Ci sono dettagli che rivelano se un posto è davvero speciale. Uno per tutti: arrivo con quasi un’ora di ritardo a causa di un guasto nel funzionamento di un car sharing (circostanza che meriterebbe un articolo a parte, ma non in questa rubrica) e il tavolo è ancora lì, e anche il sorriso che pensavo si fosse nel frattempo tramutato in una smorfia di disappunto. Poi arriva il primo bicchiere di un vino bianco da uve Solaris (un vitigno resistente) e il nervosismo che mi perlustra si scioglie in un’attitudine di benessere.
Sono da Mestè, una piccola osteria alla periferia meridionale di Milano, in zona Morivione, antico borgo dove un tempo i milanesi si affollavano ogni 23 aprile per festeggiare San Giorgio a colpi di pan de mej e latte oggi trasformato in un quartiere residenziale molto trafficato. Un locale piccolo e accogliente, un po’ enoteca di quartiere un po’ locanda di ricerca, aperto nel 2019 da due amici, Daniele Santangelo e Marco Bonardi. Il primo è un appassionato di vino naturale e ha lavorato in molti locali di riferimento della città, come Vinoir, Hic e Vineria Eretica, e gestisce la sala con gentilezza e competenza, proponendo i vini da una carta ricca di referenze di cantine di frontiera, che lui spiega e racconta – raccogliendo tutte le bottiglie aperte in un tavolo che rappresenta una specie di racconto liquido della serata. Il secondo per i primi anni ha curato la cucina, lasciando poi il posto qualche mese fa a Stefania Lioi, ex studentessa della Food Genius Academy con esperienze in diversi ristoranti, che mette in pratica il pensiero gastronomico semplice ma affilato di Daniele.
La carta cambia spesso, seguendo stagione, mercato ed estro ed è molto stringata, una decina di piatti in tutto che percorrono tutta l’Italia attraverso tecniche, tradizioni e ingrediente. Nella mia serata trafelata ho assaggiato per incominciare una focaccia di Marco Locatelli con sardine nordiche, burro al prezzemolo e limone, poi delle magnifiche Carote di Polignano alla brace con laccatura al miso, salsa olandese e miso, quindi dei Finti gnocchi di grano arso broccolo selvatico, cardoncello, fondo vegetale e pane croccante (certamente il piatto del giorno), un Cavolo romanesco brasato con besciamella al caffè, nocciola e muddica che mostra buone potenzialità ma deve trovare un maggiore equilibrio e infine un Manzo marinato e affumicato con aringa e rapa fermentata. Mi sono fermato qui ma confesso che ero molto tentato da almeno altri due piatti: gli Spiedini di pecora bergamasca marinati e grigliati e il Midollo arrosto con pane tostato e verdure nostrane. L’unico dolce presente in carta è il Tiramestè che non ho assaggiato solo per raggiunti limiti di capienza, ma me ne dicono molto bene.
Ho assaggiato qualche vino di quelli aperti da Daniele, tutti naturalmente naturali e pieni di storie da raccontare, in una piacevole condivisione alcolica tra i vari tavoli. L’ambiente è molto piacevole, tavoli semplici, di legno, ambiente spartano e confortevole, da posto-del-cuore, come ha l’aria di essere per la gran parte dei clienti. Il pane è molto buono e a richiesta me ne hanno portato dell’altro, il servizio svelto e informale, non è il posto per chi ama liturgie e sussiego. Il conto varia ovviamente dal numero di piatti, ma con un antipasto, un secondo e un dolce e un paio di bicchieri giusti si possono spendere 45 euro. C’è anche una piccola proposta per l’aperitivo dalle 18 alle 20,30.
Con la bella stagione c’è anche un piccolo dehors.Mestè – Vini e Fornelli, via Corrado il Salico, 12. Tel. 346.8061538. Ciuso il lunedì. Gli altri giorni aperto solo la sera con un turno per l’aperitivo e due per la cena
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.