Cellulari lasciati in carica per tutta la notte, computer connessi a internet e in costante aggiornamento, televisori smart pronti a trasmettere in qualunque momento della giornata. Se i dispositivi di nuova generazione hanno reso più comoda la vita di milioni di persone, il loro costante collegamento alla rete elettrica è diventato un costo, in termini sia economici sia ambientali, sempre più alto. E nella maggior parte dei casi poco conosciuto.
Ogni anno una famiglia europea spende mediamente 70 euro in più di elettricità a causa degli apparecchi lasciati in stand-by. Spenti, insomma, solo in apparenza. Ma in realtà sempre attivi e in grado di assorbire per ogni abitazione 350 kilowatt ora in più di energia. Nel complesso l'equivalente della produzione di tre centrali elettriche.
La fotografia dello spreco è stata scattata da un recente studio del progetto Selina - Standby and off-mode energy losses in new appliances - supportato dalla European commission's agency for competitiveness and innovation. Dalla ricerca condotta in tutta l'Unione europea emerge che il consumo degli elettrodomestici «in pausa» rappresenta l'11% dei consumi casalinghi di una famiglia di quattro persone. Questo significa che almeno un decimo dell'energia utilizzata ogni anno nel vecchio continente potrebbe essere risparmiata con qualche accortezza in più. Anche perché i vampiri silenziosi dell'elettricità non causano danni solo al portafoglio. Secondo lo stesso documento, il solo fatto che i dispositivi abbiano la spina inserita nella presa di corrente produce l'immissione di 19 milioni di tonnellate di anidride carbonica in più.
IL BOOM RECENTE
«Negli ultimi anni c'è stato un aumento esponenziale degli apparecchi casalinghi che consumano elettricità anche in modalità pausa conferma Matteo Di Castelnuovo, direttore del master in Sustainability and energy management all'Università Bocconi di Milano -. Questo perché sono sempre connessi a un wi-fi e quindi hanno bisogno di un minimo di alimentazione per poter funzionare». Ci sono proprio i computer fissi in cima alla lista degli elettrodomestici meno sostenibili, con dieci euro in più in bolletta ogni anno riconducibili proprio alla modalità stand-by. La sola fase dormiente della scheda madre di un pc costa circa 1,4 euro all'anno: considerando tutti gli apparecchi presenti nel nostro Paese si arriva a un consumo complessivo che oscilla fra 30 e 40 megawatt, per un esborso di quasi 60 milioni di euro annui.
Ma non è solo internet a causare gli sprechi. Perché anche i piccoli elettrodomestici tradizionali consumano da spenti, per il solo fatto di essere collegati alla rete elettrica. E così la classifica vede al secondo posto lo stereo che, grazie al led luminoso sempre acceso, succhia altri dieci euro l'anno. Seguito dall'insospettabile caffettiera elettrica, in grado di sprecarne altri sette. A contribuire ai consumi fantasma sono anche climatizzatori e tostapane (quattro euro), spazzolini elettrici e forni (3,50 euro), console per i videogiochi, decoder per la tv e carica batterie dei cellulari, che quasi mai vengono staccati dalla presa quando non servono e proprio per questo continuano ad assorbire energia. Sul banco degli imputati ci sono infine lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici: quando vengono lasciate inavvertitamente accese e con lo sportello aperto assorbono circa cinque watt di potenza in più rispetto a quando sono spente.
PERCEZIONE SBAGLIATA
«Gli utenti non percepiscono assolutamente lo spreco prosegue l'esperto eppure basterebbe cambiare le abitudini per ricevere una bolletta più leggera. Le tv potrebbero essere staccate dalla corrente una volta spente, l'aria condizionata dovrebbe invece essere disattivata dall'interruttore, e non dal telecomando. E poi ci sono i modem: tutti tendiamo a tenerli accesi anche quando partiamo per le vacanze perché non ci rendiamo conto che la loro vita in modalità stand-by ha comunque un costo».
La disattenzione generale ha una causa: è difficile immaginare che un apparecchio spento possa comunque assorbire energia. Eppure, è così. La «colpa» è soprattutto di alimentatori e sensori. I primi trasformano la corrente elettrica da alternata a continua, i secondi collegano il dispositivo al segnale del telecomando. Per funzionare, entrambi usano energia. Proprio per questo l'Unione Europea ha emanato una norma ad hoc, che prevede il consumo massimo di un watt in modalità stand-by. La disposizione è però spesso disattesa visto che, sempre secondo lo studio Selina, un elettrodomestico europeo su tre non è a norma perché usa molta più energia di quanto dovrebbe.
«Vent'anni fa in ogni casa si contavano da tre a cinque elettrodomestici. Lavatrice, frigorifero, una o due tv, telefono fisso evidenzia Luigi Gabriele, presidente di Consumerismo no profit -. Oggi in media ce ne sono da dieci a 15. Solo in cucina ne contiamo almeno sei ai quali si aggiungono minimo due tv smart dagli schermi enormi, altrettanti pc e laptop, cellulari, assistenti digitali, tablet e modem. Singolarmente presi non consumano un'enormità anche da spenti, sommati pesano molto. Nei soli Stati Uniti tutti gli elettrodomestici lasciati in modalità stand-by consumano il 60 per cento in più di un Paese come la Svezia».
In questo campo, tra l'altro, non esistono sostanziali differenze fra le diverse classi sociali e di reddito. Anzi.
«Per assurdo questi consumi fantasma sono più elevati fra le fasce di popolazione meno abbienti, perché queste non rinunciano ad acquistare dispositivi hi-tech ma allo stesso tempo non cambiano abbastanza spesso gli elettrodomestici in modo da scegliere modelli in classi energetiche più favorevoli puntualizza Gabriele -. In Germania un apparecchio viene sostituito mediamente ogni due anni, in Italia dura almeno il doppio».
Da una parte questo è vantaggioso, perché consente di risparmiare in termini di raccolta e smaltimento dei rifiuti elettronici, dall'altro determina la presenza di apparecchi obsoleti e quindi più dispendiosi dal punto di vista energetico. Per questo è importante imparare a leggere bene la bolletta della luce. A chiarire le diverse componenti è Arera Autorità di regolazione per energia reti e ambiente che spiega come il 13% sia costituito da imposte, il 19% dal trasporto e gestione del contatore, il 20% dai cosiddetti oneri di sistema e un altro 48% dai consumi veri e propri. «È su questi che i cittadini possono imparare ad agire commenta Gabriele -. Ogni gestore vende l'energia al suo prezzo, proprio come accade per i distributori e la benzina. I cittadini hanno imparato ad acquistare il carburante dove conviene, ma non fanno la stessa cosa con la luce. Eppure proprio luce e gas incidono ogni anno per circa duemila euro sul budget di una famiglia italiana di quattro persone. Basterebbe informarsi bene prima di sottoscrivere il contratto per risparmiare fino al 25%».
PICCOLE «DRITTE»
Nel frattempo è possibile usare gli elettrodomestici casalinghi in modo più «furbo».
Per esempio distanziando il frigorifero almeno 20 centimetri dalla parete per favorirne l'areazione, visto che spegnerlo del tutto non sarebbe possibile, o impostando la temperatura della lavatrice a un massimo di 60 gradi ricordando poi di spegnerla una volta terminato il ciclo di lavaggio. Piccole accortezze per spendere meno e ridurre l'inquinamento superfluo.
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