotente di un paese deciso a diventare il numero uno al mondo nello sport. Il Partito Comunista Cinese ha investito capitali ingenti in ogni sport con un solo obiettivo in testa: porre fine alla supremazia americana. A Tokyo l’impresa sembrava vicina, con gli atleti cinesi avanti di ben sette ori a soli quattro giorni dalla fine delle Olimpiadi ma Team Usa è riuscito nel sorpasso sul filo di lana, grazie ai trionfi nel basket e nella pallavolo femminile.
Grandi potenze e fattore casa
Guardando la storia delle 29 edizioni dei Giochi Olimpici estivi, la testa del medagliere rimane ancora una sfida tra superpotenze e padroni di casa, tradizionalmente quasi imbattibili tra le mura amiche. Il dominio degli Stati Uniti è quasi imbarazzante: 18 vittorie assolute contro le sette delle varie denominazioni della Russia più una a testa per Francia, Germania, Gran Bretagna e Cina, vittoria arrivata in una delle edizioni organizzate in casa, da Parigi 1900 a Pechino 2008. La cosa singolare è che, fino al 1952, né l’Unione Sovietica né la Repubblica Popolare Cinese avevano partecipato alle Olimpiadi, viste come decadenti e borghesi. L’infiammarsi della Guerra Fredda cambiò le carte in tavola, trasformando gli sport in un modo efficace di fare propaganda.
Impossibile non tenere conto del fattore campo: fin dalla prima edizione di Atene, i padroni di casa sono tradizionalmente i favoriti. Gli atleti americani vinsero più medaglie d’oro nel 1896 ma i rivali greci raccolsero 47 medaglie complessive contro le 20 degli americani. A parte i trionfi molto sospetti degli atleti tedeschi nelle controverse Olimpiadi di Berlino 1936, il secondo posto della Svezia nell’edizione di casa del 1912 ma anche il terzo posto dell’Italia e del Giappone nelle rispettive Olimpiadi conferma il fatto che organizzare l’evento ha vantaggi importanti dal punto di vista sportivo.
La lunga marcia della Cina
Se a Monaco 1972 fece notizia il terzo posto della Germania Est davanti ai vicini dell’Ovest, la lotta per la supremazia nel medagliere, dal 1952 in avanti, ha sempre voluto dire la sfida tra Usa ed Urss. Il sorpasso degli atleti sovietici nei confronti degli americani arrivò subito a Melbourne per poi ripetersi dal 1972 al 1988, tranne, ovviamente, l’edizione di Los Angeles 1984, boicottata dai paesi dell’est in risposta alla defezione degli Usa quattro anni prima per protestare l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Armata Rossa.
Il cammino verso la vetta della Repubblica Popolare Cinese è stato molto più complicato, visto che il regime comunista ha sconfitto i nazionalisti solo nel 1949 ed è stato sconvolto da immense tragedie nei primi 30 anni della sua esistenza. Le riforme introdotte da Deng Xiaoping hanno portato frutti concreti già dai primi anni ‘80: a Los Angeles, per esempio, la Cina fu quarta nel medagliere dietro a Stati Uniti, Romania e Germania Ovest.
Da quel momento in avanti la progressione è stata lenta ma costante: ai due quarti posti a Barcellona ed Atlanta seguì il terzo posto a Sydney ed il secondo ad Atene 2004. La lunga marcia si è conclusa in maniera trionfale nell’edizione di casa: a Pechino nel 2008 la foltissima delegazione cinese raccolse 12 medaglie in meno dei rivali statunitensi ma vinse in maniera nettissima nel conto degli ori, 51 a 36. Da quel momento in avanti, la Cina è diventata la principale rivale degli Usa in quasi tutte le discipline, guadagnandosi il secondo posto nel medagliere in tutte le edizioni, con l’eccezione dell’exploit britannico a Rio.
Non sono mancate le polemiche, ovviamente, con le accuse di doping sistematico dietro all’esplosione delle vittorie nel nuoto e alcuni sospetti più che fondati in discipline a rischio come il sollevamento pesi.
La sostanza dei fatti non cambia: se la delegazione russa sarà limitata oggi dall’invasione dell’Ucraina come lo fu a Tokyo dal doping di stato, la Cina sarà l’unica a poter limitare la supremazia a stelle e strisce. Lascio a voi stabilire se questo sia un bene o un male per lo sport.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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