Ora Villa Fürstenberg è la casa della scultura

Un nuovo spazio museale con opere di Mitoraj, Jan Fabre, Botero e altri nella storica residenza

Ora Villa Fürstenberg è la casa della scultura

Una casa che fu luogo di felicità, «con i suoi innumerevoli nascondigli, saloni, stanze, situazioni diverse, ma accomunati dalla medesima magia», dove si muovevano i grandi con le loro vite e le loro leggende perché, arrivando come in un sogno, in quel «piccolo onirico universo», un bambino entrasse nell'adolescenza. Eravamo noi gli adulti, Clara Agnelli, Giovanni Nuvoletti, io e gli ospiti nella villa di Marocco dove si svolsero gli «anni di apprendistato» di Ernesto Fassio Fürstenberg. Alcune di quelle stanze rimangono intatte, con i mobili e i dipinti di allora. Io ho vissuto la dimensione familiare, protettiva di quella casa; e oggi quel bambino è diventato adulto, e la casa è diventata la sede della Banca Ifis. Il bambino Presidente e noi, in altri ruoli, ancora ospiti. Ernesto scrive: «ahimè i genitori invecchiano, ma i ricordi e le sensazioni dell'infanzia galleggiano come sugheri nell'acqua e non vanno abbandonati. E con essi la villa». Così è avvenuto. Perché la memoria non fosse fatta di ombre, Ernesto ha voluto che la villa con il suo giardino entrasse nella dimensione di un parco di scultura in competizione con i giardini della Biennale, e poco lontano da Venezia. Quella villa che, nel '39, donata dal senatore Giovanni Agnelli ai figli immediatamente prima della Seconda guerra mondiale, era stata il teatro del matrimonio tra Clara Agnelli e il principe Tassilo von Fürstenberg, donata del senatore Giovanni Agnelli dopo l'orrida stagione dell'occupazione tedesca, tornò ad essere luogo di favole e, nel 1955, poco dopo il ballo Beistegui in palazzo Labia a Venezia, tra gli estremi bagliori di un tempo perduto, fu ancora, proprio nel vasto giardino, il «mondo nuovo» della festa di nozze tra la principessa Ira von Fürstenberg e il principe Alfonso di Hohenlohe-Langerburg.

Ai tempi miei, negli anni '80, fu il ritiro di Clara liberata con Giovanni Nuvoletti, che affidarono la cura del giardino a Pietro Porciani. Quel luogo sacro che oggi Ernesto ha consacrato al suo tempo, attraverso le sculture di Igor Mitoraj, che nel 1981 io rivelai al mondo, di Roberto Barni, di Manolo Valdés, di Pablo Atchugarry, di Pietro Consagra, di Park Eun-Sun, di Annie Morris, in un luminoso percorso notturno fra acque e ninfee in cui vediamo l'allegoria sacra di Jan Fabre in un'ancora di corallo, segno di resistenza e speranza. E la felicità di un re bambino esultante nell'aragosta di Philip Colbert che afferma la sua vittoria. Così oggi la villa di Marocco, la villa della mia giovinezza felice e dell'adolescenza desiderante di Ernesto, diventa uno spazio di tutti in una notte senza fine. Di qui parte un ponte tra il presente e il passato, verso il futuro. Ed ecco le vite parallele di Ernesto Fürstenberg e di Antonio Canova.

Antonio Canova, da bambino, lavorava nel giardino della Villa del senatore Giovanni Falier a Predazzi di Asolo, sotto la guida dello scultore Giuseppe Bernardi, accompagnato dal nonno scultore e suo primo maestro, Pasino Canova. Oggi il giovane banchiere Ernesto Fürstenberg Fassio, nuovo Falier, riscopre la vera vocazione del giardino della villa veneta della sua famiglia, che è quella di far dialogare la natura veneta con il mondo classico. Così la Villa Fürstenberg Agnelli, diventata senza dissolversi nei primi anni Duemila sede della Banca Ifis, è tornata, insieme al giardino, luogo di idee e incontri. Il suo presidente, Ernesto Fürstenberg Fassio, continua una tradizione, inaugurando il grande giardino degli scultori del nostro tempo che sarà gemellato con il Padiglione Italia della Biennale di Venezia, realizzando così un percorso di sculture monumentali, perfette per i grandi spazi del parco. Vicino alle opere che saranno ospitate all'Arsenale e nei Giardini, il giardino di Villa Fürstenberg Agnelli stabilirà un dialogo vivo tra il mondo antico e quello contemporaneo.

L'arte classica è infatti adeguata alle forme del giardino, come luogo del mito e delle favole villereccie. Come in una nuova Arcadia, le opere già presenti avranno la funzione di far meditare le persone che passeggiano nella natura e nella storia, una volta che il parco sarà aperto al pubblico. Rappresentativo di questo ritorno al mito senza tempo è lo scultore polacco Igor Mitoraj, l'ultimo classico del nostro tempo, un romantico scultore la cui ispirazione è mossa dall'ansia della bellezza dell'antico perduto. Se Canova rappresenta l'ultima testimonianza dell'arte antica, che persevera nella modernità, Mitoraj ne prolunga e ne trasporta il sogno in un presente senza fine. È lo scultore della nostalgia. Dal giardino dove si muovono creazioni di meraviglie, come un teatro di infinite sorprese, un bosco misterioso di apparizioni, ci si può riparare negli spazi interni del teatrino rosa dove ci attende una musica da camera di teste ideali e di animali. Arte antica che dialoga con l'arte moderna, portando nella Villa impreviste collezioni, con la supervisione del ministero della Cultura.

All'esterno, si incontrano classici e astratti: Mitoraj con Atchugarry, perfezionando la ricerca degli anni Cinquanta e Sessanta; Pietro Consagra con Jan Fabre, l'autore di una Pietà di Michelangelo con un teschio al posto del volto, che si misura con la forma di un'ancora rivestita di coralli, tra speranza e fortuna.

A Villa Fürstenberg la realtà supera la fantasia, come nel Bosco Sacro di Bomarzo, e può planare una scenografia del Teatro del silenzio di Lajatico dove canta al cielo Andrea Bocelli, trasportata da un spettacolo alla realtà del giardino: è la Clio di Valdés, che riflette la sua luce dorata nel cielo.

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