Arriva "l'arbitro" per i divorzi: a cosa servono e perché proteggono i figli

Si tratta di una professione ancora non molto diffusa in Italia. Lo scopo dell'arbitro, o coordinatore, è quello di trovare una mediazione fra genitori in via di divorzio e in conflitto per tutelare il benessere del bambino

Arriva "l'arbitro" per i divorzi: a cosa servono e perché proteggono i figli

A partire dallo scorso marzo le procedure per il divorzio sono state rese più snelle e veloci, così da chiudere l'iter entro gli 8 mesi. Particolare attenzione viene data ai minori, che dovranno essere tutelati mediante la presentazione di un piano genitoriale completo da sottoporre alla valutazione del giudice.

Divorzi tesi: c'è l'arbitro per i figli

In questo caso si sta inserendo sempre più spesso la figura dell'arbitro fra genitori, che dovrebbe aiutare le due figure nelle decisioni da prendere per i figli. Molte volte nel contesto del divorzio non mancano litigi e periodi di stallo: il ruolo dell'arbitro, come suggerisce la parola, è proprio quello di dirimere certe situazioni, scegliendo nell'interesse del minore.

Proprio per redigere il piano genitoriale da mostrare al giudice, la figura dell'arbitro, in certi contesti familiari, si rende più che mai necessario. Il professionista si inserisce in quei casi di separazione ad altissima conflittualità, cercando di arrivare alle origini della lite e partire da lì per arrivare a una mediazione che tuteli, prima di tutto, il minore.

Nei casi più estremi, l'arbitro può addirittura prendere delle decisioni al posto dei genitori (ma deve avere il consenso sia del tribunale, che dei genitori stessi). Sono proprio i giudici, molto spesso, a richiere l'intervento dell'arbitro, oppure gli avvocati che seguono le coppie in via di divorzio.

Gli "arbitri" sempre più richiesti

Secondo Acoges-Associazione Coordinazione Genitoriale Sistemica c'è stata una considerevole impennata di questo tipo di interventi negli iter di divorzio. Solo nel 2022, riferisce Il Messaggero, abbiamo avuto 2mila percorsi di questo tipo.

"Purtroppo in separazioni e divorzi, si assiste a una conflittualità sempre più elevata", ha dichiarato la presidente Conny Leporatti. "C'è una conflittualità fisiologica, nella separazione, poi, però la famiglia si attesta su nuovi equilibri. In alcuni casi questa fase non viene superata e la conflittualità si cronicizza. Un tempo, ci si rivolgeva prevalentemente all'autorità giudiziaria, con reiterati ricorsi per modifiche agli accordi presi, ora si può chiedere l'intervento di un esperto", ha aggiunto.

Chi sono gli "arbitri"

Non è un mistero che i conflitti fra i genitori possono avere effetti anche gravi sui figli. Col passare del tempo le famiglie hanno compreso questo aspetto, e per tale ragione sentono il bisogno di rivolgersi a una figura qualificata che aiuti a risolvere le liti e a trovare soluzioni. Il bambino deve essere tutelato, e messo al primo posto. La vita sociale del minore non può risentire delle scelte di vita dei genitori, che decidono di interrompere la loro relazione.

La figura dell'arbitro ha questo preciso scopo. "La coordinazione genitoriale è stata introdotta a Civitavecchia, con me, e a Milano, intorno al 2010. Negli Usa e in Canada era già attiva da tempo", ha raccontato a Il Messaggero Silvia Mazzoni, responsabile della sezione Coordinazione Genitoriale del Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute all'ateneo romano La Sapienza. "Al momento, come in tutte le professioni non codificate, sono le associazioni che stanno definendo i profili del coordinatore genitoriale. Deve essere un esperto degli effetti del conflitto sui figli e di psicologia dell'età evolutiva".

Al momento l'arbitro, o

coordinatore, interviene in quelle situazioni di conflitto non mediabile in cui ogni altra soluzione è stata scartata. In Italia questa figura non è ancora molto diffusa, non tutte le città hanno professionisti di questo tipo.

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