La grazia a Biden figlio rivela Biden padre

Biden, che incarna il perfetto democratico doppiopesista e doppiomoralista, il quale predica bene per poi razzolare male senza alcun imbarazzo, ci ha ingannati

La grazia a Biden figlio rivela Biden padre
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Caro Direttore Feltri, è imbarazzatissimo il silenzio dei progressisti nostrani di fronte alla grazia concessa dal presidente Biden al proprio figliolo Hunter. Imbarazzo giustificato dal fatto che per mesi hanno osannato il vecchio Joe come simbolo della democrazia, del rispetto delle leggi, della solidarietà, scoprendo ora che, sotto sotto, nutre nei confronti della magistratura un totale disprezzo, avendo definito il suo atto come «dovuto» di fronte ad accuse ingiustificate. Capito? Si è comportato peggio di Berlusconi, quello che i paladini della democrazia hanno sempre condannato...

Gianluigi De Marchi

Caro Gianluigi,
è «piena e incondizionata» la grazia firmata da presidente degli Usa Joe Biden in favore del figlio Hunter, al quale, in pratica, il dem ha salvato il fondoschiena dal concreto rischio di finire in galera da qui a poche settimane con una condanna che avrebbe potuto consistere addirittura in venticinque anni di detenzione. I reati contestati: acquisto illegale di armi omettendo di dichiarare la propria dipendenza dagli stupefacenti ed evasione fiscale. Si stima che Hunter non abbia versato al fisco quasi un milione e mezzo di dollari, utilizzati per pagare mignotte, droga, alberghi di lusso, vestiti, automobili costose. Per i democratici la magistratura ha sempre ragione fino a quando non sono loro stessi a dovere essere giudicati o ad essere condannati, in questo caso, i giudici sbagliano e addirittura perseguitano. Biden si è spinto al punto di affermare, allo scopo di giustificare una grazia la cui ragione risiede unicamente nel vincolo del sangue, che il figlio sarebbe stato preso di mira dal sistema giudiziario in quanto rampollo di Joe stesso. Il che non sta proprio in piedi. Il presidente racconta che il martire Hunter è «sobrio da ben cinque anni e mezzo» e che adesso occorra mettere fine a questo accanimento giudiziario, che sarebbe di tipo politico, nei confronti di una così bella e pulita persona. Biden sostiene di «credere nel sistema giudiziario» ma che il processo che vede imputato il figlio «sia stato infettato e abbia portato ad un errore» e aggiunge che si augura che gli americani «capiscano perché un padre e un presidente siano giunti a questa decisione». Tradotto: il tribunale si sbaglia, perché lo stabilisco io, mio figlio è innocente e immacolato ed io lo grazio, calpestando altri poteri dello Stato di diritto, di cui, pur essendo presidente, me ne infischio.

Fa effetto sentire queste parole da parte di un uomo che aveva più volte garantito che non avrebbe assolutamente interferito nelle vicissitudini giudiziarie del figlio e che non avrebbe adoperato il suo potere per metterlo al riparo da eventuali condanne, rispettando il ruolo della magistratura.

Il minimo che si possa dire di Biden è che sia un perfetto ipocrita, il quale, a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, contravviene a valori, principi, affermazioni, per sottrarre dal giudizio e dalle sue responsabilità il proprio congiunto. Siamo davanti ad un uso assolutamente personalistico, spregiudicato e quindi pure illegittimo della cosa pubblica e delle facoltà attribuite al presidente. E stupisce che tale atto sia stato posto in essere da uno di quei democratici che hanno sempre tacciato Trump di avere un atteggiamento irrispettoso nei confronti della legge e degli operatori del diritto, nonché di non sopportare d'essere indagato e processato. Sta di fatto che Trump non ha mai cercato vie di fuga, ha sempre accettato di essere sottoposto ad indagini e procedimenti, uscendone sempre a testa alta. La stessa cosa non può dirsi di Biden, che sostanzialmente fa credere che il potere giudiziario sia soggetto al controllo di non meglio precisati nemici politici, i quali si sarebbero inventati i delitti di Hunter per ostacolare il babbo. La trama è alquanto fantasiosa.

Biden, che incarna il perfetto democratico doppiopesista e doppiomoralista, il quale predica bene per poi razzolare male senza alcun imbarazzo, ci ha ingannati. Credevamo fosse rincoglionito, ma è stato furbo e sveglio. E giocarsi adesso la carta del buon padre che non può fare a meno di tendere una mano al proprio figliolo, adulto e vaccinato, non produce negli americani un sentimento di comprensione e compassione, bensì disprezzo e rabbia. Essi si sentono giustamente presi per i fondelli. E non mi meraviglia che tale Hunter sia individuo antisociale, pericoloso, dedito ad ogni genere di vizio, incapace di compiere il proprio dovere, di rispettare le regole. Non credo che questa sia la prima volta che il padre interviene per salvaguardarlo dalle conseguenze delle sue proprie azioni.

Hunter è il prodotto di Joe, di un papà che non lo ha educato e punito a dovere, quando sbagliava, e che poi si ritrova a dovere firmare la sua grazia per salvarlo per l'ennesima volta. Stavolta dalla prigione. Ma non certamente da se stesso.

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