La notizia è stata pubblcata ieri sera sul portale americano Tmz: il trentottenne dittatore nordcoreano Kim Jong-un sarebbe morto. A scriverlo è il direttore editoriale della testata online Harvey Levin, lo stesso che bruciò sul tempo i media mondiali annunciando lo scorso 26 gennaio la scomparsa di Kobe Bryant nel tragico incidente con l'elicottero.
A dire il vero, tra conferme e smentite, le indiscrezioni sulle gravi condizioni di salute di Kim avevano iniziato a fare il giro del globo già da alcuni giorni. Si parlava di un'operazione al cuore delicata, resa necessaria dopo l'aggravarsi del quadro clinico del padre padrone della Corea del Nord. Come si legge sul Tmz, «secondo quanto riferito dai media in Cina e Giappone, il leader supremo della Corea del Nord Kim Jong Un è morto o è sul suo letto di morte senza alcuna speranza di recupero». Circa una settimana fa, inoltre, a quanto si apprende dalla Cnn, il leader nordocoreano era in «grave pericolo dopo una procedura medica e le recenti voci sembrano confermare l'aggravarsi della situazione». Proprio nella giornata di sabato, la Cina aveva inviato in Corea del Nord una delegazione guidata da un funzionario senior dell'International Liaison Department del Partito comunista per via delle indiscrezioni contraddittorie sullo stato di salute di Kim. Secondo quanto inoltre riportato nella serata di sabato dal settimanale giapponese Shukan Gendai, il leader si troverebbe in «stato vegetativo, attaccato a un respiratore in seguito a un intervento chirurgico per l'inserimento di uno stent coronarico andato male».
Più o meno dello stesso tono le notizie rivelate dal vicedirettore della tv satellitare di Hong Kong HksTv, Shijian Xingzou che ha dichiarato, citando una fonte più che attendibile, che il leader nordcoreano sarebbe deceduto.
Kim Jong-un guidava la nazione dal 2011, dalla morte del padre Kim Jong-il, anche se in realtà il presidente nominale del Paese è un altro, ovvero il nonno Kim Il-sung, fondatore della dinastia Kim, morto nel 1994, ma insignito del titolo di Presidente eterno anche se defunto. Da ragazzo ha vissuto per un certo periodo in Europa, studiando in Svizzera, in una scuola internazionale di lingua inglese vicino a Berna. I funzionari nordcoreani lo avrebbero però preservato dall'influenza occidentale, ma non dalla passione per il basket che lo porterà a instaurare un rapporto piuttosto singolare con l'ex star Nba Dennis Rodman, più volte invitato in Corea del Nord e addirittura estemporaneo diplomatico in diverse fasi di tensione con gli Stati Uniti. Intorno ai diciotto anni Kim Jong-un ritorna a Pyongyang e dopo il quinquennio di accademia militare nel 2007 viene indicato erede alla guida del Paese. Tutto questo perché gli altri due fratelli cadono in disgrazia: Kim Jong-chul viene giudicato troppo debole di carattere. Kim Jong-nam, invece, ha troppi interessi per i viaggi all'estero. Nel febbraio 2016 verrà ucciso all'interno dell'aeroporto di Kuala Lumpur, con del gas nervino. Sin dagli esordi politici pubblici nel 2010, Kim Jong-un dimostra di avere un carisma innato, forse più simile al nonno che al padre. Continua il programma missilistico nucleare iniziato da Kim Jong-il. Rafforza la crescita militare, potenziando i test balistici. Lo aiuta un potente generale, lo zio Jang Song-thaek. Anche per eliminare i potenziali nemici. Tuttavia, come spesso capita nei regimi dittatoriali, lo zio finisce per essere giustiziato nel 2013, con l'accusa di corruzione e tentativo di golpe.
Per Kim è l'inizio di un periodo d'oro: minaccia gli Usa, ma riesce al tempo stesso a ottenere importanti incontri diplomatici con Donald Trump, così come con la nomenklatura politica dell'odiata Corea del Sud. Tenta di spaventare con i suoi test missilistici il Giappone e ottiene stima e protezione da Cina, Siria (pro Assad) e Russia. Persino gli Hezbollah libanesi, sulle strade che collegano Tiro a Sidone, avevano sistemato gigantografie del leader. Secondo un rapporto deli 007 di Seul avrebbe creato un parallelismo inquietante tra la sceneggiatura del film WarGames e la realtà: da una parte Matthew Broderick che al computer rischia di scatenare in maniera accidentale una guerra termonucleare globale, dall'altra un capo di stato che smanettava col joystick e che trovava ispirazione dalla playstation per decidere le migliori strategie militari da attuare contro l'Occidente. L'uomo che ha minacciato più volte una guerra atomica, testando la bomba all'idrogeno, era campione di «Battlefield 3» e di «Call of Duty», giochi di un realismo sconcertante. Come sottolinea il National Intelligence Service, i servizi sudcoreani, «dopo aver vinto battaglie su battaglie in modalità virtuale avrebbe voluto comandare un esercito vero senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze estreme».
In queste ore, com'è naturale, si parla della sua successione. Nonostante la dittatura preveda alla guida della nazione soltanto persone di sesso maschile, crescono le quotazioni della sorella Kim Jong-yo. Proprio in queste ore fonti dei servizi di Tokyo parlano di un cambio volante delle carte costituzionali per consentire alla donna di prendere il potere a Pyongyang. La trentatreenne è stata segretario capo della Commissione nazionale di difesa. Dal 1996 al 2000 ha studiato lingue a Berna, facendosi passare per la figlia dell'ambasciatore di Pyongyang in Svizzera. Parla fluentemente tedesco, inglese, francese e russo.
Secondo i media giapponesi Yo-jong ha aperture verso l'occidente ed è stata immortalata nel 2011 dalle telecamere mentre assisteva in prima fila al concerto di Eric Clapton a Londra. Episodio che all'epoca fece infuriare il padre Kim Jong-il. Ama i cavalli e alla faccia del comunismo ha un istruttore americano per la monta western e un medico personale nativo di Los Angeles.
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