Assalto al premier Berlusconi: tutti i segreti del complotto

La sinistra e i giornali amici le hanno provate tutte per abbattere il premier. Ora sono alla caccia disperata di un nuovo "colpo". Vi sveliamo come si muovono per l'ultima "scossa" Zappadu, il paparazzo, promette: sono in arrivo altre foto. Ghedini: "Strategia combinata con l'estero"

Assalto al premier Berlusconi: 
tutti i segreti del complotto

Milano - A metà giugno una voce aveva cominciato a serpeggiare nei Palazzi di Roma: l’assalto al Cavaliere toccherà il culmine alla vigilia del G8. E passerà attraverso una foto. Un’istantanea particolarmente imbarazzante scattata a Villa Certosa. Previsione azzeccata? No, però il gioco al rilancio continua e passa sempre attraverso gli stessi consumati attori. C’è il Times, un tempo quotidiano autorevole e oggi ridotto a portavoce del fotografo sardo Antonello Zappadu, che promette: le foto ci sono e alcune testate europee stanno trattando per comprarle. E poi c’è Massimo D’Alema, il sismologo della politica, che per la seconda volta si traveste da profeta e annuncia: «Ci saranno altre scosse».

D’Alema, il giornale partito La Repubblica e i grandi fogli europei, in testa il Times ed altre testate del gruppo Murdoch, le Procure, in verità più guardinghe di un tempo. Passa attraverso questo triangolo la sfida mortale al Cavaliere. La soluzione finale. L’Armageddon per costringere il premier a dimettersi.

Tutto serve allo scopo. Una escort, Patrizia D’Addario, che si paragona, nientemeno, a Giovanna d’Arco ma che sul rogo ha deciso di incenerire, chissà perché, la propria carriera di accompagnatrice; le sue amiche baresi ai confini con la malavita; le foto vedo-non vedo dell’Uomo Ragno Zappadu, poco d’altro. Sempre nell’attesa, per ora vana, che qualche Pm capisca finalmente il compito che gli spetta: mandare un bell’avviso di garanzia al premier e sporcargli una volta per tutte l’immagine. È successo anche questo: la Procura di Roma ha indagato Silvio per i voli di Stato a tre giorni dal voto, ma l’inchiesta, accompagnata con squilli di tromba da Repubblica e l’Unità, è morta prematuramente.

Però la strategia ha una sua logica: i signori del complotto antiberlusconiano continuano a giocare sul vedo-non vedo, alludo-ma non dico, faccio intendere -ma non svelo. Le cinquemila foto di Zappadu, per esempio, hanno una storia lunga anni, ma naturalmente lui, un vero professionista, non le ha mai vendute. Lavora a lungo in silenzio, invisibile a tutti, anche se è appostato sopra Villa Certosa, dentro il parco, all’aeroporto di Olbia, di giorno, di notte, d’estate e d’inverno. Dovunque, più ubiquo di Padre Pio. Poi dopo aver immortalato il premier ceco nudo che più nudo non si può, Berlusconi che sale sugli aerei di Stato con Apicella, due o tre ragazze che fanno la doccia a seno nudo, mette sul mercato il suo book: cosa fa dunque? Manda 41 scatti a Panorama, poi vende il malloppo a un’agenzia colombiana, mentre il suo avvocato, Giommaria Uggias, diventa improvvisamente eurodeputato dell’Italia dei valori.

Comincia lo stillicidio. Uno scatto al giorno, ma dieci annunci di scatto ogni 24 ore. Le foto sono poca cosa, le voci, i boatos, le didascalie che le illustrano sono bombe. La posologia è studiata. Chi ci sarà nella prossima immagine? Noemi, una minorenne, Gianpaolo Tarantini detto Gianpi per gli amici? Le foto escono a piccolissimi lotti, come una proprietà frazionata da un accorto speculatore: qualche manina si diverte a tenere le fiamme alte. Fino a sfiorare il ridicolo: il 5 giugno, per esempio, El Pais mostra cinque scatti in «esclusiva globale». Cinque su cinquemila. C’è spazio per altre novantanove puntate.

