Si aggira circospetta, un po' stranita, dietro a una calca di persone che da più di un'ora seguiva il leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini giù per quei carruggi e quelle strade meravigliose piene di problemi. Nessuno si accorge di lei, ma ad un tratto, qualcuno lo grida: «C'è anche Marta». E lei, quasi sorpresa, si ferma. Fa un passo indietro. E dà a Cesare quel che è di Cesare «perché è giusto - spiega Vincenzi - che ognuno abbia la sua piazza». Salvo poi, fare altri due passi. Ma in avanti. Anzi, quasi un doppio salto triplo per presentarsi davanti al bar di via al Ponte Reale, tra piazza Banchi e Sottoripa, da cui stava uscendo Fini e attirare, anche per lei, un po' di flash. «Passavo proprio da queste parti...» dice la diessina della nuova stagione. «Strane coincidenze Marta» replica deciso, quasi divertito, uno spumeggiante Gianni Plinio. «Queste non sono coincidenze - risponde con un ghigno il candidato rivale Enrico Musso - La verità sta nel fatto che pure Marta si è decisa a fare il voto disgiunto...». Sorrisi. L'ex ministro degli Esteri non si scompone. Con il massimo fair play le stringe la mano, e dice che «c'è sempre rispetto anche per chi la pensa in maniera diversa».
Eppure la platea doveva essere tutta sua. E di fatto così era stato. Già dal mattino, da quando a Chiavari Gianfranco Fini aveva ricevuto i primi applausi. E poi Rapallo. Lì manifestazioni spontanee lo hanno accompagnato per quasi un'ora, con applausi perfino dalla finestre di quel centro che ha attraversato a piedi tra le 12 e le 13. Una visita al point di An e poi il saluto a Mentore Campodico, il «suo» candidato sindaco. «Sono soddisfatto che in Liguria ci sia un centrodestra finalmente unito e che siano stati presentati candidati validi e capaci» dice Fini. Il concetto lo ripete anche nel pomeriggio. A Genova, al fianco di Enrico Musso in piazza Matteotti: «Sappiamo che non sarà una battaglia facile, ma i candidati sono bravi e dopo un anno di Prodi la gente ha capito che la sinistra inganna proprio i più deboli». E a ribadire che il voto sarà anche politico non ci pensa due volte: «È chiaro che si tratta di elezioni amministrative, ma se sono già state valutate in termini politici le elezioni in Sicilia credete davvero che quelle del 27 e 28 maggio dove voteranno 11 milioni di italiani non lo saranno?». Spazio ai grandi temi di politica nazionale e poi giù per via San Lorenzo. Ma dura poco, perché Ignazio La Russa grida: «Gianfranco!». Pausa. La prima di una lunga serie perché una scolaresca di Cosenza arrivata di corsa con il deputato di An voleva applaudire il leader e scattare una foto ricordo. Basta poco, e poi anche La Russa si fa serio. Inforca il primo vicolo e dice che lui il sindaco Pericu lo ha attaccato per tutto quello che non ha fatto, e per «quel comportamento indegno che ha avuto nei confronti di Fabrizio Quattrocchi». Fini intanto cammina. Commercianti lo fermano, lo salutano. Altri invece dalle retrovie lo insultano. Ma sono pochi. Si ferma a parlare con gli immigrati per strada. Come Hassan Mougdy, lui è regolare e lavora ma vorrebbe più case. «Noi quelli come lui li accettiamo, ma le case - precisa - servono per tutti, anche agli italiani». Hassan è d'accordo. Musso pure. Lo ferma anche Bartolomeo Delfino, ex portuale di sinistra, un parente con problemi di tossicodipendenza che vuole dire che lui «è incazzato con questa sinistra». E a proposito di coincidenze la serata si conclude con un comizio al porto Antico.
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