«Bisogna rispettate le leggi italiane, ma lintera materia legata al mondo islamico ha bisogno di una risposta politica». Omar Camilletti, segretario italiano della lega musulmana mondiale, non si nasconde dietro un dito. Sa che chi ha cercato di costruire la moschea in via San Vito, 12, allEsquilino, lo ha fatto senza tener conto della normativa italiana, tanto che il cantiere è ora sotto sequestro. Ma sa anche che, superata limpasse burocratica, la questione islam non verrà comunque risolta. «La storia di quella moschea - continua Camilletti - ha messo a nudo le contraddizioni della materia. Non si può aprire un luogo di culto improvvisamente, senza sapere chi lo gestirà e come. Occorre una risposta dal mondo politico che metta nero su bianco le regole per tutti i musulmani che intendono aprire un luogo di preghiera». Per esempio, aggiunge il segretario, «io non consiglierei la costruzione di una moschea accanto a una chiesa».
La presidente della confederazione dei marocchini in Italia, Souad Sbai, si definisce perfino «preoccupata» per la continua apertura di moschee senza alcuna autorizzazione. Riferendosi in particolare a quella che avrebbe dovuto essere costruita allEsquilino, aggiunge di «non capire che necessità ci sia di aprire altre piccole moschee a Roma quando già esiste il centro islamico più grande dEuropa. La grande moschea di Roma è centrale e ben collegata. La nascita, invece, di queste piccole moschee rappresenta un pericolo, perché non sappiamo chi ne sarà lImam e chi le gestirà». E il timore è che «sfuggano ai controlli, diventando luoghi di culto senza regole». Insomma, sono gli stessi arabi a chiedere il rispetto delle leggi italiane da parte dei loro connazionali, aggiungendo legna su un fuoco che rischia di rimanere acceso anche dopo lannuncio del blocco del cantiere in via San Vito. La Destra, assieme al comitato dellEsquilino Caput Mundi, oggi alle 14 saranno presenti, nonostante lo stop ai lavori, ai due sit-in annunciati in via di san Vito e davanti allambasciata egiziana in via Salaria 267. Intanto, ieri, accanto allindifferenza dei pachistani e dei cinesi titolari dei numerosi negozi vicini al centro islamico che avrebbe dovuto aprire il 7 settembre, nel rione più multietnico della capitale, si diffondevano dichiarazioni e volantini contro questa nuova presenza straniera, in questo caso della comunità bengalese. «La situazione è intollerabile - dice Nicola Tripodi, dellassociazione Esquilino e Monti - ci hanno tolto i negozi tradizionali e ora vogliono toglierci anche la religione. Ho domandato più volte di che lavori si trattasse e mi hanno sempre risposto che stavano ristrutturando una discoteca». Davanti alla parrocchia di San Vito gli iscritti ai circoli Colle Oppio e rione Esquilino di An, distribuiscono volantini che inneggiano alla vittoria per lo stop ai lavori e annunciano di voler vigilare, affinché «le leggi e la tradizione cristiana del rione» vengano rispettate.
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