- Cosa si nota dalla faccia di Filippo Turetta mentre attende il verdetto della sentenza all’ergastolo? Quanto sia invecchiato in un anno. Aveva la faccia da ragazzino, ora non più.
- A quanto pare a Borkum, un’isola nel Mare del Nord, ogni 5 dicembre si celebra la notte del Klaasohm “durante la quale un pugno di uomini travestiti da bestie con enormi corna bianche danno la caccia alle donne e le seviziano con un corno di mucca. Fino agli anni 90 era riempito con la sabbia per fare più male alle vittime”. Possibile? Sì, certo. Così almeno raccontano alcune delle donne che si sono sentite violate. Però è anche vero che domenica scorsa 200 signore sono scese in piazza chiedendo a tutta la Germania di non rovinare una festa che, magari, ad alcune sarà sembrata barbara e ad altre invece solo goliardica. Ma in tempo di #MeToo questo confine ormai non lo considera più nessuno.
- “Il M5S da lui fondato da Grillo è morto, su questo ha ragione in un certo senso, ma non sono morti i principi e i valori perché c'è stata una rifondazione”. Lo dice Giuseppe Conte, per la prima volta dopo anni d’accordo con l’ex comico. E su questo siamo d’accordo. Ma Giuseppi mente con una bugietta. Di sicuro adesso il Movimento ha "nuovi obiettivi strategici, politici" che non erano stati pensati "nel progetto originario”. Ma non è vero che “i principi e i valori” restano quelli di un tempo. Ce li elenchi. La politica non come professione? Andata al diavolo. Le rendicontazioni online? Roba del passato. L’autobus per andare alla Camera? Giammai. Il “no” di principio alle alleanze con i vecchi partiti? Dimenticato tutto. Il limite ai due mandati? Morto e sepolto. Il non essere né di destra né di sinistra? Sciolto nell’acido del progressismo. È rimasta giusto la battaglia sul reddito di cittadinanza, per il resto Conte ha creato una roba nuova con qualche volto del passato. Ma purtroppo per lui, e per fortuna per noi, non è più il grillismo del VaffaDay.
- Forse però Conte legge questa nostra rubrica, perché oggi a Mattino Cinque ripete quello che abbiamo scritto ieri. Ovvero che Beppe Grillo non può far tanto la morale all’ex premier perché se c’è uno che ha tradito i valori del Movimento quello è stato proprio l’ex comico dando il via libera al governo Draghi. "C'è un aspetto fondamentale che sfugge a Grillo - dice Giuseppi -: si è rotto qualcosa con la comunità degli iscritti, dunque non avrebbe mai deciso di votare la cancellazione della figura del garante, ma l'ha fatto perché c'è stato il momento in cui ha detto: 'Draghi grillino, Cingolani l'elevato che realizzerà transizione ecologica”. Verissimo.
- Di sicuro c’è una cosa: se il M5S perderà ancora voti, soprattutto quelli garibaldini, il rischio è uno solo: che il centrosinistra non veda mai vita. O meglio: non possa puntare alla vittoria. Certo, i delusi del contismo potrebbero transitare in Alleanza Verdi e Sinistra (Bonelli già sogna), ma non è detto funzioni. In fondo i grillini sono sempre stati contro l’immigrazione, e Fratoianni e soci hanno fatto eleggere Soumahoro.
- L’arrivo nell’App IO dei documenti in formato digitale è una grande notizia. Rivoluzionaria. Col cellulare acceso, non avremo più bisogno di portare in giro patente e tessera sanitaria. Segnaliamo però due cosette. Mi chiedo come sia possibile che non ci sia sin da subito anche la carta di identità, visto e considerato che l’App chiede l’utilizzo del documento elettronico (o dello Spid) per potervi accedere. E poi scusate: oltre che a digitalizzare il tutto, non sarebbe il caso di ridurre il numero di queste inutili tessere? Ogni cittadino deve portare con sé: patente, carta di identità, tessera sanitaria, un tempo anche il green pass. Non si potrebbe banalmente istituire un documento unico, aggiornabile, in cui vengono “caricati” i dati via via che uno consegue questa o quella patente, cambia regione e residenza? Anche perché sono tutte informazioni che le varie articolazioni dello Stato (Comuni, Anagrafe, Motorizzazione, Aziende Sanitarie) hanno già, basterebbe condividerle. Troppo difficile?
