I veri istigatori dell'attacco allo Stato

Si tratta di proteste organizzate da sacche di immigrati i quali, sventolando bandiere di Stati stranieri, islamici, si ribellano all'azione di controllo della polizia sul territorio

Scontri a Bologna da parte degli antagonisti
Scontri a Bologna da parte degli antagonisti
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Caro Vittorio, guerriglia urbana, aggressioni alle forze dell'ordine, slogan irripetibili contro il governo italiano, scontri, danni ingenti e incidenti nelle nostre città. Ecco come si è concretizzato quanto auspicato da uno sciagurato leader sindacale. Le sue folli e scriteriate parole di incitamento alla rivolta sociale sono state prese alla lettera. Purtroppo certi tribuni non si rendono conto che a volte le parole sono più incendiarie di una bomba molotov.

Mauro Luglio
Monfalcone (Gorizia)

Caro Mauro,
fai Maurizio Landini più efficace di quanto sia. Non stiamo parlando di una cima, di Che Guevara de' noantri, di un uomo carismatico, particolarmente dotato, che abbia presa sulle masse o che possa guidarle. Non ha presa nemmeno sui lavoratori che pure dovrebbe tutelare, i quali non se lo filano, figuriamoci se possiamo attribuirgli la responsabilità degli scontri nelle piazze e delle aggressioni contro le forze di polizia! Tale situazione di violenza dilagante non è stata mica innescata dalle parole del sindacalista, il quale pure ha esortato di recente alla rivolta sociale. Non si tratta di una protesta di lavoratori i quali chiedono o rivendicano qualcosa. Si tratta di proteste organizzate da sacche di immigrati i quali, sventolando bandiere di Stati stranieri, islamici, si ribellano all'azione di controllo della polizia sul territorio e che vedono nei posti di blocco, nelle perquisizioni, negli inseguimenti dei criminali o dei sospetti che si danno alla fuga, delle forme insopportabili di sopruso, in quanto non intendono adeguarsi ad alcuna regola del vivere sociale e civile. A questi individui si uniscono collettivi universitari riempiti di dottrina come ruspanti polli ripieni e centri sociali, i quali vanno in brodo di giuggiole ogniqualvolta possono prendersela con le divise.

Io ritengo che la radice della valanga di aggressività che si è riversata contro gli operatori della sicurezza nasca dalla combinazione esplosiva di una eccessiva tolleranza, propria della cultura progressista, nei confronti di chi delinque, tolleranza che abbiamo adottato da lustri, e di una insofferenza crescente nei riguardi delle regole, ovvero di un rifiuto della legalità e di tutto ciò che rappresenta l'autorità.

Le forze di polizia simbolicamente rimandano non soltanto all'ordine, alla legge, ma anche allo Stato, dunque siamo davanti ad un attacco all'ordinamento nella sua interezza. Piovono accuse di razzismo, di discriminazioni, addirittura di omicidio su carabinieri e poliziotti, allo scopo di screditare lo Stato e le istituzioni repubblicane. Si parla di presunti abusi di polizia e militari ma non si parla degli abusi su polizia e militari, che vengono picchiati sistematicamente, ossia ogni settimana e ormai più volte alla settimana, nelle principali città italiane. Chi finisce in ospedale ogni volta con le ossa rotte? Gli agenti. Possiamo quindi definirli «carnefici» per avere fatto il loro dovere o sarebbe forse più corretto chiamarli e considerarli «vittime»?

Fosse per me, caro Mauro, l'uso del manganello contro certi delinquenti andrebbe favorito, perché lo Stato non può mostrarsi debole e arrendevole con i malviventi. Invece la polizia mi pare che stia subendo, forse per la paura di incorrere in altre ingiuste incriminazioni. Ma non mi sembra un buon motivo per farsi pestare. Confido in un'azione più dura da parte dello Stato, allo scopo di arginare subito questa deriva, che mina le fondamenta dello Stato di diritto.

Colpevole di tutto questo non è Landini, ma un sistema culturale di cui Landini fa parte e un tipo di mentalità che Landini condivide e sposa, quella caratteristica dei progressisti, i quali in coro, ormai da mesi, attaccano le forze di polizia in tv e sui giornali, legittimando di fatto il ricorso alla forza bruta da parte dei manifestanti e sdoganando i metodi squadristi in nome dell'antifascismo, del pacifismo e dell'inclusività, come se lanciare sassi, petardi, bombe carta, sedie, pali contro donne e uomini in divisa fosse legale, pacifico, giusto, umano, legittimo, nobile e configurasse un comportamento che rientra nel diritto di manifestare e non costituisse, invece, reato.

Abbiamo preso una china pericolosa e mi preoccupa assistere a questa quotidiana opera di demonizzazione e di criminalizzazione, appoggiata dai media, proprio di coloro che sono deputati a garantirci tutela e sicurezza e che, correndo rischi

di ogni genere, pattugliano le strade per assicurarci protezione.

Lo ribadiamo ancora: noi stiamo con le forze di polizia. Dalla parte della legalità e della legge. Su questo non possono e non devono sussistere ambiguità.

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