Lalunno del maestro DOrta non esiste fisicamente. È una categoria dello spirito, o meglio, della mente. Un ragazzino che dice: «Se gli animali parlassero, chi sa quanti chi tè muorto ci menassero» è lo specchio della Napoli che fa simpatia, perché Napoli e i napoletani (gli adulti e - a maggior ragione - i bambini) la simpatia ce lhanno nel sangue, salvo poi diventare improvvisamente antipatia quando si parla di munnezza, camorra e disoccupazione. In questo caso il luogo comune si ribalta e il partenopeo diventa uno scansafatiche che tira a campare cantando O sole mio, mangiando la pizza e suonando il mandolino. Insomma, è il trionfo dellolografia da cartolina.
Ma cosa centra questo con lultimo, divertente, libro di Marcello DOrta, «Nessun porco è signorina» (ed. Mondadori)? Apparentemente nulla. In realtà tantissimo. DOrta conosce il segreto per trasformare un prodotto letterario «campano doc» in un testo consumabile su scala nazionale; un po come accade con la mozzarella di bufala che da Battipaglia finisce sulle tavole di tutta Italia. Con il suo mitico libro «Io speriamo che me la cavo» ha inaugurato un modello vincente che, in tanti, hanno provato a imitare con scarsa fortuna. Oggi questo ex maestro elementare, che da 18 anni ha detto addio alla cattedra, è un brillante scrittore e polemista, ben noto anche ai lettori del Giornale che spessa ospita i suoi gustosi interventi.
Questa volta DOrta si è gemellato con la Lav (Lega Anti Vivisezione), lunica Lega che probabilmente gli va a genio, almeno a giudicare dai ritratti al vetriolo riservati dal nostro Marcello a Bossi, lumbard e Padania varia.
«Nei loro temi - scrive DOrta nella prefazione di «Nessun porco è signorina» - i ragazzini hanno espresso, a modo loro, tutta la condanna verso chi abbandona i cani per strada o contro certe odiose pratiche come la corrida, i combattimenti fra cani, la caccia e la vivisezione».
Con una riflessione finale in bilico tra pensiero forte e pensiero debole: «A Pozzuoli già sono scemi gli uomini, figuriamoci gli animali». Copie del libro vendute, finora, a Pozzuoli: zero.
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