Aiuto Bonelli ne ha fatta un'altra, la dura lettera di Meloni e la Francia: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: le mosse di Macron contro Le Pen, l'analisi perfetta di Casini e Bugo-Morgan

Aiuto Bonelli ne ha fatta un'altra, la dura lettera di Meloni e la Francia: quindi, oggi...

- Mentre centinaia di dotti commentatori si arrovellano il cervello per analizzare il voto in Francia e le strategie di desistenza di Macron e sinistra, l’analisi migliore - vista dal centro - la fa Pier Ferdinando Casini: “Se l’alternativa alla Le Pen è il Fronte popolare con tanto di foto di neoeletti col pugno chiuso, siamo fritti…”. È questo il motivo per cui, al netto dei 218 ritiri dai “triangolari” nei collegi, non è detto che poi gli elettori di centro si turino il naso per votare Mélenchon o, viceversa, i compagni sinistroidi decidano di favorire i candidati di Macron che tanto odiano. Ne vedremo delle belle.

- Siamo il Paese in cui risorse pubbliche della giustizia vengono spese per giudicare se Morgan abbia diffamato Bugo durante Sanremo del 2020. Quattro anni dopo, dicasi quattro anni dopo, il magistrato ha assolto Morgan perché il fatto non sussiste. Sarebbe bastato un po’ di sano buonsenso e ne saremmo usciti, senza spese, in cinque minuti. Invece c’è costato - nel senso monetario del termine - ben 48 mesi di processo.

- Non vedo l’ora di poter osservare i finalisti del premio strega vestiti dalle grandi case di moda. Sopratutto Chiara Valerio. Dite che avrà chiesto consiglio anche all’armocromista di Elly Schlein?

- Date un premio a Rabiot, calciatore francese, il quale spiega ai giornalisti sportivi l’essenza di una competizione come l’Europeo. Non conta essere “belli, ma vittoriosi”. “Avete visto l’Italia cosa ha fatto? Non è stata bella e non ha neanche vinto”. Ha ragione, perché nello sport primeggiare conta. Eccome se conta. Il problema, semmai, è che a forza di cercare disperatamente solo il risultato, il calcio è diventato uno sport noioso. Tremendamente noioso. E prima o poi perderà quel pubblico che ad oggi lo rende il gioco più seguito in Europa.

- Luigi Marttin e Enrico Costa invitano i centristi di Italia Viva e Azione ad unirsi “senza personalismi” per creare “un grande partito liberal-democratico”. Noi l’abbiamo sempre detto e scritto: il problema del Terzo Polo non sono né lo spazio politico, né le idee, ma i leader. Renzi e Calenda non si sopportano, dunque si combattono. Tolti loro, eliminato il problema. Resta un dubbio: siamo sicuri che Marattin, Costa e tutti gli altri sarebbero in grado di catalizzare l’attenzione mediatica e politica al pari dei due ego-leader?

- Quanto sta succedendo in Francia, con le burocrazie partitiche intente a creare un blocco anti-Le Pen, svela il caro vecchio pregiudizio di questa Europa: chiunque sia “di destra” (Orban, Meloni, Le Pen, persino Boris Johnson) viene automaticamente considerato “radicale”, dunque da fermare, mentre a chi si dichiara di sinistra viene perdonata qualsiasi sbavatura. È un pregiudizio che si basa esclusivamente sul posizionamento nell’arco costituzionale e che non tiene conto di “cosa fai” ma solo di “chi sei”. Guardate il caso Ilaria Salis, santificata benché non così diversa nel suo percorso politico dai militanti di Casa Pound. E pensate a Mélenchon, il quale mette una paura matta agli elettori moderati, è radicale tanto quanto Le Pen, forse pure di più, ma con lui i marconisti si apprestano a stringere un patto solo per non consegnare il potere a Rn. E qui torniamo all’analisi di Casini: se pur di frenare Marine ci si consegna ai comunisti duri e puri, non c’è nulla da festeggiare. Dalla padella passi alla brace, ma ti scotti lo stesso.

