"Io, minacciato in diretta dall'imam ultraradicale"

L'accusa di Khan, espulso da Bologna in Pakistan: "Biloslavo miscredente al soldo dello Stato ebraico"

"Io, minacciato in diretta dall'imam ultraradicale"
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Zulfiqar Khan, imam di Bologna, espulso dall'Italia per motivi di sicurezza nazionale continua a pontificare dal Pakistan attraverso i social. E invita a dare la caccia ai giornalisti che non gli stanno a genio. In uno dei video sermoni intitolato «la sedizione è peggio dell'omicidio» minaccia chi scrive esortando i musulmani in Italia a «togliere le maschere false dalle facce dei lupi e questi corrotti che stanno portando sedizione sulla terra».

La «prova» è un collegamento con Quarta repubblica dal Libano, durante il mio ultimo reportage di guerra in ottobre, da dove commentavo l'espulsione di Khan spiegando che «era un cattivo maestro» capace di influenzare i giovani musulmani di seconda generazione riempendo loro la testa con la guerra santa. Il decreto di espulsione firmato dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, evidenziava che Zulfiqar ha manifestato una visione integralista ed esaltato il martirio dei mujaheddin nel conflitto israeliano-palestinese rivendicando il sostegno ad Hamas. Dall'autunno 2023 era emerso il suo «crescente fanatismo ideologico» e la «propensione verso posizioni radicali». Oltre che accuse a mezzo Occidente che non prende le distanze da Israele invocando Allah per la distruzione degli oppressori.

Non solo: un personaggino del genere dalla lunga barba argento, in Italia del 1995 con permesso di soggiorno revocato, ha contatti a vasto raggio, anche al di fuori dell'Italia, con «l'Islam ultraradicale».

Non bisogna prendere troppo sul serio, ma neppure sottovalutare l'imam che pontifica dal Pakistan quando mi accusa di essere «un falso giornalista, che sta facendo falsi servizi», una sorta di miscredente prezzolato al servizio dello stato ebraico. «Lui sta appoggiando in qualche modo il regime di Nethanyahu, un regime terrorista» punta il dito Khan.

Neanche si rende conto che proprio sul terrazzo di Beirut da dove facevo il collegamento «incriminato», pochi giorni dopo mi sono beccato un missile israeliano a 500 metri, che puntava ad un pezzo grosso di Hezbollah nel centro della capitale libanese.

E a proposito di falsi servizi ho rischiato la pelle entrando a Nabatieh fra le macerie fumanti del centro appena bombardato a tappeto. Nel video sermone Khan utilizza pure uno spezzone del discorso in Parlamento di Angelo Bonelli, elevandolo a campione della verità, quando strappa un applauso parlando dei mandati di cattura della Corte internazionale a Netanyahu e all'ex ministro della Difesa israeliano per crimini di guerra. L'imam espulso vuole giornalisti a senso unico, che non raccontano, come ho cercato di fare fin dal 7 ottobre, tutti i fronti in lotta senza paraocchi. E per questo aizza in italiano dal Pakistan «a non tacere di fronte a falsità. Noi musulmani abbiamo un dovere» di dare la caccia ai giornalisti «veramente peccatori».

Prima di lui un'organizzazione terroristica mi ha condannato a morte, Al Qaida aveva una lista di giornalisti da rapire in Medio Oriente, compreso il mio nome e uno pseudo gruppo hacker jihadista mi ha piratato il sito con tanto di scimitarre e minacce.

Però, senza essere al soldo di nessuno, ho continuato a raccontare anche l'Afghanistan in mano ai talebani, il Libano di Hezbollah ed i territori palestinesi dopo il 7 ottobre. E continuerò a farlo senza farmi intimorire o dettare la linea da un cattivo maestro espulso dall'Italia.

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