Ieri, come prima notizia, abbiamo letto che il prestigioso Oxford Dictionary, dopo un'analisi dei propri dati linguistici e della discussione pubblica mondiale, ha scelto la parola dell'anno: Brain rot, traducibile come «putrefazione del cervello», in riferimento all'influenza devastante che i contenuti online hanno sulle nostre capacità cognitive. Insomma, la pesante dieta digitale a cui siamo sottoposti post, reel, video di incidenti, di sfide estreme e di coccodrilli che azzannano bisonti ci sta facendo marcire il cervello. E ci siamo detti d'accordo.
Poi abbiamo letto su Repubblica l'articolo di Francesco Piccolo scrittore più ideologico che bravo, giro Einaudi romana, premio Strega, autore di Fabio Fazio, sceneggiatore di Nanni Moretti e amico di Veltroni in cui si dissocia dall'Oxford Dictionary e dice sostituendo luogo comune a luogo comune che la tecnologia non danneggia il cervello anzi lo arricchisce, che telefonini e social sono lo strumento del futuro e che si devono temere gli «adulti reazionari» e non le nuove generazioni. E ci siamo detti ancora più d'accordo con l'Oxford Dictionary.
E infine, dopo aver letto anche che Piccolo il telefono se lo porta a letto - «lo tratto come tratto i miei figli, forse anche un po' meglio» - ci è venuto in mente di quella volta che, durante la pandemia, in un articolo di
raro egoismo, confessò di avere paura dei propri figli, e che non voleva abbracciarli per timore del virus, dopo tutto quello che leggeva su Internet.E per la terza volta ci siamo detti d'accordo con l'Oxford Dictionary.
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