Il cibo è straordinariamente potente, indipendentemente dalla funzione di sostentamento per ognuno di noi, lo è nella sua più profonda essenza, è meraviglioso non solo perché è vita, ma perché è la base sulla quale scorre il nostro tempo. Appena svegli facciamo colazione, a metà mattina spizzichiamo qualcosa, un caffè, poi pausa pranzo, metà pomeriggio merenda, poi cena. ci si organizza di conseguenza attorno ai momenti di consumo di esso, se ci pensiamo bene non lo facciamo solo per vivere, perché se così fosse basterebbe molto meno, mangeremmo solo per nutrirci, senza la ricerca del gusto, del buon prodotto, non incontreremmo la famiglia o gli amici attorno ad un tavolo, non andremmo alla ricerca della pizza che ci piace, o della trattoria che cucina piatti della nostra tradizione. Infiniti sono gli esempi, tra tanti, la capacità di farci conoscere diverse culture, attraverso le diverse materie prime e le usanze e le tradizioni dei vari paesi, e addirittura ci si sposta, si viaggia, si organizzano delle vacanze enogastronomiche nelle varie città del mondo. Ma il potere del cibo sta anche nel fatto che lui stesso ormai è in viaggio, lo è da sempre, ma mai come nell’ultimo ventennio, prendiamo Milano per esempio, una città che ospita tutte le cucine del mondo, cinese, thailandese, peruviana, indiana, giapponese, brasiliana…e per uno come me, curioso di conoscere sapori nuovi, è praticamente la Gardaland del food. Tante le tappe che posso suggerirvi, ma se ne volete una che vi possa stupire e catapultarvi in Brasile, allora non potete che non passare da A Casa Bistrot, finalmente un posto dove la cucina brasiliana non è banalizzata al solo churrasco, che a me piace per altro, ma vi porta ai sapori autentici di alcuni piatti del nord del Brasile, con alcune pietanze consumate nelle tavole domestiche; è come entrare in casa di una famiglia brasiliana, sedersi a tavola e gustare la loro vera tradizione. Al timone due dolcissime ragazze, la chef Patricia, e Manuella, deus ex machina del locale e socia. Ho fatto con loro una chiacchierata, scopriamo assieme cosa mi hanno raccontato.
Ciao Patricia, Bistrot a Casa, il tuo ristorante. Perché una ragazza brasiliana decide di aprire un suo locale a Milano.
Per la voglia di far conoscere agli italiani la nostra cucina, la nostra cultura, precisamente alcuni piatti che si conoscono poco della nostra tradizione e che sia diversa dalla solita proposta dei ristoranti brasiliani a Milano.
Ogni parte del Brasile ha una cucina diversa, tu da dove vieni?
Da Minas Gerais, si trova a nord est, al confine con lo stato di Bahia. È tutto diverso…noi abbiamo tanto formaggio, il maialino, il pesce, è una cucina molto ricca di prodotti.
Io quando sono venuto a cena ho trovato piatti diversi, che non conoscevo, mi hanno stupito a tal punto che oggi sono qui a volere raccontare la tua storia. Perché questa scelta, forse impopolare e meno scontata?
Perché volevo fare la differenza, proporre la cucina di mia nonna, della mia infanzia. Mi ricordo mia nonna che lavorava in una mensa di una scuola e preparava delle merende buonissime per trecento bambini. Poi la domenica, sacra per me, andavo sempre a mangiare da lei, faceva il maialino al forno con le patate. Ricordo bellissimo.
In questa avventura non sei da sola, esiste una socia, una compagna nel lavoro e nella vita, che ha deciso di intraprendere questo bellissimo viaggio assieme a te. Si chiama Manuella, è qui assieme a noi. Innanzitutto, ciao, anzi, bon dia, qual’ è il tuo ruolo a Casa Bistrot?
Mi occupo di amministrazione, visto che per un ristorante le faccende burocratiche sono tante, e anche di seguire il personale nelle loro mansioni. Devo dire che l’impegno è tanto ma lo faccio con amore.
Il piatto del quale sei più orgogliosa che cucina Patricia?
Sono tanti, però la moqheca è il mio preferito. È nel cuore.
Torno a te Patricia. Come sei diventata chef?
Ho iniziato in Brasile, avevo un mio ristorante, frutto della passione che mi ha trasmesso mia nonna.
Manuella, come vedi tra un po’ di anni il vostro ristorante e qual è il ruolo della cucina nella società ai giorni nostri?
Più grande, non come dimensione, ma come riconoscimento per tutto quello che facciamo e per quello che proponiamo. Invece il ruolo della cucina oggi, secondo me è molteplice, oltre a quello di unire le persone anche di condividere delle sensazioni, delle emozioni. A tavolo può succedere di tutto.
Patricia, ci si può innamorare attraverso il cibo?
Certo, se non c’è amore non ci può essere del buon cibo.
È sempre stato facile portare avanti questa sfida?
Se devo dire la verità no, anzi, agli inizi è stato difficilissimo. Noi abbiamo aperto una settimana prima del primo look down. Non dormivo più la notte, le spese erano tantissime e avevamo investito tutto in questo ristorante. Ci siamo dovute ingegnare, io cucinavo e Manuella andava a fare le consegne a domicilio, alcuni amici ci aiutavano prenotando la cena da asporto, io arrivo alle sette del mattino e andavo a casa a mezzanotte sperando che squillasse il telefono per delle prenotazioni. Non avevamo più nemmeno i soldi per le bollette a tal punto che venivamo a lavorare con il giubbotto perché non potevamo accendere i riscaldamenti.
Manuella è la tua compagna nel lavoro come nella vita, che valore ha per te?
Lei è tutto. Se non ci fosse stata lei non ci sarebbe stato Bistrot a Casa.
Grazie per
questa bellissima chiacchierata. Hai voglia di dire ancora qualcosa?Grazie a te Vittorio. Aggiungo solo che noi siamo qui e che abbiamo tanto voglia di fare assaggiare la nostra cucina piena di passione e amore.
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