A Bologna le visioni pittoriche di Carol Rama

Il museo MAMbo celebra a Villa delle Rose l'artista Leone d'oro alla Biennale

A Bologna le visioni pittoriche di Carol Rama
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Qualcuno, per la sua arte, l’ha ribattezzata la Louise Bourgeois italiana; altri, per le sue liriche, l’hanno accostata alla grande poetessa milanese Alda Merini. Una cosa è certa: Carol Rama, artista torinese vicina al Movimento di Arte Concreta e compagna di strada del poeta drammaturgo Edoardo Sanguineti, è stata una delle maggiori artiste donne del nostro Dopoguerra, anche se non ancora adeguatamente celebrata con una grande antologica.

A dieci anni dalla scomparsa, però, il museo bolognese MAMbo dedica nella settecentesca Villa delle Rose un particolarissimo tributo alla trasgressiva pittrice che nel 2003 ricevette meritatamente il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia. La mostra intitolata “Unique Multiples” accende infatti i riflettori sulla produzione di grafiche frutto del sodalizio, tra il 1993 e il 2005, con l’editore torinese Franco Masoero. A riempire le sale un centinaio di multipli, tra cui anche sculture, che tuttavia Carol Rama rendeva pezzi unici grazie ai suoi interventi ora pittorici ora di assemblage.

Sulle carte scorrono le fantasie oniriche di un’artista visionaria che amava rappresentare le sue inquietudini attraverso quelle che Freud avrebbe definito associazioni libere: oggetti resi feticci, parti anatomiche, scarpe falliche, occhi e bocche interpreti di smorfie ora di dolore ora di piacere. L’artista interveniva sulle sue acqueforti con pigmenti diluiti al fine di esaltare gli accenti dei suoi disegni, in altri casi utilizzava la foglia d’oro, oppure addirittura smalto rosso per le unghie, materiali a sfondo anche simbolico per i suoi temi di bruciante sensualità.

In altri casi interveniva con i collage, uno dei suoi linguaggi preferiti, sovrapponendo pezzi di camere d'aria o ritagli di grembiule da stampatore, e addirittura il fax con una poesia dell'amico Edoardo Sanguineti. «La sua passione bruciante è sempre stata il motore di tutto.

Il suo lavoro è frutto di un potente cortocircuito tra interiorità e mondo esterno, tra spirito inquieto e funzione taumaturgica dell'arte – dice la curatrice Elena Re - rabbia e malinconia ma al tempo stesso gioia e ironia, sono sentimenti contrapposti che tuttavia convivono e scaturiscono dal profondo della sua opera, restituendo al nostro sguardo il ritratto di una donna, o meglio, di un'artista vera proprio perché donna appassionata e coraggiosa».

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