Anche Unicredit prepara il suo bond

In parallelo con Intesa, la banca di Profumo studia il lancio di un «tier1» da 1-1,5 miliardi. La decisione prevista per il cda del 29 settembre, insieme con quella sui «Tremonti bond»

Unicredit e Intesa marciano ormai in parallelo verso l’emissione di un bond ibrido cosiddetto «Tier1». Come anticipato dal Giornale la scorsa settimana, entrambe le grandi banche stanno sondando il mercato su questa ipotesi, che da un lato rappresenta un’alternativa ai Tremonti bond sul fronte della provvista; dall’altro è invece una scelta complementare alle obbligazioni di Stato, le uniche che vanno a impattare direttamente sul «Core Tier1», equivalgono cioè a «capitale» puro e non a «debito»; e come tali andranno rimborsate.
In ogni caso la partita non si chiuderà prima del 29 settembre, data in cui Unicredit (come peraltro Intesa), ha fissato il suo consiglio d’amministrazione: sarà quella l’occasione per annunciare la decisione sui Tremondi bond e, conseguentemente, anche l’eventuale lancio di un bond ibrido Tier1. L’emissione di un prestito convertibile riservato allo Stato - che dunque potrà diventare azionista della banca - deve gioco forza passare da un cda.
E in questo quadro le banche collocatrici sconsigliano di annunciare il bond Tier1 in anticipo, per evitare di dare alle agenzie di rating l’impressione di una manovra «al risparmio», con il rischio di un declassamento. Quel che è certo è che il cfo di Unicredit, Marina Natale, in queste ore sta giocando due partite. Su un tavolo quella con le banche (tre le quali JpMorgan, Ubs, Merrill Lynch, Socgen, Paribas) per negoziare il collocamento e il prezzo conseguente del Tier1, che potrebbe rendere ai sottoscrittori una cedola annuale nell’ordine del 9,5%.
Sull’altro il contatto è con il team del Tesoro che si occupa delle obbligazioni pubbliche, sulla base di un costo dell’8,5%. Va però detto che il Tier1 in realtà costerà meno a Unicredit, essendo possibile dedurre fiscalmente il suo costo. In altri termini il 9,5% richiesto dal mercato si trasforma in un costo netto nell’ordine del 5,5%. Il T-Bond, invece, essendo capitale, non presenta alcuna deducibilità.
Secondo le attese del mercato, l’ad di Unicredit Alessandro Profumo potrebbe optare sia per il Tier1, sia per i bond di Stato (in Italia e in Austria), con un mix da definire nei prossimi giorni.

Gli analisti considerano che la struttura di Unicredit, con il 20% degli attivi in Est Europa e una robusta divisione di investment banking, richieda senz’altro una maggiore capitalizzazione rispetto all’attuale. Mentre Intesa, soprattutto con la vendita di Banca Fideuram, non presenterebbe analoga necessità e, emesso un Tier1, potrebbe anche fare a meno di Tremonti.

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