Tutti gli occhi puntati verso il cielo. Quelli di don Verzè, lucidi per lemozione, e tutti quelli dei «raffaeliani», quasi increduli a guardare langelo volare nel cielo. Otto metri di altezza per un peso di oltre tre tonnellate: quando è calato il lenzuolo che copriva la statua di San Raffaele, non è rimasto che il suono delle note dellinno di Mameli intonate dalla fanfara dellAeronautica militare. Tutti in silenzio, come incantati dallangelo bianco: un gigante in vetroresina con lindice alzato verso il cielo, le ali bordate doro raccolte lungo i fianchi, e nella mano sinistra il pesce che nel racconto biblico guarisce il padre di Tobia.
«Ve lo presento - ha esordito don Verzè -, con la fiera consapevolezza che Milano con la sua Madonnina e dora in poi con il suo San Raffaele è davvero la motrice delle più grandi idee che sono dinamo di vita rigeneratrice per luomo». Non solo un nuovo simbolo per lospedale fondato dal prete veronese, ma un emblema per tutta la città: come la Madonnina in cima al Duomo per «vegliare dallalto» sui milanesi. La statua, infatti, grazie a una gru dotata di un braccio lungo 120 metri, per circa dieci minuti ieri mattina ha volteggiato nel cielo prima di essere posta a 60 metri di altezza, sulla sommità della cupola del nuovo dipartimento di medicina molecolare che sta per essere ultimato. In tutto 75mila metri quadri che presto ospiteranno aule universitarie, uffici amministrativi ma soprattutto 500 nuovi ricercatori impegnati nello studio di cure per le malattie neurologiche come la sclerosi multipla e lAids.
Nel giorno del suo ottantesimo compleanno, guarda ancora avanti don Verzè: «Oggi stesso il Santo Padre, Benedetto XVI, riceverà il mio invito a scegliere una data tra settembre e ottobre per venire a benedire e a darci il suo messaggio per linizio del prossimo anno accademico». Un invito per il Papa a venire a Milano «capitale economica di questo grande Paese, culla mediterranea della civiltà occidentale e presto capitale europea delle scienze biologiche e umanistiche», più di Londra e Parigi «che - ha sottolineato - quando Milano era già capitale dellImpero occidentale non erano altro che "riacho" e "lutum"».
Dopo la benedizione dellangelo accompagnata dall'Ave Maria di Schubert è toccato «al nostro caro amico Albano» intonare linno del San Raffaele, scritto da Avogadro e interpretato dal cantante, accompagnato da un coro di voci bianche al quale si sono uniti medici, ricercatori e tutto il personale dellospedale di via Olgettina.
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