In pratica è come se avesse fisicamente spostato il baricentro. Da quando gli incontri li organizza lui, il business che ruota intorno al pugilato italiano sta migrando da Milano verso Roma. È che Rino Tommasi ci sa fare. In realtà la sua ambizione sarebbe quella di diventare un giornalista sportivo, ma mentre si forma ha messo in piedi quest'altra cosa. La società si chiama Itos, acronimo di "Italiana Organizzazioni Sportive" e lui, a soltanto 25 anni, è il più giovane professionista del pianeta in questo settore.
La partenza con Giulio Rinaldi
Sono gli anni Sessanta. Gli incontri si svolgono prevalentemente al Palazzo dello sport di Roma e Tommasi dimostra subito quanto il suo intuito lavori alla grande. Di più: la sua è una predilezione. Non avendo la disponibilità economica e logistica per invitare spesso astri internazionali della boxe, avvita inizialmente la sua carriera da organizzatore intorno al nome di Giulio Rinaldi, mediomassimo di cui Tommasi esalta il protagonismo, aiutandolo a tutti gli effetti a diventare un'icona nazionale. Un analogico lavoro di personal branding, supportato da una capacità difficilmente eguagliabile come scopritore di talenti, che sortisce come effetto il sold out degli eventi. Anche quando gli avversari sono scarsi e i loro nomi ricevono un'accoglienza tiepida.
Benvenuti contro Mazzinghi: c'entra sempre Rino
La piazza della boxe italiana, si diceva, si sta ormai addensando tutta verso Roma. E, se succede, è merito di Tommasi. Che intanto, oltre a Rinaldi, costruisce altri idoli. Uno tra questi è il pugile Franco De Piccoli, che diverrà a stretto giro amatissimo. La vera svolta però arriva a metà degli anni Sessanta, dopo intere stagioni passate a fare incassi da decine di milioni di lire, rimpinzando i palazzetti. Inizia qui la collaborazione con la Sis di Milano e viene allestita una serie di incontri per mettere in palio il titolo mondiale. Nel 1965 convince Pone Kingpetch a giocarsi la cintura dei mosca contro Salvatore Burruni. Un anno dopo è sempre lui ad organizzare il match tra "El Morocho" Hernandez e Sandro Lopopolo. Nel mezzo, Rino infila un colpo di prestigio assoluto: la rivincita tra Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi.
Anni Settanta: commentatore
All'inizio degli anni Settanta Tommasi intuisce un'altra cosa. Si guarda intorno, annusa l'aria e decreta che sulla sua carriera da organizzatore di incontri debba calare il sipario, perché la televisione è già pronta a fagocitare ogni cosa. Il che non significa abbandonare il pugilato. Ormai coronato il sogno di diventare giornalista, inizia a commentarlo dalle pagine della Gazzetta dello Sport e poi sulle reti Fininvest. Anche in questo caso sembra sempre due passi avanti rispetto ai colleghi, perché fonde le competenze che derivano dall'esperienza di oltre dieci anni a bordo ring con una scrittura pulita e irresistibile.
Scopre Tyson e fa acquistare i diritti dei suoi match
Lo stesso risultato lo raggiunge dietro al microfono, rivelandosi ancora una volta un precursore ed un cavallo di razza. La gente vuole sentire lui, prima ancora che godersi l'incontro. Nel frattempo il suo occhio non si è appannato. Una sera torna a casa con un sorriso a trentadue denti. Tra le mani stringe una pila di vhs. Sono tutte registrazioni degli incontri di un certo Mike Tyson.
Lui se le guarda fino a notte fonda, poi telefona alla sua emittente, vaticinando: "Acquistate i diritti dei suoi match, diventerà un campione". Lo ascoltano a scatola chiusa. Ha ragione, ancora una volta. Dopo verrà il tennis, ma quella è già un'altra storia.
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