- Va dato atto al Domani, e a Peppe Provenzano, di ammettere quel che è sotto gli occhi di tutti e che invece Repubblica ieri faceva finta di non vedere: la grande sconfitta nella partita della Commissione Ue è il Pd di Elly Schlein, di fatto tagliato fuori dall’Europa che conta.
- La vera notizia di oggi è che le seguenti parole sono state scritte sul Domani, quotidiano di solito più vicino ai magistrati che alle istanze garantiste. Testuale: “La definizione del caso Toti ha sorpreso molti e suscitato critiche verso la scelta dell’ex governatore: invece dovrebbe destare altrettanto scalpore la decisione della procura genovese di offrire essa stessa a Toti la soluzione per un esito più soffice della sua vicenda giudiziaria che lo aveva visto detenuto per diversi mesi. I pm hanno messo sul piatto la concessione dell’ipotesi meno grave di corruzione, quella per gli atti legittimi dell’ufficio, che rende difficile capire la feroce determinazione con cui è stata perseguita la custodia cautelare e le espressioni durissime adottate fino a indurre l’indagato alla rinuncia al suo ufficio elettorale. Ciò è spiegabile con la necessità di cogliere un risultato che rendesse legittima l’azione giudiziaria, perché in caso contrario la forza simbolica della vicenda sarebbe venuta meno”. Tradotto: che senso ha avuto chiudere in casa Toti per mesi, negargli la libertà richiesta più volte e, una volta fattolo dimettere, proporgli un accordo per un reato quasi aleatorio? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si piglia: non è che l’obiettivo era quello di ottenere le dimissioni del governatore, “sentenza simbolica” ben più potente dal punto di vista mediatico di una possibile condanna dopo un lungo processo?
- Stesso discorso per il caso Open Arms. Scrive Cataldo Intrieri: “Vi è qualcosa che stride nell’accusa a Salvini, ed è la qualificazione del reato a lui contestato in modo spropositato. Non sussiste il sequestro di persona, che è il frutto di una interpretazione forzata dell’art. 2 della direttiva europea 2013/33, che definisce il concetto di «luogo di trattenimento» e non può adattarsi a una nave cui viene rifiutato l’attracco, semmai ai centri di accoglienza. In tutta franchezza, tale forzatura fa pensare all’esigenza di un’adeguata pesante condanna simbolica perché altrimenti i reati in astratto configurabili e più calzanti (dalla violenza privata all’omissione di atti di ufficio) consentirebbero solo condanne assai più modeste”. Più chiaro di così, si muore: anche i pm, a volte, vanno avanti con spirito più ideologico che giuridico.
- Che batosta, quella di Travaglio a Beppe Grillo. Oltre ricordargli che lui il nome l’ha già cambiato, che ha imposto alleanze con la qualunque e mal gestito il Movimento negli scorsi anni, lo bastona così: “Prende 300mila euro l’anno per comunicare e non comunica nulla, se non qualche goccia di veleno ogni tanto contro chi lo stipendia”. Ci eravamo tanto amati.
- Gennaro Sangiuliano presenta un esposto in procura contro Maria Rosaria Boccia. L’accusa sarebbe di tentata estorsione e violazione della privacy. Non so dove porterà tutto questo, probabilmente da nessuna parte. Anzi. Di sicuro. Magari potrà riabilitare l’ex ministro tra i cari, gli amici e i collaboratori. Ma ormai, purtroppo, la storia politica è acqua passata. E difficilmente tornerà.
- Terna ci fa sapere che ad agosto, complice il grande caldo, c’è stato un aumento dell’8,1% del consumo di energia elettrica. Una richiesta mai vista. Solo per far presente a Draghi che, alla fine, mi sa che gli italiani hanno scelto il climatizzatore.
- Molto positivo che finalmente Confindustria si sia svegliata sul temi del green. Dice Emanuele Orsini, nuovo presidente dell’associazione industriali: “La decarbonizzazione inseguita anche al prezza della deindustrializzazione è una debacle”. Quindi ci vuole un'applicazione “più realistica e graduale” del Green Deal. Anche Meloni promette di dare battaglia in Ue per abbandonare gli eccessi verdi: ora ha un alleato in più. Bene cosi.
- Altra nota positiva, la richiesta di correre verso il nucleare. Siamo il Paese dove il costo dell’energia impatta più a livello economico e produttivo. Sostituire il gas con l’eolico o il fotovoltaico è una di quelle follie che solo uno tipo Bonelli può sostenere. Serve energia pulita? Allora, ad oggi, non c’è altra via che quella nucleare, sicura e utilizzata in mezzo mondo. Il tutto comporta qualche rischio? Certo, come ogni cosa nella vita. Se poi un giorno scopriremo qualcosa di ancor meno inquinante e ancor meno pericoloso in caso di esplosione, ben venga. Ma non possiamo pensare di fermarci un secolo in attesa che un nuovo Einstein inventi chissà cosa.
