Tra il nostro collega di scrivania che in pausa pranzo, qualsiasi sia il meteo e il carico di lavoro in redazione, esce a correre, in bici, a piedi, con qualsiasi cosa, basta correre; e Roland Barthes, filosofo indolente ma spiazzante, il quale sosteneva che «un giorno felice è un giorno in cui posso restare pigro», va da sé che scegliamo per simpatia il primo, ma preferiamo seguire i consigli del secondo.
E poi, noi, non siamo abbastanza ricchi per permetterci di rimanere in forma senza motivo.
Lo diciamo pensando ai dati che abbiamo appena letto, seduti comodamente alla scrivania, forniti dall'Istituto superiore di sanità. Che certificano la pigrizia degli italiani. Il 28% è sedentario, uno su quattro tra chi non fa attività fisica è però convinto di farne a sufficienza, più si invecchia e meno ci si muove (e per forza...) e a rafforzare un luogo comune che siamo soliti ripetere con una certa pigrizia mentale - la sedentarietà si manifesta maggiormente al Sud, in particolare in Campania, dove si registra un picco pari al 50%.
Del resto sulla predisposizione all'ozio degli italiani - popolo infaticabile nell'inventare pretesti per evitare la fatica - si è detto molto, fin dai tempi dei latini. I quali, però, con il loro otium hanno conquistato il mondo.
Sì, sì. Lo sappiamo.
Pigrizia significa una lista di malattie lunga così. Ma non bisogna sottovalutare che anche nel non far niente occorre darsi da fare. Il lavoro e l'attività fisica nobiliteranno anche l'uomo, ma un po' di pigrizia lo rende indubbiamente più libero.
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