Caro Mauro,
sono contrario all'instaurazione dello Stato etico, quel tipo di ordinamento che avoca a sé, senza che gli venga richiesto e senza che questo compito rientri nelle sue prerogative, il dovere di educare e moralizzare le masse, insegnando, anzi imponendo, all'individuo come questi debba vivere, come si debba comportare, cosa debba indossare, mangiare, scegliere, comprare, addirittura pensare. Non è mediante l'esercizio di questa autorità, o di questo autoritarismo, che presuppone la compressione di libertà inviolabili e sacre, che la società progredisce, semmai regredisce, poiché il cittadino viene trasformato in suddito, la persona in numero. È la famiglia, prima cellula della società, a dovere educare. E non condivido l'abitudine dei genitori, sempre più diffusa, di dare in mano ai pargoletti lo smartphone giusto per distrarli e farli stare zitti, imbambolandoli. I bambini sviluppano in tal modo troppo precocemente una vera e propria dipendenza dagli apparecchi tecnologici, invece dovrebbero giocare, essere ascoltati, stare all'aria aperta, impegnarsi in attività ludiche e creative, interagire con i coetanei e non con un display. Tu osserverai che sono innanzitutto gli adulti a dovere acquisire comportamenti più sani curando il rapporto morboso, persino patologico, come tu metti in luce, con il cellulare. È vero. Si va a letto con il telefonino, ci si sveglia con il telefonino, si pranza e si cena con questo commensale onnipresente. Ma non si può imporre alle persone il divieto di utilizzare il cellulare al ristorante o in altri luoghi pubblici. Tu accetteresti di consegnare all'ingresso o di deporre in tasca fino all'uscita il tuo smartphone o subiresti tale imposizione come un abuso? E chi oserebbe prendere in mano l'apparecchio per rispondere ad una chiamata o ad un messaggio, magari importante o urgente, incorrerebbe in una multa o addirittura nell'arresto? Suvvia, non è con l'estremismo che si risolvono certe problematiche. Il divieto del fumo nei luoghi pubblici chiusi nasce dalla esigenza di tutelare la salute altrui, dato che il fumo resta nell'aria e viene respirato passivamente da chi si trova in prossimità del fumatore. Ecco la ratio. Invece l'uso del telefonino da parte mia non nuoce, al massimo crea fastidio se sono maleducato e urlo alla cornetta o tengo la suoneria a volume esagerato, a chi mi sta accanto, estranei o conoscenti. Il mio sentirmi eventualmente ignorato da colui che, standomi accanto o davanti, adopera il telefonino non giustifica la proibizione a carico di questi di maneggiarlo.
Si tratta di peccati e vizi, non di reati da punire.
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