da Berlino
Ancora una volta in Germania, un tempo invidiata per la sua facile governabilità, emerge un quadro che rivela un elettorato spaccato tra destra e sinistra e senza indicazioni precise per la formazione di coalizioni con caratteristiche chiaramente delineate, o di centrodestra o di centrosinistra. Così avvenne alle ultime elezioni politiche nel 2005, così è avvenuto poche settimane fa nellAssia e così è avvenuto ieri ad Amburgo, dove un milione e 200mila elettori sono stati chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento del Land.
Un voto particolarmente atteso. Prima di tutto per verificare la tenuta dei due grandi partiti che formano la Grosse Koalition di Berlino, i cristianodemocratici, il partito della cancelliera Angela Merkel, e i socialdemocratici. I primi hanno perso la maggioranza assoluta, ma rimangono il partito di maggioranza relativa con un forte vantaggio sui socialdemocratici che però possono consolarsi per aver guadagnato quasi il 4%. Ma nessuno dei due partiti ha i numeri per una coalizione con i rispettivi alleati tradizionali, i liberali e i Verdi. Lindicazione che viene dal voto è quindi per una grande coalizione come a Berlino, che però ad Amburgo viene categoricamente esclusa da entrambi i partiti.
Laltro motivo per cui il voto era particolarmente atteso riguarda Die Linke, il nuovo partito di estrema sinistra nato dal matrimonio tra i postcomunisti della ex-Ddr e i transfughi socialdemocratici usciti dal partito per protesta contro le riforme per lo snellimento dello Stato sociale avviate durante il cancellierato di Schröder. Per la quarta volta Die Linke, già presente in tutti Länder orientali, è entrata in un Land della Germania occidentale. Unaffermazione che pone problemi soprattutto ai socialdemocratici divisi tra chi è per una chiusura totale verso lestrema sinistra e chi è favorevole ad unapertura.
La decisione verrà presa nelle prossime settimane e riguarda anche il governo di Berlino perché la Merkel ha fatto sapere che unapertura dei socialdemocratici allestrema sinistra rischia di sconvolgere gli equilibri della grande coalizione.
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