In «Cose dell'altro mondo», ultimo film politicamente corretto (o politicamente schierato?), Diego Abatantuono recita la parte di un imprenditore televisivo razzista di un paesino del Nord Est. I veneti se l'erano presa: ci dipingono come egoisti, superficiali e razzisti, la protesta, ma non è così. Difesa non priva di numeri a supporto: il maggior numero di associazioni di volontariato, 5.878, dopo la Lombardia sono nel Veneto, le associazioni no profit, 20.603, sono la terza forza in Italia e sempre il Veneto fu il primo a completare la modernizzazione dei sistemi di offerta dei servizi sociali per renderli più efficienti e trasparenti. Abatantuono aveva spiegato: «Treviso è solo la metafora di un Nord egoista», cioè il rattoppo peggio del buco. Invece guarda te: si trova in Veneto, proprio a Treviso, la capitale della solidarietà per la donazione di midollo osseo. Merito di una caratteristica che nessuno ha: un'elevata compatibilità delle cellule donate. Il paese, quando si dice la coincidenza, si chiama Paese, a ovest di Treviso capoluogo, e qui l'indice delle donazioni compatibili è pari al 4% contro la media nazionale che è dell'1,06%. A Paese, poco più di 20 mila abitanti, in circa vent'anni gli iscritti nel Registro nazionale sono diventati 250 (nella provincia di Treviso sono circa 8 mila), e dieci di loro sono stati chiamati a donare perchè riconosciuti compatibili con pazienti italiani e stranieri in attesa di trapianto.
«Merito anche del lavoro continuo e intenso del volontariato, che non si limita a iniziative di sensibilizzazione, ma affianca quotidianamente attività di segreteria, richiamo donatori e sostegno finanziario per personale e attrezzature del Centro Donatori dell'Azienda Ulss 9 di Treviso» spiega Licinio Contu, genetista docente universitario dell'Università di Cagliari e presidente delle Associazioni donatori cellule staminali.
Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche è una forma di cura potenzialmente risolutiva per molte forme di leucemie, linfomi ed altre malattie del sangue, tuttavia solo il 30% dei malati che necessitano di un trapianto trova fra i familiari un donatore compatibile. Il 70% restante ha una possibilità su 100 di trovare un donatore non consanguineo.
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