- Avete letto l’ultima proposta di Angelo Bonelli, ministro per le Proposte Assurde? No, non stiamo parlando né del “reato di negazionismo climatico” né di quello di “ecocidio”, in pratica punire chiunque inquini l’ambiente. Dopo aver candidato Soumahoro, Ilaria Salis e aver partorito le idee di cui sopra, adesso Bonelli chiede al governo (a che titolo?) di ripescare una loro proposta del 2022: una tassa patrimoniale sui grandi patrimoni a partire da 5 milioni di euro. Bonelli denuncia il fatto che “l’Italia si conferma come uno dei Paesi con la crescita più rapida di super ricchi” e, anziché gioire, la considera una notizia negativa. Da qui la proposta di un prelievo forzoso che possa portare 60 miliardi di euro in 5 anni (ciao core) con cui garantire spesa pubblica e transizione ecologica. Bonelli considera la diseguaglianza “inaccettabile” e invece la ricchezza è un bene: più benestanti più consumi, più consumi più reddito e lavoro anche per chi ha meno possibilità.

- Anche perché la soluzione non sta mai nel mettere i soldi nelle mani del governo sperando che redistribuisca saggiamente la ricchezza, perché la storia ci insegna (e il debito pubblico italiano anche) che difficilmente i fondi vengono poi investiti intelligentemente (il Superbonus vi ricorda qualcosa?). Caro Bonelli, si vada a rileggere le cronache che arrivano dalla Gran Bretagna dove i Paperoni inglesi stanno facendo le valigie spaventati dalle patrimoniali promesse da Keir Starmer. Quando perseguiti “i ricchi” (o presunti tali) finisci col produrre l’effetto contrario e a rimetterci sarà il sistema economico nel suo complesso: l’addio dei super ricchi impatta infatti in termini di indotto, acquisti e tasse sui consumi. Punti alla società egualitaria, ma finisci con impoverirla.

- Keir Starmer afferma che, qualora dopodomani diventasse premier, il che è altamente probabile, il venerdì continuerà a fare come ha sempre fatto: alle 18 timbra il cartellino e si dedica ai figli “qualsiasi cosa accada”. Sia chiaro: è lodevole, perché il tempo passato con la famiglia non è mai perso. Ma se per cinque anni ti ritrovi a fare il leader di una delle potenze mondiali non puoi sostenere che “qualsiasi cosa accada” il venerdì chiudi i battenti. Anche perché il mondo è pieno di imprenditori, partite iva e lavoratori che quel venerdì sera in pantofole non possono permetterselo o rischiano di non mettere insieme il pranzo con la cena.

- I mosaici di Marko Rupnik a Lourder un giorno verranno rimossi. Il gesuita, accusato di molestie sessuali da molte donne, pare abbia commesso crimini orribili. Ed è comprensibile che le vittime intendano rimuovere la sua arte, sentendosi altrimenti “circondate” dal loro persecutore. Tuttavia, se dovessimo “cancellare" tutte le espressioni artistiche di autori imperfetti, probabilmente metà delle chiese del mondo andrebbero coperte con un velo.

- La lettera di Giorgia Meloni ai dirigenti di FdI, con cui di fatto sbatte la porta in faccia ai nostalgici di Gioventù Nazionale, è un documento politico che andrebbe letto e riletto. In sostanza, ancora una volta, il premier indica la strada di Fratelli d'Italia: non più un partito della destra ex missina, ma una forza conservatrice, moderna, che non dimentica il passato della destra sociale ma non si riduce solo a quello.

- Sapete chi ricorda Emmanuel Macron in questo suo tentativo, per quanto debole, di creare una armata bracaleone contro Marine Le Pen? Ricorda tanto l’Ulivo di Romano Prodi, l’alleanza tra tutto e il contrario di tutto per opporsi all’avanzata di Silvio Berlusconi. La storia insegna, e il presidente francese dovrebbe ragionarci su, che simili alleanze sono utilissime per conquistare i collegi elettorali uninominali ma finiscono col produrre una presunta maggioranza troppo eterogenea per riuscire a sopravvivere al post voto. Prodi nel 2006 formò un esecutivo sostenuto dalle seguenti sigle: Ds, Pro, RnP, PdCI, Idv, FdV, Deus, Si, Dcu, Lal, Sd, Ld, Mre con l’appoggio esterno di PdM, IdM, Cu, Rd, Ud, Sap, Aisa, Mpc, Sc. Risultato? Durò da Natale a Santo Stefano.

Centristi e Fronte Popolare potranno anche trovare accordi nei collegi, ma sono destinati a tornare ad odiarsi: unirsi per impedire all’avversario di vincere, non è un progetto serio per il Paese. E prima o poi l’impalcatura crolla. Più prima che poi.

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