Il protagonista prende la mano al suo autore. Càpita. È capitato alla scrittrice scozzese J.K. Rowling con Harry Potter. La creatura di carta ha preso il volo mediatico planetario, e da anni ormai singrossano le file di quanti sostengono di aver capito, sul simbolo, il ruolo e il significato del personaggio, ciò che la sua creatrice forse neppure si sarebbe immaginata.
Lanno scorso, alcuni quotidiani della sinistra politica italiana e francese, prima Liberazione e, poco dopo, Libération, si sono lanciati in unanalisi critica tanto suggestiva quanto bizzarra: «Ama le contaminazioni tra i diversi e vuole cambiare la realtà», ha sostenuto il giornale di Rifondazione. E i cugini francesi: «Harry Potter è una macchina da guerra contro il mondo thatcheriano-blairista e lAmerican way of life». Nientemeno. Lultima parola può spettare soltanto ai critici e agli esegeti, ma voci del pensiero di centro-destra si sono levate subito per puntualizzare come il ragazzino ami ben poco le rivoluzioni, le burocrazie di partito e loscurantismo settario dei vecchi maghi. Insomma, ha davvero senso leggere le doti magiche di Potter come il corrispettivo di «quella scintilla che diede vita al Rinascimento inglese delle public schools e delle università di Oxford e Cambridge?» (così a sinistra). Oppure lattribuzione è arbitraria e serve a coprire loffuscamento di ben altri miti «reali» della sinistra, da Lenin a Che Guevara? Un dato è certo: agli opinionisti piace pavoneggiarsi in sottili arti interpretative. Quando la Rowling, sempre lanno scorso, ha annunciato che uno dei personaggi principali della saga, Albus Silente (preside), è gay, ecco la giornalista del Corriere della Sera Maria Laura Rodotà commentare civettuola: «La scrittrice è, come si diceva una volta, una sincera democratica. Se ha dichiarato che Albus Silente è gay deve averlo fatto per senso civico». Dalla stessa penna, poco prima delle elezioni, era piovuta una solida certezza: certi elettori neoconservatori erano come il perfido professor Python, insegnante di Pozioni. Come lui avevano creduto alla potenza del Signore Oscuro (Voldemort/Silvio), salvo poi allontanarsene e tornare infine a lui.
Una cosa hanno in comune certi personaggi letterari e certe personalità politiche: vivono nel pubblico al di là della volontà dei loro stessi creatori, scrittori o movimenti politici. E il resto è ipotesi.
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