Dodici anni dopo lo storico oro di Jessica Rossi a Londra 2012, l’Italia del tiro al piattello torna a contribuire al medagliere azzurro grazie all’impresa di Silvana Stanco, che chiude al secondo posto la gara del trap femminile. La gara è dominata dalla guatemalteca Ruano Oliva, che sbaglia poco o niente portandosi a casa il primo oro in assoluto per il paese centramericano. L’azzurra, invece, fa una gara consistente, superando momenti difficili per piegare la resistenza delle favorite spagnole e dell’australiana Smith, che chiude sul gradino più basso del podio.
Un crescendo rossiniano
L’atleta azzurra approda alla sua seconda finale olimpica dopo la delusione di Tokyo, quando finì al quinto posto. Le condizioni ambientali al poligono di Châteauroux sono complicatissime, visto che la temperatura è oltre i 35 gradi centigradi. Le tiratrici della finale a sei sono di altissimo livello e sbagliano davvero poco, a parte la spagnola Galvez, che inizia come peggio non si poteva, sbagliando tre piattelli di fila. La Stanco prende i primi quattro piattelli e rimane in testa con la Ruano Oliva, che sta tirando in maniera incredibile ma dal decimo piattello in avanti ha una mini-crisi che fa temere il peggio. Gara tutto sommato piuttosto equilibrata con i tre errori della cinese Wu e la guatemalteca che rimane perfetta anche nella seconda serie di cinque colpi. La spagnola Molne Magrina è appaiata alla Stanco, che è di un colpo avanti all’australiana Smith, arrivata dai ripescaggi.
La terza serie dell’azzurra è fatta di alti e bassi, con due errori ed il rischio di vedersi superare dalla spagnola, che aveva fatto meglio nelle qualifiche. Il terzo errore della Stanco fa temere il sorpasso della cinese Wu e dalla Galvez, che sembra essersi ripresa dopo un inizio da incubo. Da questo momento in avanti, Silvana sembra finalmente scrollarsi il nervosismo di dosso ed iniziare un vero e proprio crescendo rossiniano. L’ultima serie prima delle eliminazioni vede la Stanco oscillare tra il terzo e quarto posto ma si lotta sul filo del rasoio: un solo errore può costare carissimo. L’errore al penultimo piattello non ha grosse conseguenze, visto che sbagliano anche le altre, a parte la Ruano Oliva, galvanizzata dal bronzo del connazionale di ieri. La prima ad uscire è proprio la cinese Wu, mentre le due spagnole entrano in una crisi irreversibile: disastroso il filotto della giovane Molne Magrina, tre errori di fila che la fanno uscire dal podio. Dopo l’uscita della Galvez, Silvana ha il destino nelle proprie mani: un 5/5 le varrebbe almeno un bronzo.
Se la Ruano Oliva non sbaglia niente, il duello è tra l’australiana Smith e l’azzurra, che approfitta di un altro errore della Molne Magrina per assicurarsi almeno un posto sul podio. La sfida a tre dura davvero poco, visto che l’australiana, dopo una gara di altissimo livello entra in crisi, sbagliando due piattelli di fila e consegnando l’argento all’atleta azzurra. La Stanco sbaglia solo il quinto piattello ed inizia l’ultima serie di dieci piattelli con l’obiettivo quasi impossibile di recuperare quattro piattelli alla Ruano Oliva, che viaggia a ritmi da record. I primi due piattelli sono perfetti per entrambe le atlete ma quando la Stanco sbaglia il terzo, la rimonta diventa impossibile: l’atleta guatemalteca non sbaglia più niente e riesce nell’impresa di battere il record olimpico con ben 45 centri. L’azzurra chiude con un errore e si può finalmente godere lo storico argento, miglior risultato nella sua carriera e tredicesima medaglia per la spedizione azzurra a Parigi.
“Uno dei giorni più belli della mia vita”
Dopo una gara caparbia, condotta in maniera magistrale, la gioia dell’atleta azzurra è enorme, come il sorriso che ha sia sul podio che ai microfoni dei colleghi di Rai Sport presenti al poligono: “È una emozione unica, una cosa fuori dal normale, sicuramente uno dei giorni più belli della mia vita”. Dopo la crisi nel secondo round di piattelli la paura di ripetere il collasso di tre anni fa è stata tanta, ma è a questo punto che è uscito l’orgoglio e l’esperienza dell’atleta classe 1993, che arriva alla medaglia olimpica dopo tre titoli mondiali e cinque europei. “Sì, ho lottato su ogni piattello, fino a quando siamo rimaste in tre e sapevo di aver vinto una medaglia. A quel punto mi sono scaricata e sono riuscita a prendere un argento con grande soddisfazione”.
La sensazione più bella dell’atleta irpina, nata a Zurigo ma cresciuta sportivamente al Tav Falco di Sant’Angelo in Formis è stata la rivincita dopo il crollo in finale a Tokyo: “È stata una rivincita, dopo Tokyo ero molto delusa, così non potevo andare avanti e ho lavorato molto su me stessa a livello mentale”.
Passare dal quinto posto alla medaglia d’argento è stata un’enorme soddisfazione ma il pensiero non può che correre al futuro, a quell’oro che, senza la prova clamorosa della Ruano Oliva, sarebbe stato alla sua portata. Per ora Silvana preferisce non pensarci: “Adesso vedremo, devo prima capire tutto quello che è successo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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