Appalti Rai, indaga la Vigilanza: nel mirino le fiction dei finiani

I vertici di viale Mazzini a rapporto dalla Commissione: sul tavolo anche i contratti con le case di produzione della moglie di Bocchino e di un amico di Tulliani. Le due società contestate per debiti e assetti societari non trasparenti

Maggiore trasparenza negli assetti societari delle aziende che producono fiction per la Rai e nella distribuzione de­gli appalti. È quanto hanno chiesto alcu­ni esponenti della Commissione di vigi­lanza sulla Rai. Nel mirino le grandi so­cietà come la Lux Vide, la Endemol, la Ares Film, ma anche quelle che sono fini­te sulla graticola negli ultimi mesi come la Goodtime di Gabriella Buontempo, moglie di Italo Bocchino, e la Ellemme Group di Massimo Ferrero. Dunque, una delle pochissime azioni avviate do­po le numerose inchieste della stampa sugli appalti concessi a società di pro­prietà di amici o familiari vicini a impor­tanti esponenti politici; in particolare sotto torchio le aziende legate ai finiani e al premier. Sulla delicata questione si è tenuta l’al­tro ieri un’audizione davanti all’ufficio di presidenza della sottoscritti dall’azienda di Stato nel 2010 che hanno fatto lievitare i costi per la fiction a ben 190 milioni di euro. E se si considera che la tv di Stato naviga in cattivissime acque tanto che si prevede un buco di bilancio pari a 120/ 130 milioni di euro a fine anno (che potrebbe raggiungere i seicento milioni alla fine del 2012),c’è veramente motivo di preoccupazione. I commissari hanno citato anche l’allarme suscitato dalla stampa sugli appalti ottenuti dalla Goodtime della Buontempoe dalla Ellemme group di Ferrero. Alla prima, a settembre, è stata bloccata una fiction, «Anita », (poi approvata dal Cda) a causa di questioni pendenti in tribunale per debiti non pagati e di assetti societari non chiari. La seconda, secondo indiscrezioni - smentite dagli avvocati sarebbe legata a Giancarlo Tulliani: si racconta che l’ormai notissimo «cognato» si fosse appoggiato a Ferrero, detto Viperetta, storico produttore Rai, per avere agganci dentro la tv di Stato. In particolare, l’azienda del Viperetta, secondo le ricostruzioni, sarebbe controllata da due società inglesi: la Elmhold Limited e la Artgold Limited. Nonostante queste «opacità» fatte notare, prima che in Vigilanza, anche inCda Rai, la Ellemme ha ottenuto l’approvazione dell’importante fiction di lunga serialità, «Mia madre», già girata, per un costo di sei milioni di euro. Su queste questioni hanno risposto i dirigenti Rai convocati. Facendosi garanti della correttezza degli accordi sottoscritti, hanno precisato che le società per accedere agli appalti in Rai devono rispondere a precisi criteri e fornire idonee garanzie nonché presentare i certificati antimafia. Inoltre che, nelle aziende che hanno ricevuto commesse, la partecipazione di soci stranieri sarebbe minoritaria. Nel mirino degli esponenti dell’opposizione in Vigilanza, oltre alle società già citate, ci sono anche la Endemol, partecipata al 33 per cento da Mediaset ( una delle maggiori fornitrici di programmi nella tv pubblica: sua «La ladra» per citare una fiction recente), la Ares Film, partecipata al 30 per cento da Rti (gruppo Mediaset), la Lux Vide e la Albatross entertainment. I dirigenti Rai hanno spiegato che la Lux Vide è partecipata al 18,53% da Tarak Ben Ammar, detentore quindi di una quota decisamente minoritaria.L’opposizione aveva stigmatizzato proprio la presenza dell’imprenditore tunisino, socio in affari di Silvio Berlusconi, nella società che ha chiuso contratti con l’azienda pubblica per oltre 20 milioni di euro nel 2010. Per quanto riguarda la Albatross, i dirigenti Rai avrebbero sostenuto che i soci inglesi della Reynolds Advisors Limited sono minoritari e che i soci italiani avrebbero fornito idonee garanzie economiche tramite la Banca Nazionale del Lavoro. L’opposizione,però,ha sottolineato che non esistono sanzioni in caso di dichiarazioni mendaci da parte degli appaltatori e chiesto comunque maggiore trasparenza alla Rai. «Marano e Del Noce mi sono sembrati impreparati perché rinviano sempre ad altre istanze - ha detto Carra - . Bisogna evitare che il denaro pubblico finisca chissà dove o alla concorrenza. È nep cessario inoltre limitare le produzioni all’estero, perché in Italia c’è un problema di occupazione ». «Il sistema di elenco dei produttori, che sono 58, è carenteha aggiunto il capogruppo del Pd,Fabrizio Morri- .Si basa sull’autocertificazione ed è difficile sapere se un produttore che fa parte dell’elenco abbia o no, per esempio, un parente in Rai». Di parere opposto, il vicepresidente della Vigilanza Giorgio Lainati ( Pdl), secondo il quale «i dirigenti sono stati sufficientemente chiari sui punti in discussione» sottolineando che non è comunque compito della Commissione controllare assetti societari.

Commissione parla­mentare nella quale sono stati chiamati a rispondere i vicedirettori generali del­la tv di Stato Antonio Marano e Lorenza Lei e il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce. In particolare il segretario del­la Commissione Enzo Carra (Udc) ha puntato il dito su alcuni contratti

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