Così l'iconico "Ico" Parisi creò il suo mondo di vetro

Spirito eclettico, fu un vero maestro del design del mobile degli anni '40 e '50. Geniale anche nelle "arti minori"

Così l'iconico "Ico" Parisi creò il suo mondo di vetro

Parisi, che di nome faceva Domenico- ma per tutti e per sempre fu «Ico» - era nato a Palermo nel 1916 da padre e madre siciliani trapiantati in Piemonte e poi trasferiti a Como. Che divenne la sua città e il suo lago, sulle cui rive tra gli anni '40 e '60 si ritrovò un gruppo di artisti, architetti e intellettuali fra i più brillanti e «avanguardisti» dell'epoca: Giuseppe Terragni (sarà Ico Parisi a documentare con un servizio fotografico passato alla storia la sua meravigliosa e rivoluzionaria Casa del Fascio di Como per la rivista Quadrante nel 1937), Massimo Bontempelli, Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri, Marcello Nizzoli, Mario Radice, Manlio Rho, Sartoris...

Ico Parisi fu progettista, designer, grafico, fotografo, regista (adorava il cinema), pittore (quando lo scorso luglio Maurizio Cattelan espose all'Hangar Bicocca una gigantesca scultura-monolite in resina di 18 metri raffigurante un aereo che s' infila in una torre, qualcuno si ricordò di un quadro dall'identico soggetto di Ico Parisi, del 1985, esposto proprio qui, alla Pinacoteca civica di Como), e poi architetto (con laurea tardiva, nel '52) ma soprattutto tra i più grandi esponenti del design del mobile degli anni '40 e' 50 del Novecento. Oggi i suoi pezzi originali- tavoli e poltrone in particolare - sono battuti alle aste a cifre record. Eclettico, fantasioso, creativo, spiazzante: Ico Parisi fu un artista unico. Assieme alla moglie Luisa Aiani (1914-90), anche lei progettista e designer, formò una coppia d'arte strepitosa: nel 1948 aprirono nel centro storico di Como, in via Diaz, un luogo magico destinato a durare fino al '95, «La Ruota», un po' negozio d'arte, un po' studio di progettazione, un po' cenacolo culturale che vedrà il passaggio di amici come Lucio Fontana, Fausto Melotti, Mario Radice, Osvaldo Licini... Lui era legatissimo a Gio Ponti, e guardava al genio di Gaudì e di Le Corbusier.

Eppure, purtroppo, fuori dagli addetti ai lavori, dai collezionisti voraci (Giampiero Mughini è un cacciatore dei suoi pezzi scelti) e dai pochi agguerriti fan, Ico Parisi è ancora poco conosciuto. Ora però la sua Como gli dedica una mostra che, pur concentrandosi sulle arti dette malamente «minori» - oggettistica e complementi d'arredo: sculture-soprammobili, bicchieri e vasi in vetro, giochi da tavolo, ceramiche smaltate - apre una finestra su tutto il mondo creativo e incredibilmente innovativo di Ico&Luisa: si intitola Universo Parisi, è aperta alla Pinacoteca civica di Como (fino al 28 maggio) ed è curata da Roberta Lietti con un riuscitissimo progetto espositivo, fra tavoli rotondi girevoli e musiche d'epoca, firmato da Cristiana Lopes e Giacomo Brenna. Se volete trascorrere anche solo un'ora tra «cose» belle, in un ambiente bello, dovete venire qui per una visita.
La mostra si snoda su tre ambienti, lungo un immaginario sentiero della modernità, al piano nobile della Pinacoteca (e di sopra, nella collezione permanente, un'intera sala è dedicata alla pittura e ai mobili di Ico Parisi) e mette insieme oltre cento pezzi, molti dei quali provenienti da prestatori privati, e alcuni, pur prodotti in serie, ma evidentemente in numeri molto bassi, rarissimi o mai visti. Gli appassionati dei Parisi impazziranno, chi non li conosce imparerà ad amarli.

Nella prima sala sono stati collocati alcuni dei mobili originali in legno, disegnati dallo stesso Ico Parisi, che allestivano la galleria-atelier «La Ruota», dal '48 agli anni '90. Qui sono sistemati oggetti realizzati dalla vetreria d'arte Barovier&Toso, il primo vetro disegnato da Parisi nel'56 e rielaborato negli anni '70: un vaso da terra, altissimo, a forma cilindrica, colorato e sfumato, retto da una base in acciaio spazzolato; e poi press papier e i «cachepot Luisa», una serie di secchielli in vetro trasparente blu, verde, bianco giocati su un perfetto rapporto tra diametro e altezza...
Nella seconda parte, suddivisa in due sale, e siamo nel cuore della mostra, i pezzi d'arte sono posati su grandi tavoli che ruotano, sorta di isole della fantasia, una per ogni serie o famiglia di oggetti (mentre alle pareti sono appesi schizzi e disegni coloratissimi) trasportandoci negli anni '60 più pop: portamatite, vasi per fiori, oggetti «inutili», i pazzeschi «vetri crudeli», fermacarte (come una mai vista «chiave inglese»), labirinti, portaoggetti, sia in vetro sia in ceramica, dopo l'incontro, nei primi anni '60, di Parisi con Pompeo Pianezzola, artista e art director di una storica manifattura di ceramica artistica del Vicentino, la Zanolli&Sebellin.

«Per loro Ico disegna una serie di oggetti giocati su forme geometriche solide come il cubo, la sfera e il cono che sembrano evocare, nella loro semplicità, i giochi dei bambini - ci racconta Roberta Lietti, la curatrice - ed è una ceramica "pop", ironica e originale caratterizzata da scelte cromatiche forti e contrastanti: il bianco che si scontra con il colore rosso vivo, i cubi colorati che si sovrappongono, i fumetti, gli occhi, le labbra rosse di Marilyn che mettono in mostra l'attrazione di Parisi, quasi ossessiva, per il corpo umano». Ed ecco il vaso Bocca, le sfere Occhi, il vaso e la ciotola Impronta che riproducono, in positivo e in negativo, il disegno di una mano... E poi l'«isola» degli anni '70-'80, con una serie di nuovi oggetti in ceramica eseguiti in collaborazione con la Fornace Ibis di Giorgio Robustelli: tazze, teiere, piatti e zuppiere, "pezzi" rotti, bucati, piegati, tutti volutamente inutilizzabili, fino alla radio - la famosissima Cubo di Zanuso - abitata da personaggi grotteschi o da creature dalla bocca aperta, delle faccine che sembrano uscite da un film di Tim Burton, e ancora: oggetti in vetro - sopratutto animali: tucani, pavoni, colombine e gli amatissimi gatti- realizzati grazie all'incontro con Pino Signoretto, maestro del vetro muranese.

E infine, nell'ultima piccola stanza, ecco i due protagonisti, o meglio i loro ritratti, raramente esposti, prestati dagli eredi per l'occasione, e che facevano parte dell'arredamento di casa Parisi.

Luisa, giovane trentenne, è ritratta dal marito Ico «alla rinascimentale», di profilo, nel '47, anno delle nozze; mentre Ico è il soggetto di un caricatura eseguita da Giuseppe Terragni, forse nel '36. Ico e Luisa, uno accanto all'altro, qui - come nella vita - stanno benissimo.

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