Altri tre mesi per la verità su Serena

Il Gip concede una proroga alle indagini sull'omicidio della diciottenne uccisa ad Arce, in provincia di Frosinone. Un giallo senza soluzioni da nove anni

Ancora una proroga delle indagini per gli inquirenti che cercano da anni l'assassino di Serena Mollicone, la diciottenne uccisa ad Arce (Frosinone) nel 2001. Soddisfatto il padre di Serena: «ho sempre saputo - ha detto Guglielmo Mollicone - che questo omicidio non poteva essere archiviato».
Il gip ha deliberato la proroga su richiesta del legale della famiglia fissando il termine in tre mesi lavorativi. Il cadavere di Serena era stato trovato nel bosco di Anitrella il 3 giugno 2001. Il medico legale che effettuò l'autopsia confermò che la ragazza era morta circa 36 ore prima del ritrovamento e che la morte era dovuta ad asfissia meccanica causata dal nastro adesivo attorno al naso e alla bocca.
Le indagini si rivelarono subito difficilissime tanto che dopo un anno l'omicidio della ragazza di Arce era ancora rubricato con autori ignoti. La svolta avviene un anno dopo: il 24 settembre 2002 la procura di Cassino iscrive nel registro degli indagati il carrozziere di Rocca d'Arce Carmine Belli, all'epoca 38 anni. A far pensare a Belli è stato un bigliettino sul quale era era annotato un appuntamento con la studentessa. Ma le impronte trovate sul nastro adesivo bianco utilizzato per legare mani e piedi di Serena non corrispondevano anche se lo scotch era compatibile con nastro adesivo trovato nella carrozzeria dell'uomo.
Compatibili anche le buste di plastica nella disponibilità di Belli con quella utilizzata per avvolgere il capo di Serena. Gli indizi raccolti dagli investigatori portarono a giudizio il carrozziere che si presentò davanti alla Corte d'assise di Cassino il 14 gennaio 2004. Il processo durò sette mesi: nel luglio 2004 la corte d'assise assolse il carrozziere di Rocca d'Arce. Il 31 gennaio 2006 la corte d'assise d'appello conferma l'assoluzione per Belli e la Cassazione, nell'ottobre 2006, ribadisce l'estraneità del carrozziere ai fatti avvenuti cinque anni prima.
Dunque, si ricomincia da capo.

Le indagini per l'omicidio vengono riaperte e nell'aprile 2008 c'è un colpo di scena: Santino Tuzzi, il brigadiere dei carabinieri ascoltato come persona informata dei fatti sulla morte di Serena si suicida, sparandosi al petto con la Beretta d'ordinanza. Un suicidio che, seppur confermato dal medico legale come tale, ha aggiunto un'ombra ulteriore al caso di Arce.

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