ARROGANZA E CONFUSIONE

Ieri, al Senato, senza il voto dei senatori a vita, Prodi e compagni sarebbero andati a casa. Che bellezza se fosse successo. Purtroppo non è stato così. Questo governo ormai resta in vita grazie ai senatori a vita. Se no sarebbe morto. Ieri hanno vinto per 5 voti: 162 sì, 157 no, se si tolgono i voti dei senatori a vita la Cdl ha preso più voti del centrosinistra. Questa è la debolezza numerica di questo governo. Ben peggio è la sua debolezza politica, cioè quella di un esecutivo che ha contro la maggioranza degli italiani. E questo è il fatto più grave, ovviamente.
È noto che talora l’arroganza sia un frutto dell’insicurezza. Non è il caso del professor Prodi e compagni. In questo caso l’arroganza non è dovuta a nient’altro: è una caratteristica caratteriale e comportamentale totalmente in armonia con la loro concezione della politica, in particolare di quella economica, la loro medicina è giusta indipendentemente dal fatto che il malato dopo la sua somministrazione stia peggio di prima. Ieri, a Bruxelles, il presidente del Consiglio ci ha deliziato con una della sue frasi lapidarie. «Bere la medicina non piace a nessuno - ha sentenziato - e chi non vuole bere la medicina amara vuol dire che non vuole guarire».
Meno male non ha detto «calice amaro», se no avremmo temuto per lui una crisi mistica. Ha detto medicina ma è anche peggio perché che questa sia una medicina per l’Italia ormai non l’ha più detto neanche Visco. Lo ripetono solo Prodi e Padoa-Schioppa. Quest’ultimo ha detto che questo è un regalo che facciamo al futuro del Paese. Boh. Questa Finanziaria aumenta le tasse e le spese. Questo è quello che è certo, né l’una né l’altra cosa aiutano il futuro del Paese.
C’è poi un’altra questione che forse è anche peggiore di quella precedente. Questa è una Finanziaria a scatola chiusa. Nessuno sa cosa c’è dentro. Non lo sanno, o fingono di non saperlo, neanche i ministri. Figuriamoci gli italiani. Ora la Finanziaria, in quanto ci sono le tasse di mezzo, è il momento della vita democratica di un Paese nel quale il popolo dovrebbe essere informato in modo esatto e semplice così da decidere se chi lo rappresenta può avere ancora la sua fiducia o no. Certo, fra poco tempo, tutti gli italiani queste cose le sapranno mettendosi la mano in tasca. Ma la democrazia richiederebbe altro.
Prendete, solo per esempio, quello che questo giornale ieri ha rivelato, e cioè questo colpo di spugna che era nascosto in un comma della Finanziaria e che avrebbe cancellato i reati degli amministratori locali non costringendoli più al risarcimento di quello che avevano rubato. Di Pietro non ne sapeva nulla e, non potendo più inviare avvisi di garanzia, ha mandato a dire a Prodi che se non lo cancella con un decreto successivo lui esce dal governo. Che casino.
Per non parlare della cosiddetta fase due. Fassino dice che dovrà essere la fase delle grandi riforme tra le quali quella delle pensioni. Russo Spena (Rifondazione comunista) ieri, al Senato, ha dichiarato che la fase due dovrà essere quella del risarcimento alle classi disagiate.

Ovviamente le cose non stanno insieme come non ci sono state in questa Finanziaria, come non ci sono state nel Dpef, come non ci sono state durante la campagna elettorale.
I lettori non devono sperare in una caduta del governo Prodi. Ahinoi. Ma certo la loro situazione interna e nei rapporti col Paese sarebbe difficile immaginarla peggiore.

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