- Chi capisce di Unione Europea ci spiega che la nuova commissione Ursula sarà più “orizzontale” della precedente. Cosa significa? Che “il vero decisore sarà il collegio dei Commissari”, visto anche lo spacchettamento delle deleghe. Tradotto: quando si dovrà discutere di Green Deal e Clima, non ci sarà più un padre padrone come Timmermans ma cinque Commissari con potere decisionale sulle diverse questioni, i quali dovranno poi trovare una sintesi da trovare nel Collegio. Ed è qui che le cose si mettono male per i Verdi e per il Pse. La maggioranza del Collegio, infatti, è in mano al Ppe, che può trovare non poche convergenze con Fitto e gli altri dell’Ecr.
- Acea, l’associazione di produttori di auto, fa un appello all’Europa chiedendo di rallentare la corsa verso i mezzi elettrici. Sintetizzo: costi troppo alti, vendite in calo (-43,9% ad agosto), consumatori non convinti di acquistare per via delle poche colonnine e della ridotta autonomia. Ma c’è un punto della nota di Acea che occorre analizzare. Anzi due. Un sondaggio ha rivelato che solo il 16% dei proprietari europei di veicoli non elettrici sta considerando che il loro prossimo acquisto di un veicolo sarà un elettrico, in calo rispetto al 18% del 2021. Ma soprattutto, quasi il 20% degli attuali proprietari di veicoli elettrici a batteria ha dichiarato di essere propenso o molto propenso a tornare ai veicoli con motore a combustione. Nessuno le vuole e molti di quelli che l’acquistano poi tornano alla benza. Clamoroso.
- È settembre, piove. Nulla di strano. Chi dà la colpa al “clima” per l’alluvione in Emilia Romagna o è in cattiva fede o il prosciutto davanti agli occhi. Se a Faenza si allaga lo stesso quartiere di un anno fa non dobbiamo prendercela col dio della pioggia, ma con l’uomo. Che evidentemente non ha messo in campo le opere necessarie ad evitare che l’acqua uscisse dal letto del fiume o tracimasse sulle strade. Non prendiamoci per i fondelli.
- La dimostrazione, appunto, arriva da Faenza: dove la Regione ha investito 3,5 milioni di euro per costrudiuire un muro, le vie alluvionate lo scorso maggio oggi sono rimaste intonse; dove invece si sono arrabattati con un muro piazzato lì all’ultimo minuto, il disastro. Chiaro?
- L’addio di De Rossi alla Roma dimostra che la società non è più quella dei Sensi, così addentro alle cose romane da capire l’umore del pubblico e non guardare solo alla classifica. Chi vive la Capitale sa che in certi ambienti non conta solo, o non tanto, il posizionamento in classifica. Ma come si vive la “romanità”, o la “lazialità”. Le radio. I giornali online. I dibattiti infiniti. L’amore. Quel calcio ormai non esiste più, inutile illudersi. Il calcio è business, ormai. Dobbiamo solo farci il callo.
- Toc toc. Qualcuno, prima o poi, di fronte all’ennesimo allusione in Emilia Romagna coi relativi disastri, accuserà di qualcosa chi amministra quella Regione? Cioè la sinistra di Stefano Bonaccini che, beato lui, se l’è svignata a Bruxelles giusto in tempo? Marco Lisei, senatore FdI, ricorda che il governo ha dato “94 milioni per gli interventi di somma urgenza” all’Emilia Romagna “e ne hanno spesi a malapena 49 milioni”. Inoltre “dei 102 milioni sulla sicurezza idrica ne hanno spesi zero”.
- Il Commissario Figliuolo fa sapere che le risorse messe a disposizione dal governo (1,6 miliardi di euro) andavano poi messe a terra dagli enti locali e dai soggetti attuatori (Agenzia Regionale di Protezione Civile, Province, Comuni, Consorzi di Bonifica, etc). È stato fatto?
- Toc toc, parte seconda. A Budrio le famiglie che sono state evacuate sono le stesse che si erano trovate nella stessa situazione nel 2019 e nel 2023. Possibile che in cinque anni non sia cambiato nulla? Saggezza popolare dice: “Quando si ritira l’acqua, si ritirano tutti”. Fino alla prossima tragedia.
- Secondo la stampa tedesca, Volkswagen non sta pensando di tagliare 15mila posti di lavoro. Bensì 30mila, con una riduzione di 20 miliardi di euro negli investimenti soprattutto in ricerca e sviluppo.
Che i tedeschi siano messi male, sotto sotto, fa un po' piacere agli italiani invidiosi dei ricchi vicini. Però occhio. Perché se l’automotive tedesco non tira, andranno male anche le aziende che producono le componenti per VW. E molte sono italiane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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