Anna Maria Ferrero "Scola mi ha tentato e stavo per tornare.

L’attrice italiana: «Nel 1961 ho conosciuto Jean Sorel a Roma per “La notte brava”. L’ho sposato e ho smesso»

Maurizio Cabona

da Crans-sur-Sierre

La tv estiva dà il meglio di mattina o pomeriggio, quando trasmette la storia del cinema; in prima e in seconda serata, quando vige il divieto per programmi in bianco e nero che non siano usciti dalle teche, lo spettacolo di qualità resta escluso tanto quanto d’inverno. Al pubblico curioso di sapere come si facessero in Italia tanti film belli anziché i pochi film brutti di oggi, quest’oasi mediatica fa riscoprire anche le dive di ieri, come Anna Maria Ferrero.
Nata Anna Maria Guerra a Roma, sposata dal 1961 con Jean Sorel, assente dalle scene dal 1963, la Ferrero vive col marito a Parigi e trascorre con lui le estati in Svizzera, nelle Alpi del Vallese, a due ore di treno da Milano.
Signora Ferrero, lei ha cominciato a recitare da ragazzina. Come?
«Nel più normale dei modi, almeno allora: notata per l’aspetto, ero stata invitata a fare un provino da Claudio Gora...».
... Che nel 1949 esordiva alla regia col Cielo è rosso, tratto dal romanzo di Berto. E lei venne scelta.
«Sì. Avevo quindici anni e mi seguiva sempre mia madre. Amico di famiglia, il direttore d’orchestra Willy Ferrero mi incoraggiava. Il suo nome divenne così il mio pseudonimo».
Da Berto a Malaparte con Cristo proibito. Un avvio letterario al cinema che oggi sarebbe improbabile.
«Impossibile. Quello fu il primo e ultimo film di Malaparte, sebbene non fosse male. Dopo, lui era depresso e m’invitò a fargli compagnia nella villa di Capri. Andai con mia madre e...».
...E?
«... E fu tremendo, perché alla depressione s’aggiunse il maltempo che ci bloccò sull’isola».
Nel Cristo un cupo Raf Vallone voleva vendicare il fratello morto.
«Vallone era normalmente così. Lo ricordo anche sempre con un libro sotto il braccio».
Compagnia insolita per un attore?
«Non tanto, almeno allora, quando pareva bene atteggiarsi».
Chi altro s’atteggiava?
«Renato Salvatori...».
... Ex bagnino a Forte dei Marmi, forse era complessato. Altri in posa intellettuale?
«Tra i francesi giravano sempre con un libro Alain Cuny e Laurent Terzieff».
Con Terzieff lei ha fatto La notte brava di Bolognini, da Ragazzi di vita di Pasolini.
«E proprio a una festa di Bolognini ho incontrato il mio futuro marito, Jean Sorel. La nostra storia è cominciata quando giravo La notte brava».
Sposandolo, non ha più recitato.
«Recitando, saremmo stati spesso lui qui e io là».
Ma era un diva e non aveva ancora trent’anni. Ha avuto rimpianti, dopo?
«Nessuno. Ettore Scola nel 1985 m’aveva offerto un ruolo in Maccheroni , con Marcello Mastroianni e Jack Lemmon. Mi ha tentato, ma poi ho rinunciato».
Fra i suoi registi anche Antonioni, Leonviola, Soldati, Matarazzo, Franciolini, Lizzani, Petroni, Monicelli, Risi e Abel Gance...
«Il rapporto più stretto è stato con Lizzani e con Monicelli: con loro è continuata un’amicizia, anche se, vivendo io a Parigi e loro a Roma, ci si vede poco».
Un aneddoto su di loro?
«L’ultima volta che ho incontrato Monicelli aveva già più di novant’anni. Era in Francia per un festival, ma aveva fretta d’andare a Montpellier. Gli ho chiesto perché. “M’aspetta un’amica” - ha detto».
Signora, la sua Francia è Parigi o è anche la campagna, che i francesi, come suo marito, amano più degli italiani?
«Trent’anni fa avevamo comprato e ristrutturato un castello.

Ma l’abbiamo rivenduto, perché io non sono fatta per la campagna».
Da oltre quarant’anni siete sposati. Qual è il vostro segreto?
«Posso dirle il mio: non lavorare più, occuparmi di mio marito e lasciargli fare quel voleva».

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