Più di 280mila euro cash. Che ci facevano tutti quei contanti in un'abitazione privata? Se lo stanno domandando le autorità belghe dopo la perquisizione eseguita nelle scorse settimane nell'appartamento di Ugo Lemaire, figlio della parlamentare socialista europea Maria Arena. Il nome di quest'ultima era stato più volte accostato allo scandalo Qatargate (pur non risultando nel registro degli indagati), anche a motivo della sua stretta collaborazione professionale con Antonio Panzeri, l'ex esponente dem che ha "patteggiato" sulla vicenda. Proprio nel luglio scorso, la polizia belga aveva così fatto visita all'eurodeputata Arena e in quell'occasione aveva perquisito pure l'appartamento del figlio, rivenendo per l'appunto una grande quantità di denaro contante.
Secondo quanto riporta la testata belga Le Soir, il 19 luglio gli agenti hanno recuperato più di 280mila euro in banconote, denaro che ha destato la curiosità degli inquirenti. La procura belga non ha però commentato l'esito dell'operazione, deplorando anzi ogni fuga di notizie. Secondo quanto si apprende, inoltre, a oggi non è stato accertato alcun collegamento tra il contante ed eventuali attività di corruzione legate a un Paese estero. A distanza di mesi dalla sua deflagrazione, tuttavia, il Qatargate continua a tenere banco sia nel dibattito pubblico, sia - più sottotraccia - nelle attività investigative.
Le ispezioni delle scorse settimane, a quanto risulta, erano in particolare avvenute dopo che erano emersi collegamenti tra il figlio dell'eurodeputata socialista e quello del gip allora incaricato del caso, Michel Claise. Ugo Lemaire, figlio di Arena, e Nicolas Claise, figlio del gip Claise, condividono infatti un'attività professionale e commerciale in una società di cannabis legale e si conoscerebbero da molti anni. Il figlio del giudice, spiega la testata Le Soir, ha co-fondato "in quote paritetiche con altri cinque azionisti", tra i quali Ugo Lemaire, figlio di Arena, "la società Brc&Co, specializzata nella vendita di cbd, la cannabis venduta legalmente". A sollevare il caso erano stati i legali dell'eurodeputato Marc Tarabella, tra gli indagati del dossier, i quali avevano paventato un potenziale conflitto d'interessi. La questione d'opportunità, ripresa e divulgata poi dalla stampa, aveva quindi portato il giudice Michel Claise a lasciare la guida delle indagini sul Qatargate.
Pur non essendo mai stata indagata per la vicenda di presunta corruzione, nel gennaio scorso Marie Arena aveva annunciato le proprie dimissioni dalla carica di presidente della commissione parlamentare per i diritti umani, sottolineando di voler proteggere la sua immagine e il lavoro svolto dalla
sottocommissione stessa dagli attacchi mediatici. Dallo scoppio dello euro-candalo, avvenuto nel dicembre scorso, il nome della parlamentare socialista era stato più volte accostato alla vicenda ma senza alcun risvolto giudiziario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.