Appello dei genitori ai fratellini in fuga «Non vi puniremo»

Assegnati dal giudice al padre separato, ripetevano: «Scapperemo». Tanti testimoni dicono di averli visti. Ricerche in tutt’Italia

Bepi Castellaneta

da Bari

Li hanno visti vicino al campo di calcetto; li hanno notati mentre vagavano lungo la statale; li hanno avvistati in uno dei crepacci che sprofondano per decine di metri nel fragile terreno che copre come un mantello frastagliato la Murgia barese: in queste ore scandite dall’angoscia, le segnalazioni si accavallano e si mescolano ai dubbi e alle mezze verità che affiorano attorno alla sorte di Francesco e Salvatore, i fratelli di 13 e 11 anni scomparsi lunedì scorso a Gravina in Puglia, centro agricolo di 15mila abitanti a una quarantina di chilometri da Bari. Fino a questo momento nessuna traccia: i ragazzini sono usciti di casa, non hanno preso soldi né vestiti né cibo; hanno solo detto «andiamo a fare un giro».
A distanza di tre giorni si rincorrono le ipotesi, che hanno invaso le strade di questo paese sospeso tra Puglia e Basilicata, un territorio segnato da una serie di burroni noti come «gravine» che danno il nome alla cittadina, veri e propri canyon naturali illuminati adesso dai riflettori della polizia alla ricerca dei bambini. Gli investigatori hanno imboccato una pista ben precisa: «Allontanamento volontario», ripetono. Insomma una fuga, pianificata e messa in atto dai ragazzini per lasciare l’abitazione dove vivevano con il padre e la compagna e i figli della donna, una corsa verso un destino diverso e lontano da quel contesto familiare delineatosi dopo la separazione dei genitori, una situazione che loro non hanno mai accettato. Al contrario, quella separazione era rimasta un trauma tutt’altro che superato e più volte i fratellini avrebbero minacciato di lasciare la casa, un’abitazione nel centro del paese, proprio vicino al commissariato. «Scapperemo», avrebbero confidato a qualche parente. E probabilmente così stato, ad appena venti giorni di distanza dalla decisione della magistratura sull’affidamento.
La sorella, invece, vive con la madre e il compagno della donna a Santeramo in Colle, un paese vicino. Tutto questo potrebbe aver alimentato la disperazione e innescato la fuga, cominciata lunedì pomeriggio. Erano le 18 quando i due hanno detto al padre che uscivano: il maggiore, Francesco, poco più di un metro e 55 di altezza, occhi castani, indossava pantaloni color panna, camicia bianca, felpa verde militare, scarpe da tennis; Salvatore, un po’ più basso, capelli neri come sempre portati a spina con il gel, aveva una lunga maglia arancione con scritte blu e cappuccio, blue jeans, scarpe da tennis. Avevano un orario di rientro ben preciso: le 20.30, ma non sono tornati. Alle nove della sera il padre, operaio di un’azienda che distribuisce carburante, si è messo a cercarli: è uscito, ha girato per il paese, ma è stato inutile. E il giorno dopo ha presentato denuncia di scomparsa al commissariato. La polizia ha fatto scattare subito le ricerche: sono stati battuti palmo e palmo il centro, le periferie e anche i dintorni. Ma non solo: sono stati interrogati parenti, amici, conoscenti, compagni di scuola. Niente, nessuno ha saputo fornire indicazioni davvero utili alle indagini: solo segnalazioni, una serie di avvistamenti che traballano per l'assenza di riscontri. L’unico elemento che viene preso in considerazione è il racconto di un agente che ha dichiarato di aver visto i due fratellini ieri mattina alle 8 sulla statale verso Altamura e Santeramo in Colle. Ma non è riuscito a bloccarli. Intanto la polizia prosegue nei controlli: sono arrivati rinforzi da tutta la regione, ci sono agenti dappertutto, la zona è presidiata. Tutto inutile, almeno fino ad ora. E ieri è arrivato l’appello disperato dei genitori.

Ognuno ha lanciato il proprio: «Tornate a casa, non vi faccio del male», sono state le parole di Filippo Pappalardi. Ribadito dalla ex moglie: «Ciccio, Salvatore fatevi sentire non vi succederà niente, mamma vi aspetta».

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