Lunedì 16 ottobre, approda il fenomeno hikikomori nell'aula della Camera, che discuterà una mozione a prima firma di Augusta Montaruli (FdI). Un problema di cui si sa ancora poco nella sua interezza, soprattutto a livello sociale, dalle implicazioni davvero molto preoccupanti. Il termine è stato coniato in Giappone, da cui il fenomeno degli adolescenti e dei giovani adulti che decidono di isolarsi dalla vita sociale per lunghi periodi di tempo rinchiudendosi nella propria stanza, è nato.
Lo studio sul fenomeno
L’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc) ha condotto sull'argomento uno studio il cui scopo è quello di dare una prima stima quantitativa dell’isolamento volontario nella popolazione adolescente. I dati sono allarmanti e come viene spiegato da Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-Ifc: "Il dato sulla popolazione studentesca, dai 15 ai 19 anni si aggira sui 54mila studenti della scuola superiore".
Un'allarme sociale
Lo studio si è reso necessario per portare all'attenzione pubblica anche in Italia un fenomeno che fino a qualche anno fa era considerato molto lontano, ma che sta invece ora preoccupando anche il nostro Paese. Questo perché il totale isolamento di questa fascia d'età comporta molte implicazioni, non in ultima in termini economici, e per essere arginato va compreso nella sua interezza a partire dalle motivazione che spingono questi giovani a rinchiudersi nelle loro camere.
Come è nato il fenomeno
Come accennato si è sviluppato in Giappone alla fine degli anni '90 e venne descritto secondo i primi studi nel Paese, come una particolare condizione psicologica identificata da: "un tipo di ritiro sociale che colpisce principalmente adolescenti e giovani adulti", ma già a distanza di qualche anno, sempre in Giappone, l'età venne allargata con casi che arrivavano fino ad oltre i 30 anni d'età.
Chi sono e come vivono gli Hikikomori
La condizione di vita degli hikikomori è caratterizzata da un rifiuto della vita sociale, scolastica o lavorativa per un periodo di tempo prolungato di almeno 6 mesi, e da una mancanza di relazioni ad eccezione di quelle con i parenti stretti. Questo disagio si esplica in modi diversi e può andare dallo stare in casa tutto il giorno, oppure uscire solo quando si è sicuri di non incontrare conoscenti, o addirittura vagare senza meta facendo credere di essere andati a scuola. Ma la cosa ancora più preoccupante è che le uniche relazioni esterne mantenute sono quelle sviluppate attraverso l'uso di Internet e dei social media.
Save The Children e Hikikomori Italia
"Sebbene il tema la problematica si è diffusa inizialmente in Giappone, la pressione e il disagio che spingono alcuni giovani all'isolamento sociale ha assunto proporzioni drammatiche anche in Italia" spiega Save The Children italia, riferendosi al sito Hikikomori Italia, che stima come i casi nel mondo siano oltre 100 mila, di cui molto più di 50mila solo nel nostro Paese.
Le cause dell'isolamento
Sebene il problema si estremamente delicato e presenta sfumature diverse per ogni singolo individuo, sono però state portate avanti alcune teorie sul perché avviene questo isolamento, spesso attribuito soltanto alla pigrizia o all'abuso di videogiochi o social, considerazioni queste che possono invece produrre interventi sbagliati sui ragazzi provocando l'aggravamento del problema. Gli studi e le osservazioni fatte sui singoli soggetti e le famiglie colpite, spiegano che si tratta di un fenomeno multifattoriale, che nasce da una combinazione di fattori individuali, familiari e sociali.
Sempre secondo Hikikomori Italia, ci sono alcune cause importanti per lo sviluppo di questo problema: bullisimo, sopraffazione, alte aspettative da parte degli adulti. La scuola è il primo luogo che può aiutare ad identificare i primi campanelli di allarme, in quanto è il posto in cui i giovani possono essere maggiormente esposti a forme di bullismo e pressione sociale.
Più in generale la percezione sviluppata di chi poi si isola, è quella di non riuscire a rispondere a tutte le richieste della famiglia e del mondo esterno con l’impossibilità di gestire la pressione sociale e il confronto. Stare in relazione con l’altro diventa troppo difficile, fino a sottrarsi allo stress della lotta e della competizione, chiudendosi in sé stesso e nella in solitudine.
Il sito ha stilato una sorta di "lista" sulle possibile cause che diventano, se riconosciute, campanelli d'allarme a cui le famiglie dovrebbero porre attenzione:
• caratteriali: gli hikikomori sono ragazzi spesso intelligenti, ma anche particolarmente sensibili e inibiti socialmente. Questo temperamento contribuisce alla loro difficoltà nell'instaurare relazioni soddisfacenti e durature, così come nell'affrontare con efficacia le inevitabili difficoltà e delusioni che la vita riserva.
• familiari: l'assenza emotiva del padre e l'eccessivo attaccamento con la madre sono indicate come possibili concause, soprattutto nell'esperienza giapponese. I genitori faticano a relazionarsi con il figlio, il quale spesso rifiuta qualsiasi tipo di aiuto.
• scolastiche: il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d'allarme dell'hikikomori. L'ambiente scolastico viene vissuto in modo particolarmente negativo. Molte volte dietro l'isolamento si nasconde una storia di bullismo.
• sociali: gli hikikomori sviluppano una visione molto negativa della società e soffrono particolarmente le pressioni di realizzazione sociale, dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire.
Lo studio italiano
"Non ci aspettavamo dei dati così eclatanti -spiega la dottoressa Sabrina Molinaro, dirigente di ricerca del Cnr-Ifc – ma la società si è modificata molto rispetto a 20 anni quando si iniziava a parlare di hikikomori , oggi anche nella nostra cultura c'è tutto un mondo di realtà e relazioni virtuali che nelle nuove generazioni sono diffusissime”.
La ricerca è partita dallo studio Espad Italia (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, condotto annualmente sempre dal Cnr-Ifc rispetto al consumo di sostanze psicoattive), e ha coinvolto un campione di 12mila studenti in un'età compresa fra i 15 e i 19 anni. Gli adolescenti sono stati sottoposti a un questionario. Tra questi gli hikikomori sarebbero l'1,7% del totale degli studenti italiani e un 2,6%, che corrisponde a circa 67mila giovani, potrebbe diventarlo o è fortemente a rischio.
La prima causa, come ampiamente dimostrato anche da studi esteri, va ricercata in forme di bullismo e l'incapacità di comunicazione con i coetanei che porta ad una frustrazione e ad un'auto svalutazione. In una società quindi che richiede delle alte performance: "L'incapacità di questi giovani di rapportarsi con i loro coetanei e con gli adulti porta a un'ansia così forte che li spinge al ritiro sociale”.
L'abbandono da parte delle famiglie
Il dato però che risulta più preoccupante di questo studio, è il sentimento di abbandono che i ragazzi percepiscono anche da parte delle loro famiglie. “Questo è un dato che ha lasciato tutti amareggiati: i genitori sembrano non rendersi conto di quanto stare chiusi in casa tra i 15 e i 19 anni non sia normale ma qualcosa che dovrebbe essere considerato come un campanello d'allarme – prosegue la dottoressa Molinaro - in questo forse il Covid ha influito, forse i genitori sono più abituati ad avere ragazzi sempre in camera, anzi paradossalmente per il genitore è tranquillizzante saperli in casa.
Se ci pensiamo poi tanti ragazzi oggi svolgono molte delle loro attività con i pari, come lo sport o gli scout, insieme anche agli adulti, e uno dei pochi luoghi in cui sono liberi nel rapporto con i coetanei è proprio la rete. Questo fattore potrebbe influire”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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