- Quando il commento generale ad una manovra economica è riassumibile in “ci aspettavamo più coraggio” vuol dire che il governo non è poi andato così male. Non ha fatto disastri. E questo, in certi periodi, vale più di mille bandierine identitarie.
- State a sentire cosa dice Olaf Scholz: “In Germania la crisi energetica è sotto controllo”. E ci credo: il governo tedesco ha messo 200 miliardi per frenare le bollette e si è opposto con forza al price cap, così da evitare rischi di approvvigionamento. "Non saremo in grado di interrompere gli aumenti dei prezzi energetici con i sussidi ma possiamo ridurli a un livello sopportabile". In sostanza Berlino persegue questa strategia: lasciamo correre il mercato del gas, tanto noi possiamo permetterci di pagarlo e di risarcire le famiglie in difficoltà. Tutti gli altri europei, marameo
- Sul price cap possiamo dirlo? Mario Draghi ha fatto cilecca. Un mese fa, dopo l’ultimo consiglio europeo da premier, decantò il risultato raggiunto sul price cap, parlando di “decisone” assunta e di norme operative che di lì a poco la Commissione avrebbe adottato. Risultato? Ieri Ursula von der Leyen ha fissato a 275 euro il possibile tetto al gas e quasi tutti i Paesi che lo richiedevano, Italia inclusa, si sono tirati indietro. Il rischio è che con un’asticella così alta i prezzi, anziché scendere, finiscano col salire. Bel risultato, mr. Mario.
- Ritorna in edicola l’Unità. Il direttore sarà Piero Sansonetti, che vuole renderlo un giornale di area Pd. Il problema, lo dico con rispetto al direttore, è che manco il Pd sa in che area sta.
- Meraviglioso cortocircuito del Pd. Dopo aver passato mesi ad accusare Forza Italia e Lega di essere putiniani, indovinate un po' a quale partito appartengono 3 dei 4 eurodeputati che hanno votato “no” alla risoluzione di Strasburgo che definisce la Russia uno Stato sponsor del terrorismo? Esatto: sono del Pd. Fantastico.
- La cosa che mi sorprende della Commissione europea è questa: che dopo due anni di Mario Draghi, in cui abbiamo fatto debito a gogo, solo adesso Bruxelles si preoccupa della tenuta dei nostri conti. E la manovra non l’hanno ancora manco letta…
- Ho letto con attenzione l’intervista al prof. Vittorio Emanuele Parsi. Sulla soluzione per la guerra in Ucraina dice: “Finirà in primavera, col ritiro russo dalle terre occupate nel ’22 e con un negoziato su quelle prese nel 2014”. Ci può stare, ma è il caso che qualcuno ora lo dica anche a Zelensky che punta ancora a riconquistare la Crimea.
- L’idea di definire la Russia come stato sponsor del terrorismo, come fatto dal Parlamento Europeo, non credo sia così intelligente. Mi spiego. Vuoi o non vuoi, prima o poi con Putin dovrai scendere a patti. Se mantieni un minimo di apertura diplomatica, puoi provare a sederti al tavolo. Farai fatica invece a stringere la mano con uno che consideri mandante del terrore. No?
- La storia del licenziamento da parte dell’Associated Press del reporter che ha fornito loro la notizia dei presunti missili russi caduti in Polonia è assurda. Riassumo per sommi capi: il cronista sta dal medico, una fonte dell’intelligence Usa gli scrive per dirgli che in Polonia sono caduti dei missili russi, la fonte è normalmente attendibile (conosciuta pure dai boss dell’Ap) quindi informa i suoi capi. I quali gli chiedono: “Puoi indagare oltre?”. Lui: “No, sto dal medico. È tutto quello che ho. Se pubblicare è una vostra decisione”. I giornalisti in redazione allora discutono per meno di 10 minuti, scelgono di non verificare con fonte polacca e pubblicano. Risultato: il missile era ucraino e non polacco, il mondo è finito sull’orlo della II Guerra Mondiale e l’Ap ha licenziato in tronco il povero reporter. Il quale avrà pure beccato una mezza bufala, ma poraccio se ne stava dal medico e non toccava a lui decidere se pubblicare o meno. Magari dietro c’era dell’altro, eh. Chi lo sa. Magari non si tratta di un “incidente isolato”. Però la figura barbina dell’intera organizzazione rimane, alla faccia del “giornalismo angolassone”: la corsa allo scoop fa gola a tutti, pure quando si rischia il conflitto atomico.
- Corrado Formigli viene a dirci che il premier deve “sempre rispondere” alle domande dei cronisti. Non ricordo, ma magari mi sbaglio io, colleghi che si sono stracciati le vesti quando Mario Draghi disse a tutti che non avrebbe risposto a domande sulla candidatura al Colle. Dove erano allora i nostri mastini dell’informazione?
- Formigli accusa Meloni di “centellinare le interviste e le presenze in tv”. Mi scusi, Corrado, ha mai visto interviste a Draghi o Supermario ospite in tv per caso?
- Almeno riconosce che con Draghi le domande “non erano particolarmente ficcanti”. Io direi pure “prostrate”. Poi aggiunge: “Ma i motivi di polemica erano molti meno”. Quindi i giornalisti fanno domande solo se ci sono polemiche?
- Allora, io non sono un liberista. Anzi. Però non capisco tutti questi orfani del reddito di cittadinanza. Oggi si chiedono: cosa fa lo Stato per gli over 35 occupabili senza lavoro magari del Sud? Io cambierei domanda: cosa fanno questi over 35 per cercare un lavoro? Lo Stato non è una mamma e ha ragione Meloni: non può farsi carico di tutti quelli che non hanno occupazione. Anche perché usa soldi nostri.
- Ah, giusto per informarvi che – al netto delle roboanti dichiarazioni sulla solidarietà europea – al consiglio straordinario di venerdì in cui parlerà di migrazioni i 27 Stati non intendono assumere alcuna decisione. Come andrà a finire? Faccio una previsione: parlano, discutono, giurano di volersi bene. Poi però ognuno va per la sua strada e l’Ue non produce alcuna decisione che sia una. Come successo decine di volte dal 2014 ad oggi.
- I giornali italiani titolano: “Il Parlamento europeo riconosce la Russia come Stato promotore del terrorismo: 4 italiani votano contro”. Eh no, signori miei. La notizia è che tre del Pd, ripeto: del Pd, hanno votato contro. Non quattro generici italiani.
- L’europarlamentare Fi-Ppe Massimiliano Salini è persona competente. Dunque state a sentire cosa dice sul gas: "Nell'ultimo anno la domanda industriale di gas è crollata del 24% in Italia e del 20% in Europa. Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, è il più grande calo della domanda europea nella storia.
Per fronteggiare il caro bollette, molte aziende non fermano semplicemente gli stabilimenti contenendo i consumi di gas, ma stanno reagendo alla crisi delocalizzando la produzione in aree extraeuropee dove i costi dell'energia sono più bassi". Ecco il vero tsumani che sta per abbattersi sull’Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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