Avrebbe tutto il diritto di urlare la sua indignazione per come è morto il figlio: una fine drammatica, dopo la fuga in scooter all’alt intimato dai carabinieri. I frame dell’angoscia sono impressi nei nostri occhi. E nelle nostre anime. Un lungo inseguimento, la gazzella che tallona il motorino. Lo schianto. Ramy Elgaml, 19 anni, era sul sellino alle spalle del guidatore: viene sbalzato. Muore. C’è un video terribile che riprende la scena. La magistratura apre un' inchiesta e indagare i militari. Qualcuno soffia sul fuoco per basse strumentalizzazioni politiche. Ma da Yehia Elgaml, il papà di Ramy, viene una lezione di civiltà su cui faremmo bene a riflettere tutti. A cominciare dai tanti - troppi - che da giorni lo stanno tirando per giacchetta per fargli dire cose terribili sugli italiani, sui nostri carabinieri, e - «ovviamente» - sul nostro governo. E invece dalla bocca del padre di Ramy, deceduto a Milano all’alba del 24 novembre, escono solo parole di saggezza dinanzi alle quali dovremmo avere l'onestà di inchinarci. Come ha fatto in queste ore il comandante dei carabinieri di Milano, Pierluigi Solazzo: «Dal padre di Ramy grande senso etico e di responsabilità».
Pur nel suo immenso dolore - che avrebbe giustificato qualsiasi sfogo - Yehia Elgaml è riuscito a dire: «Io ho fiducia nella giustizia e nelle leggi italiane. Se qualche carabiniere ha sbagliato è giusto che paghi, ma non si possono condannare tutti i veri carabinieri. E agli amici di Ramy dico: no a violenze o vendette in nome di mio figlio». Chapeau. Quanti genitori sarebbero riusciti a rimanere così equilibrati dopo una vicenda tanto controversa? Le frasi di pace del signor Elgaml sbriciolano pregiudizi e meritano silenzioso rispetto. Un uomo che ha perso il figlio in quel modo, e che dice «Dopo notti di incubo sono tornato a dormire, perché quel video vuol dire che la verità sta arrivando» varrebbe la stretta di mano del presidente Mattarella a nome dell'intera nazione.
Ne è convinto anche il comandante Solazzo che ieri ha espresso «tutto il cordoglio dell'Arma per quanto è successo e per la malaugurata scomparsa di Ramy»; il generale ha quindi sottolineato che il video dell'inseguimento ripreso da una dash cam di un militare a bordo di un'altra gazzella rispetto a quella il cui conducente è indagato è stato messo a disposizione dagli stessi militari, e ciò «dimostra tutta la volontà di agire in trasparenza». Lo dobbiamo a un padre convinto che «la verità stia arrivando». Deluderlo sarebbe imperdonabile.
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