Anguillara, il paradiso dei pescatori

Renato Mastronardi

Dopo aver percorso un buon tratto della via Cassia, verso Viterbo, si imbocca il bivio per la via Braccianese e si arriva ad Anguillara Sabazia, che dista da Roma appena ventisette chilometri. Il paese ci appare subito arroccato su un promontorio basaltico che si affaccia sul lago di Bracciano con il suo caratteristico profilo di case con i tetti rossi che digradano lentamente verso le sponde del grande specchio d'acqua. Secondo un’antica tradizione popolare il toponimo del borgo deriverebbe dal nome delle anguille che qui si pescano, mentre c’è chi afferma che la denominazione ha origine da una villa romana detta «Angularia» perché probabilmente situata all’angolo di un promontorio. Ma, a parte non poche testimonianze che fanno quasi remote le presenze dell’uomo in questi luoghi, è sicuramente accertato che le prime abitazioni di Anguillara risalgono al 1019 e riguardavano un presidio militare. Si sa anche che i primi signori del paese furono gli Anguillara, che rimasero in sella al potere fino al 1488. Dico, per inciso, che il più famoso personaggio di questa famiglia fu il conte Everso: crudele, ladro ed omicida. Ed anche instancabile torturatore che esercitava prepotentemente lo «jus primae noctis», giungendo fino a uccidere la disgraziata futura sposa. Dopo, alla morte di Innocenzo VIII, il Castello d’Anguillara passò al Gentil Virginio Orsini e gli Orsini a lungo se lo disputarono, a volte a suon di palanche, altre a fil di spada con Cesare Borgia, il duca Valentino. Proseguirono, nel corso degli anni successivi, dispute e diatribe e tali da rendere sempre più precaria la signoria degli Orsini anche perché oppressi da un cumulo di debiti. Fu allora che, gli Orsini, furono costretti a cedere il feudo alla famiglia Grillo. Finché, nel 1790, il Castello passò definitivamente ai duchi di Eboli.
Da vedere. Sono imponenti le mura castellane ed è bellissimo il portale bugnato, dello spessore di oltre cinque metri. Tutto il centro medievale è caratterizzato da una lunga e tortuosa strada che conduce alla Cattedrale. il portale d’ingresso di quest’ultima risale al XVI secolo. All’esterno, la piazzetta si allarga verso un belvedere abbellito con una fontana sulla sinistra, mentre, a destra, si affaccia il cinquecentesco Palazzo Baronale che custodisce pregevoli dipinti. Alle spalle del Palazzo si ergono i bastioni della fortezza e, possente ed isolato, il torrione merlato della rocca. Attraverso un passaggio si accede alla Chiesa dell'Assunta, ricostruita nel 1794. Sul suo altare maggiore è esposta un’Assunzione del Muziano mentre, nell’altare ultimo della navata di destra, spicca una superba Madonna col Bambino ed Angeli del Quattrocento. È la veneratissima Madonna di Roccamaggiore.
Da mangiare e da bere. Passeggiando per i belvedere che si affacciano sul lago si ha la prova che la pesca è la principale risorsa economica degli abitanti. Tant’è che alla pesca i rivieraschi dedicano a giugno una frizzantissima Sagra. E, anche se è vero che negli ultimi decenni Anguillara è tornata ad essere una sempre più apprezzata meta turistica, la parte preponderante della sua economia è ancora basata sulle risorse del lago. Dove si pescano, oltre alle anguille, il persico, il coregono, i lucci, i latterini che sono la materia prima e punto di forza di pietanze veramente squisite: come, ad esempio, la speciale offerta di anguille (in tutte le salse), i filetti di persico e i più svariati piatti di misti fritti.

Ma eccezionali verdure vengono anche dall’orto. Per esempio sono insuperabili i broccoletti, mentre, dalla vigna, giunge un ottimo vino bianco: il Sabatino che si accompagna magnificamente a tutta la locale gastronomia.

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