Con la decisione di imporre la legge marziale, motivata dalla supposta necessità di difendere il Paese dai comunisti e dai simpatizzanti di Kim, il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol ha firmato la sua condanna. Sei partiti di opposizione hanno presentato una mozione per la messa in stato di accusa del leader di Seoul, che verrà discussa durante una sessione plenaria dell’Assemblea nazionale in programma per il 5 novembre.
A farsi da portavoce di questa mossa è stato il Partito democratico di Corea, la principale forza di opposizione del Paese, sostenuto dagli altri cinque che, già nelle concitate ore di tensione successive all’annuncio di Yoon, avevano espresso la loro intenzione di procedere ad un impeachment immediato. In particolare, 40 deputati avevano definito il presidente come “l’artefice di un atto di tradimento legato a una cattiva gestione dello Stato”.
Hwang Un-ha, capogruppo del Partito di ricostruzione della Corea, ha dichiarato che “mobilitando l’esercito, Yoon ha compiuto un atto equivalente al tradimento. È chiaro che non può rimanere in carica per un momento in più. Pertanto, dobbiamo urgentemente approvare una mozione di impeachment”. Il politico ha anche esortato ogni schieramento dell’arco parlamentare a sostenere la mozione, che dovrebbe essere messa ai voti il 6 o il 7 dicembre.
La Costituzione del Paese asiatico, infatti, prevede che essa debba essere votata non più di 72 ore dopo la sua presentazione. In caso di sua approvazione, la mozione dovrebbe poi passare alla Corte costituzionale e, se almeno sei giudici dovessero accettarla, il presidente verrebbe sospeso dall’esercizio del potere durante il processo fino al pronunciamento della sentenza.
Dopo la presentazione della mozione, il premier Han Duck-soo ha affermato che, in qualità di primo ministro e supervisore del gabinetto, "mi assumo la piena responsabilità di tutti gli eventi che hanno portato a questo" e che servirà il popolo "fino alla fine". "Da questo momento in poi, il gabinetto deve adempiere ai propri doveri per garantire la stabilità della nazione e che la vita quotidiana delle persone rimanga inalterata", ha aggiunto. Il ministro della Difesa Kim Yong-hyun ha annunciato le sue dimissioni, assumendosi la "piena responsabilità" per la preoccupazione generata nella popolazione a seguito dell'imposizione, seppur breve, della legge marziale.
In precedenza, il leader del Partito democratico Lee Jae-myung aveva duramente contestato la proclamazione della legge marziale, definendola incostituzionale e illegale. Subito dopo la revoca della misura d’emergenza votata all’unanimità dall’Assemblea nazionale, parlando con i giornalisti aveva affermato che “la proclamazione della legge marziale da parte del presidente Yoon non ha assolutamente soddisfatto i requisiti sostanziali previsti dalla Costituzione e dalla Legge sulla legge marziale. Il presidente Yoon ha tradito il popolo. La sua dichiarazione illegale di legge marziale è nulla e priva di valore. Da questo momento, Yoon Suk Yeol non è più il presidente della Repubblica di Corea”.
La situazione in Corea rimane comunque tesa. I sindacati hanno annunciato uno sciopero generale fino a che il presidente non lascerà la sua carica e il capo di Stato maggiore, l'ammiraglio Kim Myung-soo, ha ordinato alle forze armate di mantenere una postura di massima prontezza al combattimento contro le potenziali minacce provenient da Pyongyang.
Durante una riunione con i vertici dell'esercito dopo la revoca della legge marziale da parte dell'Assemblea nazionale, ha ordinato al personale militare di "proteggere la sicurezza pubblica come priorità assoluta e mantenere una postura di prontezza ferma affinché la Corea del Nord non prenda decisioni errate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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