"Finti attivisti...". Il Ramadan polemico di Ghali

Sui social lo sfogo del rapper contro gli artisti che non prendono posizione su Gaza: "Tutti piegati dalla paura di essere tagliati fuori da qualcosa". Ma parlare della guerra a suon di slogan non è un obbligo

"Finti attivisti...". Il Ramadan polemico di Ghali
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All'inizio del Ramadan, il sermone lo ha fatto lui. Dal "minareto" delle proprie pagine social, Ghali ha alzato la voce contro chi si macchierebbe di una mancanza a suo avviso imperdonabile: quella di non esporsi in favore di Gaza. Applaudito dalla sinistra come nuovo paladino della musica militante, il rapper protagonista al recente festival di Sanremo ha in particolare bacchettato quei colleghi che rimarrebbero in silenzio sulla Palestina. Così, in un post pubblicato in italiano, in inglese e in arabo, ha lamentato: "Sono deluso da tanti artisti italiani che hanno la penna per dire qualcosa, da quelli francesi, e quelli inglesi, dalla gente della moda che ti guarda dalla testa ai piedi, dai finti attivisti affamati di fama".

Secondo Ghali, questi ultimi sarebbero "tutti piegati dalla paura di essere tagliati fuori da qualcosa". In realtà, proprio al recente festival di Sanremo era emersa una discutibile tendenza - di segno però opposto - a usare le parole "guerra" e "genocidio" con estrema frequenza, peraltro con modalità ben lontane dall'approfondimento della complicata situazione in Medio Oriente. "Mi sono circondato per anni di persone che non mi immaginavo sarebbero rimaste in silenzio di fronte al genocidio in Palestina. Avete più soldi ora? Avete più like o follower? Avete più richieste di collaborazioni? Siete più cool e alla moda? Siete più liberi ora? Non credo, vi vedo fermi come prima ma con le maschere cadute, a penzoloni", ha attaccato ancora Ghali.

Ma, ammesso che esista davvero, l'eventuale tendenza di alcini artisti a non parlare di certi temi sarebbe pure comprensibile. Non tutti, infatti, si sentono in dovere di esprimersi su argomenti talmente articolati da non poter essere affrontati con uno slogan generico lanciato sul palco, magari destinato poi a essere strumentalizzato in chiave politica. Peraltro, il paradosso creato dal ragionamento di Ghali è facilmente riscontrabile: cosa accadrebbe infatti se, per contro, qualche artista alzasse la voce contro Hamas e in difesa di Israele? Probabilmente la sua scelta non verrebbe considerata altrettanto doverosa da chi oggi invita il mondo della musica e della moda a prendere posizione (sì, ma purché in favore di Gaza).

"Siate quello che siete perché è il dono più prezioso che vi è stato dato. Il momento in cui non vi sentire parte della massa è il momento più importante per la vostra evoluzione. Non fidatevi di chi vi dice che non siete abbastanza, che non siete cool, che non potete dire quello che pensate perché rischiate di perderci.

Alla fine, non si perde mai ad essere se stessi", ha concluso Ghali sui social, rivolgendosi in questo caso ai propri fan. Altro che digiuno; il Ramadan del cantante è iniziato con un'abbondante porzione di polemiche.

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