"Chiara Ferragni in politica", povera Elena Cecchettin e i manganelli: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il dibattito sul Mes, la copertina de L'Espresso e gli scontri davanti alla Camera

"Chiara Ferragni in politica", povera Elena Cecchettin e i manganelli: quindi, oggi...
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- Leggo il titolo di Repubblica: "La polizia manganella gli studenti che protestano alla Camera". Solita indignazione. Ma mancano due dettagli: primo, la Camera è un luogo sensibile ed è normale che sia difesa più che egregiamente da chicchessia, se poi un giorno un jihadista si fa esplodere non state lì a lamentarvi; secondo, quella manifestazione non era autorizzata. Ed è giusto che gli agenti intervengano.

- Quando la sinistra la smetterà di considerare le manganellate dei poliziotti qualcosa di assurdo? Mi spiegate, allora, che cosa ce l'hanno a fare se non possono usarlo? La prossima volta che andate al governo, e ci siete stati a lungo in passato, abolitelo del tutto. Così vediamo poi chi mantiene l'ordine pubblico.

- Oggi grandi commenti degli editorialisti intelligenti sulla "italietta dei sovranisti" che non approva il Meccanismo Europeo di Stabilità. Ora, signori miei, ma di cosa vi sorprendere? Il no al Mes era scritto nei programmi elettorali di Lega e FdI. Sono stati votati, a torto o a ragione, per non approvarlo. E fanno bene a mantenere la promessa fatta agli elettori.

- Repubblica definisce Chiara Ferragni una "artista". Va bene tutto, va bene chiamarla "imprenditrice digitale" invece di "blogger" o "modella". Ma artista anche no, dai.

- Un importante pubblicitario si chiede come sia potuto succedere "con tutti gli angeli custodi che ha intorno" che Ferragni sia caduta nel casino del pandoro gate. La risposta è semplice: l'eccesso di lodi da tutte le parti, soprattutto dopo Sanremo, l'hanno convinta di essere infallibile. E di poter fare tutto. Anche spacciare per solidarietà quello che solidarietà non era.

- Chi pensa che Chiara Ferragni sia finita, sbaglia di grosso. Ha 30 milioni di follower, gran parte dei quali legati a lei da una sorta di fede religiosa. Passeranno mesi, magari un anno, con un fatturato ridotto. Poi se non sbaglia ancora, tutto tornerà come prima.

- Il pubblicitario Tadducci ritiene che Ferragni potrebbe scendere in politica come Berlusconi e Trump. Non ci credo. Ma non perché non abbia la forza economica o mediatica per farlo. Ma perché per fare politica non basta avere un ottimo marketing, servono anche idee di fondo. E lei (l'ha dimostrato a Sanremo con quella imbarazzante letterina a se stessa) non ha la profondità politica necessaria. E neppure quei legami col sottobosco romano necessario per sopravvivere. Vediamo se sarò smentito.

- L'Espresso ha una lunga lista di presunti leader e idoli della sinistra che è riuscita a bruciare a suon di copertine. C'è Soumahoro ("Uomini e no"), ormai finito nel dimenticatoio. C'è Zerocalcare, "l'ultimo intellettuale" che però boicotta Israele. C'è Carola Rackete, e manco sto a dirvelo. E ovviamente Elly Schlein, ultima speranza del Pd che ha riportato il Pd a numeri peggiori di quelli di Letta. Dunque, se L'Eespresso sceglie Elena Cecchettin come "persona dell'anno" non mi preoccupo per la stupidaggine di tale decisione, mi preoccupo per Elena che s'è già bruciata ancora prima di capire cosa vorrà fare da grande. L'Espresso porta sfiga: finirà male.

- La procura di Milano apre l'indagine anche sulle uova di Pasqua. È scontato, almeno credo, che si arriverà almeno a un paio di indagati, forse pure Chiara. Ci sono tutti i presupposti per darsi il tempo di indagare e capire bene cosa sia successo. Se non lo fanno, sarebbe sorprendente.

Soprattutto vista la facilità con cui le procure nostrane di solito ficcano la gente nel registro degli indagati.

- È molto curioso vedere come gli agiografi di ieri della Ferragni, oggi facciano a gara per attaccarla. Tutti giù dal carro del vincitore. Nel più tipico dei comportamenti italiani

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