Anche la camorra va sul web E su Facebook è guerra di clan

La camorra è abituata a navigare. Solcando il mare di una società criminalmente liquida. Ma anche cavalcando l’oceano virtuale di Facebook. Quale luogo migliore della rete per tessere alleanze, ricucire equilibri, imbastire relazioni? Due linguaggi, apparentemente opposti, che interagiscono e risultano funzionali l’uno all’altro: il registro veloce del web e quello semanticamente arcaico della camorra. Il risultato del mix è la nascita dei cosiddetti «criminal network», su cui corrieredelmezzogiorno.it ha focalizzato l’attenzione.
Provate a digitare su Google la frase in napoletano A’ scission ro rion (La scissione del rione), e subito sul video vi apparirà uno spaccato di antropologia criminale assai più significativo di qualsiasi convegno o libro sul mostro camorristico. Se non conoscete il napoletano avrete qualche problema a capire le sfumature delle conversazioni, ma il senso no: quello è chiarissimo. Minacce, intimidazioni, offese, infamità in uso nei vicoli controllati dalle famiglie, sono le stesse che si possono trovare nella piazza virtuale di Facebook. Con tanto di guerra tra clan, solo apparentemente innocua. Perché - a leggerli bene, quei post - si capisce che il clic sul mouse può essere l’anticamera al clic sul grilletto di una pistola. Non a caso nel flusso di messaggi tra gruppi concorrenti sono innumerevoli i riferimenti ad armi, sicari, agguati ed esecuzioni. La logica del racket, la filosofia del pizzo, l’esegesi del controllo del territorio, sono «discipline» da diffondere sempre e comunque. Usando ogni strumento. Così la realtà pervasiva dell’agorà internet diventa ideale per far capire chi comanda, chi temere, chi servire. Anche nei forum e in chat chi sgarra rischia grosso, proprio come se stesse davvero in strada a sfidare i boss: prima l’avvertimento, poi il pestaggio, infine il killer che arriva e ti pianta due pallottole in faccia.
A’ scission ro rion fa il tifo per il clan Amato-Pagano (detto anche degli «Scissionisti») e conta 4.500 utenti iscritti: un esercito di provata fede col compito di cooptare nuovi affiliati. È anche così che si crea quell’humus malavitoso dove la criminalità sguazza incontrastata. Poi, quando la situazione lo richiede, si lascia il computer e si scende in strada. Ognuno col proprio ruolo, ognuno col suo obiettivo da colpire.
C’è chi approfitta della bacheca online per spiegare che «la famiglia Mazzarella è la numero 1», chi non nasconde le proprie simpatie per il «sistema di Ponticelli» e chi ribadisce: «La scissione regna su tutti, un saluto a Carmine Savastano per un presto ritorno a casa». Gli slogan più cliccati? «Meglio morto che pentito», «Meglio detenuto che servo dello Stato», «I pentiti so’ guappi ’e cartone e si mettono paura della galera».
«Consultando le pagine di molti iscritti - confermano le forze dell’ordine -, è possibile ricostruire gli assetti criminali di molte aree popolari.

Come il rione Provolera di Torre Annunziata, roccaforte dei clan, controllato dalle famiglie Chierchia-Fransuà, i cui abitanti si danno ad appassionate conversazioni lodando i carcerati, il kalashnikov, le pistole semiautomatiche e i boss di Cosa Nostra, ai quali è dedicato un post dal titolo “Tutti sono maschi ma pochi sono uomini”».
Sullo sfondo la foto di una moto con su scritto «E mo jamm’ a fa’ stu muort’...» («E adesso andiamo a uccidere qualcuno...»).

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