- Forse, finalmente, abbiamo raggiunto un minimo di civiltà giuridica. Grazie a Sanremo. Come ci fa notare oggi Repubblica, infatti, Fedez ed Emis Killa saranno al Festival “nonostante le amicizie criminali dei rapper con la curva Sud di fede milanista”. Va bene. Saranno anche legati ad un narcotrafficante. Avranno pure amicizie rivedibili. Ma è forse un reato bersi una birretta col capo ultras del Milan? No. Sono forse stati condannati? No. Quindi hanno tutto il diritto di partecipare a Sanremo. Fine. L’unica cosa che ci auguriamo è che né Federico Lucia né il collega si mettano sul palco a farci la morale su razzismo, fascismo, giustizia e antifascismo. Non ne hanno lo standing.
- La federazione calcistica inglese ha chiesto ai capitani di indossare una fascia da capitano “Rainbow” a sostegno dell’incisività e dell’accettazione della comunità Lgbtqxyz. Marc Guehi, capitano del Crystal Palace, l’ha messa e sopra ci ha scritto “Jesus love you”. Per questo rischia una squalifica. Giusto? Sbagliato? Giusto, perché il regolamento vieta espressamente ai calciatori di esporre messaggi di tipo politico, religioso o personale. Fine della storia. Bene ha fatto invece Sam Morsy, capitano dell’Ipswich, il quale essendo musulmano si è rifiutato di indossarla. Anche Guehi avrebbe dovuto comportarsi così.
- Poi, se vogliamo, possiamo criticare la FA che chiede ai calciatori di non mandare messaggi politici ma poi si veste di arcobaleno in stile Gay Pride. Un controsenso.
- “Dobbiamo essere tranquilli, non dobbiamo creare provocazioni. Questa è una democrazia, è un paese di legge che rispetta la giustizia. Abbiamo tanta fiducia nella giustizia italiana e se Ramy avrà ragione la giustizia gli darà ragione. Lasciamo la giustizia prendere la sua strada e che le indagini scoprano la verità”. Sono le parole del’imam Mahmoud Asfa ai funerali di Ramy al cimitero milanese di Bruzzano. Che dire? Perfetto, come il padre.
- Secondo gli ucraini, i comandanti russi spiegano ai loro soldati che, nel caso dovessero rischiare di finire nelle mani del nemico, hanno l’ordine di non arrendersi e di suicidarsi. Con un colpo alla nuca, sotto il mento o alla tempia. "È importante mantenere la calma e premere con sicurezza il grilletto”. In caso di poche munizioni, va bene anche una granata. La cosa vi scandalizza? La cosa vi sorprende? Ragioniamo. Se il comandante obbligasse i soldati sarebbe ovviamente orripilante. Se invece fosse un’indicazione per difendere “l’onore del soldato russo”, allora dovremmo allargare la critica anche alla pratica dell’harakiri giapponese. Che, a quanto mi risulta, non provoca pari indignazione nella nostra società.
- Ma perché artisti e vip, ad un certo punto, devono cercare di parlare tutti come Alessandro Giuli? State a sentire Ambra Angiolini alla domanda “cosa è il femminismo”: “Penso di essere alle elementari: se prima non conosco tutto, fatico ad applicarlo alla quotidianità. Credo che oggi il femminismo sia la cosa più divisiva, ma senza approfondire si rischia di scimmiottarne il passato. Il mio è piuttosto donnismo: difendo il fatto di essere donna”. Ma che vor dì?
- Quindi la banda di neonazisti fermata oggi dalla polizia alla fine voleva ammazzare Giorgia Meloni, quella che alcuni - vedi l’ottimo (si fa per dire) Luciano Canfora - aveva definito “neonazista nell’animo”. Mi immagino l’imbarazzo di dover ammettere che i nazisti odiano la Meloni, che però loro disegnano più o meno come neonazista. Cortocircuito modalità on.
- Abituati come sono a dare sempre addosso a chi provoca le crisi di governo, domani i giornali italiani punteranno il dito contro "l'azzardo di Marine Le Pen" che ha fatto cadere il governo Barnier in Francia. Dimenticando tuttavia due cose. Primo, che a votare la mozione di sfiducia è stata anche la sinistra radicale. Secondo, che la colpa di tutto questo caos è solo ed esclusivamente di Emmanuel Macron. Il quale, occorre ricordarlo, dopo aver perso le Europee ha sciolto a sorpresa le Camere, ha portato i francesi al voto, ha preso una sonora scoppola, s'è aggrappato alle desistenze per impedire a Bardella di diventare premier e infine ci ha messo mesi per trovare un capo del governo.
Il quale, povero Barnier, è durato da Natale a Santo Stefano. Macron, vedrete, non si dimetterà. E tutto sommato ne ha il diritto. Ma speriamo che domani i commentatori abbiano il coraggio di ammettere che il fallimento è solo e soltanto suo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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