Crolla l'altarino della Salis, i ceri di Gubbio e Meloni: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: l'attentato a Robert Fico in Slovacchia, l'Agcom e Toti

Crolla l'altarino della Salis, i ceri di Gubbio e Meloni: quindi, oggi...
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- La concessione dei domiciliari a Ilaria Salis fa crollare l’altarino che in questi mesi era stato creato sull’Ungheria brutta, cattiva e orbaniana. Riassumiamo brevemente: l’attivista italiana è stata catturata con in mano un manganello, l’hanno messa in carcere in attesa di giudizio, poi quando ha chiesto i domiciliari un giudice monocratico li ha negati (legittimo) mentre il tribunale collegiale due mesi dopo li ha concessi (pure questo, legittimo). In sostanza, come peraltro suggerito a suo tempo dai ministri Nordio e Tajani, la strategia migliore era quella di presentare i ricorsi giusti per cercare prima di uscire dalla galera per poi tentare, con la diplomazia, di farle scontare i domiciliari in Italia. Politicizzare l’arresto non ha giovato, questo è poco ma sicuro.

- La scarcerazione dimostra anche quello che i magistrati ungheresi vanno ripetendo da tempo: ovvero che anche lì, come qui da noi, i giudici sono indipendenti dal governo e non c’è premier ungherese, e men che meno straniero, che possa decidere chi scarcerare e chi no.

- Domanda: ma se Ilaria Salis è stata candidata da Avs per garantirle la possibile immunità e per denunciare un regime carcerario ingiusto, ora che va ai domiciliari che fa: rinuncia?

- Non veniteci a dire che "i domiciliari non significano libertà". Vero. Però vorrei farvi notare che in Italia abbiamo appena chiuso in casa un signore che era presidente della Regione con la scusa di presunti fatti accaduti anni prima, senza alcuna possibilità di fuga né di inquinamento delle prove, solo perché si stanno avvicinando le elezioni e secondo un giudice questo lo metterebbe nelle condizioni di reiterare un presunto reato. Insomma: non possiamo insegnare nulla a nessuno, quando si parla di giustizia. Neppure all'Ungheria.

- Robert Fico, premier slovacco, lotta tra la vita e la morte dopo che un simpatizzante del partito di opposizione lo ha raggiunto con quattro o cinque colpi di pistola. Fico è filorusso e amico di Orban, infatti i media italiani trattano la notizia col distacco di chi sta loro poco simpatico. Fosse accaduto a qualcun altro, avrebbero già parlato di “attacco al cuore dell’Europa”.

- Ah, comunque. Patrick Zaki, idolo della sinistra: liberato dal governo Meloni. Ilaria Salis, candidata da Avs: scarcerata seguendo le indicazioni di Tajani e Nordio. Tirate voi le somme.

- A Gubbio, in Umbria, non esiste un "prima e dopo Cristo". L'anno viene scandito dai "ceri", "prima o dopo i ceri", ovvero la festa che cade il 15 maggio di ogni anno in cui la città si trasforma per la più irrazionale delle esibizioni. Esistono tre Famiglie dei ceraioli (Santubaldari, Sangiorgiari e Santantoniari), la rivalità è alle stelle eppure non esiste un vincitore. Non c'è gara, né sorpasso, né giuria. I ceri di legno con tre santi sulla cima vengono sollevati la mattina e portati in giro per tutto il giorno, finché la sera non inizia una folle corsa verso la basilica di Sant'Ubaldo alla fine di una lunga salita che definire ripida è poco. Il resto dell'anno lo si passa a discutere sui dettagli: quante volte il cero è caduto, quanto ha oscillato, quale è stato il distacco tra il primo e l'ultimo. Una pazzia. Una meravigliosa pazzia collettiva.

- Siamo un Paese destinato a morire di burocrazia. Anche televisiva. L’Agcom ha deciso che il confronto tv tra Meloni e Schlein si potrà fare ma solo se accetteranno anche gli altri partiti. Ed è un paradosso. Perché l’Agcom non impone alle tv di "proporlo" agli altri leader, ma richiede che questi lo accettino. Se dunque Conte, Tajani, Calenda, Renzi e via dicendo si rifiutassero di prestarsi a confronti tra candidati “minori”, rischia di saltare anche l’unico sin qui organizzato. Ed è una follia che solo un sistema come il nostro, fatto di lacci e lacciuoli, poteva partorire.

- Novemila pagine di indagine, 4 anni di intercettazioni e

pedinamenti, e le notizie sul caso Toti sono già finite qui a poco più di una settimana dall’arresto. Mi sbaglierò, ma l’istinto dice che l’inchiesta finirà in un buco nell’acqua.

- Toti, non ti dimettere.

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