E chi è che soffia sul fuoco? Sempre loro. Gli inglesi del gruppo Murdoch, lo Squalo, il tycoon padrone del Times e di Sky, la tv satellitare in guerra con il Biscione. Ai primi di giugno, il Times aziona come un boia la ghigliottina: «Berlusconi getta la maschera del clown». Il popolo italiano, par di capire, non ne può più di lui, anche se di lì a qualche settimana gli confermerà la leadership del Paese. Pontifica il Times, La Repubblica di Carlo De Benedetti traduce in italiano con le dieci domande sul caso D’Addario, da sommare alle dieci del Noemigate, D’Alema gli regge la coda: «Berlusconi s’indigna perché si fruga nel suo privato? Ma se è stato lui a parlare a Porta a porta dei suoi problemi».

È un meccanismo collaudato. Gli inglesi chiamano, D’Alema interpreta e insieme a Repubblica evoca le Procure. Così, il sito di Foreign policy attacca il solito ritornello sul «settantaduenne tycoon e la diciottenne modella di lingerie», al secolo Noemi. Subito D’Alema cita il sito per prendersela con «l’opinione pubblica narcotizzata» e denunciare lo scandalo degli scandali: «All’estero ci ridono dietro».

Da Noemi a Patrizia. La escort-kamikaze - ma perché? - si fa intervistare dal Sunday Times e da El Pais: descrive e ridescrive la sua notte d’amore con Berlusconi. Non va oltre. Il resto lo fanno i giornali; quelli italiani, da Repubblica all’Unità, aprono un giorno sì e l’altro pure, nuovi filoni investigativi: la prostituzione, la cocaina, il gioco d’azzardo, ogni volta tirano in ballo il premier anche se si parla di un «evento» a Cortina o di un contratto a Bari, setacciano veline, minorenni e maggiorenni, trattano foto con Papi, gioiellini made in Villa Certosa, sms compromettenti. Quelli stranieri li imitano e li superano raccontando un Berlusconi ormai solo, malato, prigioniero nei suoi palazzi: un despota da Basso impero. Chi sono i congiurati? Cossiga, che di complotti se ne intende, immagina un delitto di gruppo, in stile Assassinio sull’Orient Express, e fa dei nomi. Fra gli altri, a impugnare il coltello sarebbero i due editori: l’italiano Carlo De Benedetti, l’australiano Rupert Murdoch.

Si va avanti così: l’annuncio di una foto, l’annuncio di un’inchiesta. Poi il procuratore di Bari gela gli entusiasmi: «Allo stato non c’è bisogno di sentire Berlusconi». Ma i grandi inviati non mollano la presa: Patrizia, Lucia, Barbara. Pure loro con un piccolo kit destabilizzante di foto, questa volta a Palazzo Grazioli: specchi, fon e rossetti. Poi Manila Gorio, transessuale amica di Patrizia, dice due cose interessanti: spiega anzitutto che Patrizia prima di muoversi ha contattato alcuni politici pugliesi. Chi? Non lo svela, però è facile guardare a qualche leaderino rosso nella terra del Pd cara a D’Alema. Non solo. Manila aggiunge che un altro giornale del gruppo Murdoch, News of the world, ha provato a chiederle per ore se pure lei avesse partecipato ai festini di Villa Certosa. Lei ha smentito, ha negato, ha detto no e loro dopo quel carosello di domande non hanno scritto una riga una. È l’informazione a senso unico, sempre nell’attesa di un avviso di garanzia o della foto da ko.

Il binomio si ripete: anche ieri.

Il Times, megafono di Zappadu, evoca le solite foto che sono sempre sul punto di uscire da qualche cassetto, il Sunday Times ritaglia «l’intreccio lesbo che ha fatto ridere Silvio», El Pais strappa una nuova intervista fiume alla D’Addario, D’Alema prevede «nuove scosse». Il tentativo, pare chiaro, è quello di chiudere i conti con il G8: si cerca l’Armageddon. E il coltello scivola da una mano all’altra.

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