Attenti alle trappole della luna di miele

Partenza lampo per scalare una montagna di problemi. A meno di un mese dalle elezioni il governo è nel pieno dei suoi poteri e le Camere sono altrettanto pronte a fare il proprio lavoro. Un buon auspicio dopo i due anni di una maggioranza rissosa e velleitaria con tutti i suoi quotidiani veti e i suoi continui distinguo.
Detto questo, però, è inutile illuderci. La situazione del Paese è grave, più grave di quanto si possa pensare. Sul piano economico, sul piano sociale, sul piano istituzionale. Senza fare l'elenco dettagliato delle sfide che attendono il nuovo esecutivo c’è un pacchetto di questioni che rappresentano un'assoluta priorità. La ripresa di una crescita economica ormai vicina allo zero, la grande questione salariale, l'emergenza dei rifiuti a Napoli e la crisi Alitalia. Nessuno ha la bacchetta magica per affrontare e risolvere problemi di questa portata, ma non c’è dubbio che nei famosi «cento giorni» della luna di miele con il Paese, patrimonio comune di tutti i governi, bisogna dare il senso concreto di una svolta. Insomma, è finito il tempo delle parole e inizia quello delle azioni. Da oltre 14 anni l'Italia è la cenerentola d’Europa per tasso di crescita. È crollata la competitività dell'intero Paese con la drammatica riduzione della produttività del lavoro e con il conseguente innesco della grande questione salariale. In un Paese che esporta sempre di meno (nonostante il recupero nel 2007 le nostre quote di commercio mondiale dal 1991 ad oggi si sono dimezzate), che declina nel suo capitale umano e che ha infrastrutture inadeguate, è più che naturale che gli stipendi di tutti siano inferiori di almeno il 15-20% rispetto a quelli dei maggiori Paesi europei. Con il risultato che 7 milioni di italiani sono sotto la soglia della povertà e altrettanti ballano sul ciglio del burrone. La preannunciata detassazione degli straordinari è un segnale importante, ma sempre e solo un segnale. Milioni di lavoratori, infatti, non possono fare lavoro straordinario né la competitività delle imprese si recupera solo con l'aumento delle ore lavorate. La riduzione della pressione fiscale a cominciare dai redditi più bassi e un'offensiva contro il tasso d'inflazione, che ormai è giunto a quasi il 3% annuo, sono altri due interventi che hanno carattere di urgenza. Già in altre occasioni spiegammo che davanti al rialzo di quei prezzi che più di ogni altro erodono il reddito disponibile della famiglia (energia e generi alimentari) era necessaria una manovra fiscale di alleggerimento su questi consumi. Non fummo ascoltati all’epoca e l'affanno delle famiglie è sotto gli occhi di tutti. Nella politica di bilancio, però, tutto si tiene e pertanto non ci sfugge che manovre di alleggerimento fiscale come quelle invocate richiedono un tasso di crescita maggiore della nostra economia per non mettere sotto scacco i conti pubblici. Di qui l'esigenza di favorire nel breve periodo una forte accelerazione della domanda interna ed in particolare degli investimenti privati e pubblici.
Altra emergenza sono i rifiuti di Napoli e della Campania. Un degrado di immagine intollerabile che si è riversato sull'intero Paese e dal quale bisogna uscire subito con misure emergenziali ma anche con provvedimenti che avviano per davvero il ritorno ad una civile normalità dopo il sostanziale fallimento dei tre mesi del nuovo commissario di governo Gianni de Gennaro. Mai come ora, sul piano internazionale, Napoli si identifica con l'Italia, così come la capacità di governo si identifica con la vicenda Alitalia.
Alcune settimane fa indicammo una strada per garantire ad un tempo: a) l'internazionalizzazione della nostra compagnia di bandiera attraverso la fusione con un socio industriale come Air France-Klm senza il quale i quattrini servirebbero a poco; b) un peso significativo del nostro capitalismo nella sua compagine azionaria attraverso una ricapitalizzazione tutta italiana. Ad oggi nessuno ha indicato un’altra strada percorribile ed il tempo a disposizione è davvero breve, nonostante il contrastato prestito ponte di 300 milioni.

Mai come ora vale il vecchio adagio che chi ben incomincia è a metà dell'opera. La fragilità di ogni luna di miele è troppo nota per non trasformarla da subito in un amore profondo anche perché, diversamente, sarebbe il Paese ad andare in pezzi.
Geronimo
ilgeronimo@tiscali.it

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