Ma anche la Binetti

Le elezioni americane, oltretutto, ci dimostrano come il nostro bipolarismo è ancora giovane e imperfetto: non è ancora chiaro, da noi, che in uno stesso schieramento possono convivere idee diverse come accade appunto tra i Democratici e i Repubblicani, indipendentemente dal presidente che poi si vada a scegliere.

Piace dividere il mondo in bianco e nero, da noi, e si tende a dissimulare che riformisti, liberali, garantisti, forcaioli, integralisti, mangiapreti e perfetti imbecilli tendono a essere presenti sia a destra che a sinistra, e però a candidarsi secondo opportunità. Il tema dell’omosessualità non sfugge alla regola: ma ciò che ancora divideva destra e sinistra, pensavo, era l’opportunità omeno che certe cose potessero essere dette.

Ritenevo che solo a destra sopravvivessero incrostazioni ideologiche tipo quelle che considerano l’omosessualità come una malattia mentale, una forma mentis senza base biologica, residui di teorie naziste o spacciate come «scientifiche » da ex pastori evangelici come Andy Comiskey o da ciarlatani come Joseph Nicolosi. E invece no.

Mi sbagliavo.

A sinistra la senatrice Paola Binetti, nei giorni scorsi, è riuscita a dire che «Certe tendenze omosessuali presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile: da qui scaturisce il rischio pedofilia». Fantastico. Nessuno, a destra, si era spinto all’equazione gay-pedofilo. Ora siamo tutti più americani.

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