Gli alunni «sgarrupati» diventano animalisti

A 20 anni dal successo di «Io speriamo che me la cavo», il maestro D’Orta ha raccolto i nuovi temi degli alunni napoletani contro la caccia, l’abbandono dei cani, la vivisezione, la corrida. E anche contro l’italiano...

Gli alunni «sgarrupati» diventano animalisti

L’alunno del maestro D’Orta non esiste fisicamente. È una categoria dello spirito, o meglio, della mente. Un ragazzino che dice: «Se gli animali parlassero, chi sa quanti chi t’è muorto ci menassero» è lo specchio della Napoli che fa simpatia, perché Napoli e i napoletani (gli adulti e - a maggior ragione - i bambini) la simpatia ce l’hanno nel sangue, salvo poi diventare improvvisamente antipatia quando si parla di munnezza, camorra e disoccupazione. In questo caso il luogo comune si ribalta e il partenopeo diventa uno scansafatiche che tira a campare cantando ’O sole mio, mangiando la pizza e suonando il mandolino. Insomma, è il trionfo dell’olografia da cartolina.
Ma cosa c’entra questo con l’ultimo, divertente, libro di Marcello D’Orta, «Nessun porco è signorina» (ed. Mondadori)? Apparentemente nulla. In realtà tantissimo. D’Orta conosce il segreto per trasformare un prodotto letterario «campano doc» in un testo consumabile su scala nazionale; un po’ come accade con la mozzarella di bufala che da Battipaglia finisce sulle tavole di tutta Italia. Con il suo mitico libro «Io speriamo che me la cavo» ha inaugurato un modello vincente che, in tanti, hanno provato a imitare con scarsa fortuna. Oggi questo ex maestro elementare, che da 18 anni ha detto addio alla cattedra, è un brillante scrittore e polemista, ben noto anche ai lettori del Giornale che spessa ospita i suoi gustosi interventi.
Questa volta D’Orta si è gemellato con la Lav (Lega Anti Vivisezione), l’unica Lega che probabilmente gli va a genio, almeno a giudicare dai ritratti al vetriolo riservati dal nostro Marcello a Bossi, lumbard e Padania varia.


«Nei loro temi - scrive D’Orta nella prefazione di «Nessun porco è signorina» - i ragazzini hanno espresso, a modo loro, tutta la condanna verso chi abbandona i cani per strada o contro certe odiose pratiche come la corrida, i combattimenti fra cani, la caccia e la vivisezione».
Con una riflessione finale in bilico tra pensiero forte e pensiero debole: «A Pozzuoli già sono scemi gli uomini, figuriamoci gli animali». Copie del libro vendute, finora, a Pozzuoli: zero.

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