Sono i termometri del malessere in città e in questo periodo segnano febbre alta. Curiosando nei centralini sintonizzati sulle angosce che percorrono Milano, ci si imbatte sempre più spesso in storie di ordinaria solitudine. Giorgio, 47 anni, sposato, due figli, ha appena ricevuto la lettera di licenziamento e non sa a chi confidare la depressione che lo schiaccia. Sandro ha in mano il referto che attesta la sua sieropositività. Ha 29 anni. Prima si chiude in se stesso poi, all'improvviso, si attacca alla cornetta: «Pronto, ha cinque minuti da dedicarmi? Lei è la prima persona con cui parlo da 48 ore».
Escludendo le linee dedicate a chi ha problemi specifici come Telefono Donna, Telefono Azzurro per i minorenni, Telesoccorso Anziani, Progetto Itaca per i disturbi psichici e via elencando, a Milano da tempo esistono tre centralini «generalisti» che raccolgono gli sfoghi della gente comune: Voce Amica, (tel. 02 70100000) è un telefono laico e aconfessionale nato nel 1985 e attivo dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 24 tutti i giorni; Telefono Amico (02 6366) è attivo 24 ore su 24 ed è stato ideato nel 1964 da Padre Eligio Gelmini, fondatore di Mondo X e confessore di calciatori ai tempi del Milan di Gianni Rivera; infine Telefono Amico Centro di Milano (02 55230200) è attivo dal 1967 tutti i giorni dalle 18 alle 24 e fa capo a un network nazionale che si chiama Telefono Amico Italia.
Una realtà poco esplorata che presenta cifre di tutto rispetto: complessivamente le tre linee raccolgono qualcosa come 48mila chiamate all'anno da altrettanti milanesi che vogliono soprattutto parlare a ruota libera dei propri problemi. Addirittura, in periodi di recessione economica come l'attuale, i centralini diventano roventi passando a 160 telefonate al giorno: «Un vero e proprio boom - svelano gli operatori - accentuato dalla concomitanza delle vacanze natalizie, da sempre responsabili dell'acuirsi di depressioni e stati ansiosi».
Numeri che non si discostano troppo dalle medie del passato. A fare la differenza, semmai, è la qualità delle chiamate che hanno una durata media di 20 minuti ciascuna. Oggi a telefonare con più frequenza non sarebbero più i disoccupati, gli anziani, i malati o gli infelici in amore: «Sono soprattutto persone di sesso maschile che appartengono alla classe media - dice il sociologo Enrico Finzi, che di recente ha curato per Telefono Amico Italia una ricerca sul tema - con un'età compresa tra i 35 e i 54 anni. Tutta gente che non è sola: spesso ha una moglie o una compagna; ha un lavoro (i non occupati che chiamano sono solo il 12 per cento) e un reticolo di relazioni sociali ma non ha nessuno con cui confidarsi, con cui aprirsi sinceramente. Una convinzione - conclude il ricercatore sociale - che porta queste persone a pensare di essere ancora più sole».
Gli studiosi chiamano il fenomeno «solitudine invisibile» e oggi Milano sarebbe in testa alla classifica insieme a Roma. E se la grande città, come afferma un anonimo volontario al centralino di Voce Amica, oggi trabocca di solitudine, ecco che esplode il bisogno di essere ascoltati. Ma non dalla fidanzata: troppo impressionabile; nemmeno dall'amico che si diverte ad ascoltare solo per elargire consigli non richiesti; tanto meno dal medico. «La gente che ci chiama - diceva anni fa Gaspare Lanza, compianto fondatore di Voce Amica - cerca solo una cosa: comprensione». Si presta orecchio a chi chiama, senza elargire consigli od offrire soluzioni definitive, ma cercando di favorire la riflessione. Alla cornetta siedono volontari passati al setaccio da psicologi e formatori. Ma anche, e questo è il caso di Telefono Amico, magistrati, medici, religiosi e psichiatri ai quali i centralinisti convogliano le richieste di soccorso ritenute più gravi.
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